venerdì 22 ottobre 2010


tomba di Rabin
Mentre in Italia si dibatte la non semplice questione di quali siano i modi migliori per tutelare la Memoria di quanto vi è di più intimo e sacro di fronte all'aggressione dei nostalgici e dei ciarlatani, anche in Israele è necessaria una periodica riflessione sul significato del ricordo e sul suo ruolo nella vita civile. L'uccisione del Primo Ministro Itzhak Rabin, di cui ieri si commemorava il quindicesimo anniversario, è ancora oggi materia di polemici scambi nei quali si sentono anche le voci - a dire il vero minoritarie - di chi vorrebbe dimenticare, scaricare, minimizzare, o addirittura giustificare. Non è purtroppo sempre chiaro, soprattutto fra i più giovani, se sia stato ben compreso e assimilato il messaggio profondo che l'attentato alle istituzioni democraticamente stabilite è un attentato all'esistenza stessa della convivenza civile. Chi a suo tempo colpì Rabin, colpì di fatto e mise a rischio l'intero stato israeliano e come tale non merita sconti, agevolazioni o compassione. Ma l'idea che esista un interesse ulteriore, superiore a quello espresso attraverso gli strumenti e i controlli del metodo democratico, permane allo stato latente e costituisce una minaccia che richiede un capillare lavoro educativo e un costante stato d'allerta. SergioDella Pergola Università Ebraica di Gerusalemme, http://moked.it/

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