venerdì 8 marzo 2013
Mille palestinesi uccisi in Siria in meno di due anni; 1038, per
l'esattezza. La denuncia proviene da fonte insospettabile di simpatie
sioniste: le bridate Ezzedin Al Qassam,
braccio armato di Hamas, che oltretutto fino a poco tempo fa aveva
quartier generale proprio a Damasco, prima che la repressione di Assad
decimasse centinaia di palestinesi "ospitati" (confinati) in luridi
campi profughi, costringendo il movimento integralista islamico a
prendere le distanze dal regime siriano, abbandonando in fretta e furia
la sede principale, ora vacante.Più di mille palestinesi, inoffensivi, uccisi spietatamente. Il macabro
conteggio equivale ad oltre dieci volte le vittime palestinesi della
recente operazione Pillar of Defense,
considerando anche i terroristi, prevalenti, le vittime del "fuoco
amico", le morti per esplosione accidentale di munizioni a Gaza e
dintorni, e le vittime perite in altri conflitti, contabilizzate come
palestinesi per ingigantire il conteggio e influenzare l'opinione
pubblica.Adesso chissà quanti titoloni sui giornali, quante bandiere della pace,
quante ambasciate assediate, quante flottiglie salpate, quanti
extraparlamentari indignati, quanti centri sociali mobilitati, quanto
commissioni ONU allertate...Scontato sarcasmo a parte, le condizioni dei palestinesi di Gaza si
fanno sempre più dure, vittime dell'intransigenza di Hamas.
L'organizzazione terroristica che comanda nella Striscia dal 2007, ha
imposto ulteriori restrizioni
a chi desidera lasciare temporaneamente lo stato: per beneficiare di
cure mediche nel vicino Israele, per esempio; o anche per andare a
trovare parenti e conoscenti nel West Bank (dopotutto, dovrebbero essere
regioni di uno medesimo e futuro stato, no?). Il ministero degli
interni di Gaza ha emesso un decreto che obbliga i palestinesi che
desiderano viaggiare passando mediante il valico di Erez, a munirsi di
una ulteriore autorizzazione da rilasciarsi discrezionalmente. Secondo
Gerusalemme, soltanto a gennaio oltre 5000 palestinesi sono entrati in
Israele, di cui molti per motivi commerciali. La ONG Palestinian Center for Human Rights, di Gaza, ha espresso seria preoccupazione per le nuove restrizioni di Hamas.La decisione sarebbe stata presa dopo che il governo israeliano ha
chiuso a scopo precauzionale il valico di Kerem Shalom, minacciato dal
nuovo lancio di missili da parte di Hamas. Il valico in questione
peraltro sarebbe stato già aperto
in queste ore, ma la controparte doganale gazana non si è presentata
per prendere in carico i 65 camion provenienti oggi da Israele, e
trasportanti come sempre tonnellate di generi di prima e seconda
necessità; rimasti così al valico a macerare (gli autoarticolati
trasportano frutta, verdura e derrate alimentari deperibili, destinati
alla popolazione palestinese di Gaza).E il mondo resta a guardare. Almeno, fino a ieri. In Norvegia, stato
tradizionalmente orientato verso le "ragioni" palestinesti, anche per il
condizionamento esercitato da una consistente e ben presente minoranza
di immigrati musulmani, ha annunciato oggi che il governo prenderà in
considerazione l'ipotesi di tagliare gli aiuti finanziari versati
all'autorità palestinese, a fronte dell'uso esecrabile che del denaro
viene fatto. La televisione di Oslo ha nettamente condannato l'opera di
demonizzazione e di odio antisemita propagandata dalla TV palestinese,
controllata dall'OLP di Abu Mazen. Una buona notizia, che priverà di
ossigeno chi lavora a sfavore del processo di pace. Una sola domanda,
però: cari signori norvegesi, dove siete stati in tutti questi vent'anni
dalla firma degli Accordi sottoscritti proprio nella vostra bellissima
capitale?http://ilborghesino.blogspot.it/
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