giovedì 13 maggio 2010


Elena, una secchiona dal pensiero libero

Una vera figlia dell'Upper West Side ebreo e progressista
La foto, scattata 33 anni fa, ritrae un gruppo di allieve di uno dei più selettivi licei pubblici newyorkesi alla vigilia del diploma. La ragazza al centro indossa una toga nera. Sorriso solare, un martelletto da giudice tra le mani. Pronta a ricorrere all'uno e all'altro.Questa è Elena Kagan, una vera figlia dell'Upper West Side di Manhattan, il quartiere a ovest di Central Park tradizionalmente più intellettuale, più ebraico e più competitivo di New York. Lì e così è cresciuta. Suo padre era un avvocato, sua madre un'insegnante. A lei non bastava seguire le orme di uno dei due genitori. Ha seguito quelle di entrambi ed è stata avvocato e insegnante. Ora si appresta a indossare la toga più pesante d'America, quella di giudice della Corte Suprema.Sin da piccola, come è costume nelle famiglie dell'Upper West Side, Elena è stata educata a pensare con la propria testa e a credere in se stessa. A 13 anni, in occasione del suo bar mìzvah, la cerimonia della religione ebraica in cui le ragazze celebrano il raggiungimento della maturità, non esitò a mettere in discussione il programma studiato dal rabbino, chiedendo e ottenendo dei cambiamenti.Negli armi 70, mentre i suoi coetanei passavano il sabato sera nelle discoteche, lei lo trascorreva nelle sale del Metropolitan Museum. Negli anni 80, con il paese inebriato dall'edonismo reaganiano, lei si laureava alla Princeton University con una tesi intitolata: "Fino al conflitto finale: il socialismo a New York tra 1900 e il 1933".Durante la procedura di ratifica della sua nomina al Senato, quella tesi di laurea probabilmente susciterà l'ansia di non pochi repubblicani (e non solo). Così come la sua decisione di cercare, e ottenere, il praticantato nell'ufficio di Thurgood Marshall, uno dei più progressisti giudici che la Corte Suprema abbia mai avuto. Il suo "eroe legale".Lo stesso vale per il suo impegnò a favore dei diritti dei gay, una causa apertamente sposata da preside della facoltà di Legge di Harvard quando inviò un'email all'intero corpo studentesco in cui disse di «aborrire» la discriminazione contro i gay nelle forze armate. Per un conservatore inflessibile, quasi tutto il curriculum di Elena Kagan odora di bruciato. Persino sul piano personale: dalla sua origine familiare (tra l'altro entrambi i fratelli, Mare e Irving, insegnano oggi in due scuole progressiste di New York), al suo stato civile (è nubile e non ha mal dato segni di valersi sposare).Ma sarebbe un errore affibbiarle un'etichetta ideologica. Kagan è come Obama, una persona il cui cuore ha tradizionalmente battuto a sinistra, ma le cui doti intellettuali permettono di dialogare con tutti senza posizioni aprioristiche. Ad Harvard, ha aperto le porte della Facoltà a «grandi menti legali» sia di destra che di sinistra.Chi la conosce la descrive come una persona molto brava nel costruire consenso. Ma che non la si prenda per un'irresoluta. Marshall Thugwood, che era alto quasi 2 metri, l'aveva battezzata "Shorty" - piccoletta. Ma la sua altezza non l'ha mai indotta a star lontana dalle partite di pallacanestro tra praticanti. Le schiacciate le erano precluse. Ma come guardia, Shorty era un osso duro per chiunque. Adesso potrebbe diventarlo per Antonin Scalia, il più intellettualmente tonico tra i giudici con il cuore che batte a destra.Il Sole 24 ore - 11 maggio 2010

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