sabato 8 gennaio 2011



Port of Ashdod
I lavoratori portuali d’Israele incrociano le braccia

Lunedì 03 Gennaio 2011 http://www.focusmo.it/
Lo sciopero generale è iniziato alle ore 6:00 di stamattina e andrà avanti “a tempo indeterminato”. Nessuna attività di carico o scarico di merci, senza eccezioni, verrà effettuata nei porti di Haifa, Eilat e Ashdod. La Federazione generale del Lavoro israeliana (Histadrut) ha dichiarato lo sciopero duro per cercare di sbloccare le trattative in corso col ministero delle Finanze sull’aumento dei salari per la categoria dei portuali. Il principale, ma non l’unico, nodo da sciogliere riguarda l’adeguamento salariale per quei lavoratori definiti la “generazione B”, assunti dopo la riforma dei porti firmata nel febbraio 2005. Il sindacato chiede per loro un aumento del 5 per cento; il responsabile dell’economia, però, non ne vuol sapere. Come, del resto, non vuol saperne di accordare ai lavoratori impiegati prima del 2005 un aumento che superi il tetto massimo del 6.25 per cento: una cifra ben al di sotto del 15 per cento reclamato invece dai sindacalisti. “Il ministero è arroccato sulle sue posizioni – ha dichiarato Avi Edri, presidente dell’Unione dei lavoratori dei trasporti, associazione che fa parte della Histadrut –, e allora noi ci siamo imbarcati in questa campagna che non scende a compromessi, il cui risultato sarà uno stipendio decente per i lavoratori del porto”. In Israele lo sciopero si temeva da tempo: era già stato annunciato, e poi rinviato. Per cercare di evitare il peggio, era sceso in campo anche il capo della Confindustria locale, Shraga Brosh, che il 19 dicembre scorso ha incontrato il responsabile delle trattative salariali per il ministero, Ilan Levin. Ma la riunione – nei cui riguardi, da più parti, c’erano aspettative molto alte – non ha portato ai risultati sperati. E ora nei tre porti dello Stato ebraico è in corso il braccio di ferro tra sindacato e ministero. Nessuno in Israele azzarda previsioni su chi uscirà vincitore; quello che è certo è solo che, se questa situazione di scontro dovesse prolungarsi, i danni per l’economia nazionale, in particolare per l’import-export, sarebbero enormi.

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