giovedì 13 maggio 2010


Il talento comico di Sarah, che si è allenata a insultare tutti fin da piccola

Una sola cosa non farà mai, lo ha giurato: battute sulle donne grasse. Per il resto ha ampiamente superato i limiti del dicibile. Ne sanno qualcosa le magre signorine Paris Hilton e Britney Spears, i neri, gli asiatici, gli ebrei, i cattolici. Sarah Silverman ha scherzato pesantemente sull'aborto, sull'11 settembre, sull'Olocausto, su chi ha ucciso Gesù, sul suo collo da cigno ('misura 15 centimetri, a riposo") e sul piccolo pene del fidanzato in carica. Non si perde mai una scorribanda tra le funzioni corporali e quando prega Dio è perché le dia il dono della scorreggia. In uno sketch ha accusato Joe Franklin, storico intervistatore della tv americana, di averla stuprata da piccola (sbeffeggiando già che c'era i gruppi di supporto dediti a scovare brandelli di dolorose memorie infantili). E' riuscita a farsi licenziare dopo un anno dal "Saturday Night Live" perché colpiva troppo spesso sotto la cintura. L'ultimo scontro (a distanza) lo ha avuto con Sarah Palm, che voleva bandire il termine "retarded". Invitata a una conferenza sul tema "idee che cambieranno il mondo", Sarah Silverman ha pronunciato la parola una decina di volte, sempre con intenzione, beccandosi una reprimenda via Twitter da parte dell'organizzatore Chris Anderson, Tweet di risposta, liberamente tradotto: "Sei un foruncolo di mediocrità sul culo di Bill Gates".Per tirar fuori un insulto così bisogna allenarsi fin da piccoli. Sarah Silverman lo ha fatto e lo racconta nella sua autobiografia "The Bedwetter" (esce da HarperCollins). Gli altri bambini imparano le parolacce quando i genitori si pestano il dito con il martello o inciampano nei giocattoli lasciati in giro. Sarah Silverman deve a suo padre un vero e proprio corso in materia, come se fosse una seconda lingua imparata in tenera età senza fatica. Nessuno si scandalizzava, conferma Susan, la sorella di Sarah che oggi fa il rabbino in Israele. Stava al gioco perfino la nonna, assalita dal turpiloquio appena portava in tavola i biscotti caldi di forno. "Storie di coraggio, riscatto e pipì" ribadisce il sottotitolo, nel caso il titolo - "La piscialletto" - non fosse abbastanza chiaro. Con sincerità anche più spietata del necessario, Sarah Silverman racconta tutto sui letti bagnati e i pannolini nascosti dalla madre nel fondo della valigia quand'era in partenza per il campeggio estivo. A 14 anni capì che gli altri ragazzini non avevano lo stesso problema e cadde in depressione. Fu immediatamente mandata dallo psichiatra, che le prescrisse Xanax a volontà: "Prendilo ogni volta che ti senti triste". Al secondo appuntamento, mentre era in sala d'attesa, scoprì dalle urla disperate di un altro medico che il suo psichiatra si era impiccato. "Bisognerebbe trovare un modo più acconcio per comunicare la notizia ai pazienti", è il commento con il senno di poi. Altra constatazione, anche questa da Sarah Silverman adulta e incallita: "Almeno quando hai il cancro la gente si riunisce al tuo capezzale. Dal mio letto tutti fuggivano". Non è il caso di far paragoni con i nostri comici, tanto ficcanaso nelle vite altrui quanto sono gelosi della propria. Ma viene il sospetto che il dinamitardo talento comico di Sarah Silverman - sempre accompagnato da un candore che la rende irresistibile - abbia qualcosa a che fare con le infantili traversie. Lei stessa non le considera soltanto una sciagura: "Sono state un dono. Dopotutto ho scelto un mestiere in cui devi sempre comportarti come se non avessi niente da perdere". Nelle ultime pagine del libro, immagina la propria morte a 93 anni. Ora ne ha 40, e sappiamo con certezza che nessuno riuscirà a zittirla.Il Foglio - 5 maggio 2010

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