venerdì 8 marzo 2013
Chi sottrae l'acqua ai palestinesi?
La
domanda che frequentemente si pone è: «se i loro fratelli arabi e
musulmani nell'area si sentono così legati al popolo palestinese,
come mai non sono stati investiti milioni in progetti di sviluppo
finalizzati ad alleviare le condizioni di povertà nella Striscia di
Gaza?» Al che qualcuno si lagna: «ma... ma... ma Israele?!"...».
Una argomentazione futile sul piano teorico come nella pratica. Ma
bisogna partire dall'inizio, perché la disinformazione propagandata
dai delegittimatori dello stato ebraico spesso conduce ad errate
convinzioni, che si radicano nella mente di giornalisti, attivisti e
soprattutto politici. Nel frattempo, sarà utile dare un'occhiata a
cosa entra a Gaza da Israele qui
e qui.Come
è possibile che sia stata presentata al parlamento britannico una
mozione che accusa il governo israeliano per una situazione che già
nel 2009 era denunciata dalla Banca Mondiale come insostenibile? con
la precisazione che la Banca Mondiale non biasimava Israele, mentre
un rapporto delle Nazioni Unite affermava testualmente che mentre
l'Operazione Piombo Fuso esasperava i problemi già esistenti, gli
stessi erano «riconducibili a mancanza di investimenti nella tutela
dell'ambiente e al collasso del meccanismo di governo».La
mozione afferma che «le politiche di occupazione israeliana»
(Israele ha sgomberato unilateralmente da Gaza nel 2005, e da allora
soltanto un cittadino israeliano - suo malgrado - vi ha "soggiornato"
fino a pochi mesi fa: il caporale Gilad Shalit, sequestrato in
Israele da Hamas, NdT) sono responsabili per la scarsità di acqua a
Gaza. In realtà, le cause sono molteplici e nessuna di esse è
riconducibile all'"occupazione israeliana": una espressione
che dal ritiro del 2005 non ha alcun senso. Da quando Hamas ha preso
il controllo della Striscia, trasformando l'area in una piattaforma
di lancio per i suoi attacchi terroristici verso Israele, i gazani
hanno conosciuto la sofferenza, con Hamas che continua a provocare la
reazione israeliana sparando missili contro le zone abitate dello
stato ebraico. Alla fine dello scorso anno, Hamas ha bersagliato sia
Tel Aviv che Gerusalemme, manifestando il suo obiettivo di proocare
quante più vittime umane possibile. Ed è riuscita nell'intento.A
Gaza, la dittatura di fatto di Hamas comporta che la responsabilità
per le infrastrutture è la sua. Ma gli aiuti finanziari che riceve
dai donatori internazionali sono impiegati soprattutto per finanziare
le attività terroristiche. Le forniture a Gaza sono giustamente
contenute per prevenire che siano impiegate come parti di
installazioni belliche. Non si tratta di una "politica di
occupazione": è una misura difensiva precauzionale adottata da
uno stato assediato nell'ambito di un conflitto infinito.La Banca
Mondiale conferma: la mancanza di materie prime (e di investimenti,
NdT) è un fattore che assieme ad altri spiega la scarsità di acqua
a Gaza. Le autorità qui hanno scavato illegalmente oltre 250 pozzi
senza il consenso del comitato giunto israelo-palestinese. Di recente
è stato annunciato un finanziamento da 6.4 milioni di dollari allo
scopo di finanziare la costruzione di infrastrutture a Gaza. La
sovvenzione sarà finalmente accresciuta da una organizzazione
islamica, la Islamic Development Bank, fino a 11.1 milioni, allo
scopo di costruire serbatoi e distribuire acqua. Israele, ovviamente,
scalpita da più di un anno per avviare un progetto analogo: ad
inizio 2012 il ministro per l'energia e l'acqua affermava: «la
nostra esperienza è a disposizione di tutti i nostri amici, inclusi
coloro i quali non ci accettano: i palestinesi. Vorremmo tanto che i
nostri progetti fossero presi in considerazione; ma essi rispondono
che se la vedono da soli, e se va bene a loro, va bene anche a
noi».Israele conosce bene la scarsità di risorse dell'area:
sono note le innovazioni sponsorizzate dal governo finalizzate alla
riduzione della dispersione di fonti idriche e al contenimento del
consumo pro-capite. In realtà gli israeliani consumano soltanto una
frazione di acqua in più rispetto ai palestinesi. Il tema dell'acqua
è stato dibattuto nell'ambito degli Accordi di Oslo (II Parte), e
Israele non solo ha adempiuto ai suoi impegni, ma alla fine ha
fornito acqua a Gaza e al West Bank in misura superiore a quanto si
era impegnata a fare.
Ripetiamo un aspetto chiave: Israele ha più che adempiuto a tutti i suoi
obblighi nell'ambito degli Accordi di Oslo, in termini di quantità di
acqua da fornire ai palestinesi. Di converso i palestinesi hanno
contravvenuto a due aspetti degli Accordi, con riferimento ai "pozzi
pirata" e nel consentire che le acque reflue siano confluite nei flussi
senza essere preventivamente trattate.Nel frattempo, mentre i gazani continuano a ricevere sempre più acqua a
favore di una crescente popolazione, i loro fratelli in Egitto
continuano a sperperarne in quantità industriale allagando i tunnel
che collegano l'Egitto alla Striscia di Gaza, come è stato reso noto in
questi giorni. Chiaramente, si tratta di un tentativo di smantellare il
contrabbando illegale, sebbene con metodi più dispendiosi e
potenzialmente mortali rispetto a quanto fatto dal governo israeliano.
Ma tanto, nessuno mai si sognerà di accusare l'Egitto di "creare un
campo di concentramento" a Gaza, o di "opprimere il popolo palestinese".di Raheem Kassam The Commentator,http://ilborghesino.blogspot.it/
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