giovedì 21 ottobre 2010


Parata di missili dell'esercito iraniano

La misteriosa distruzione della base missilistica iraniana

Anche se né Washington né Gerusalemme hanno finora scatenato raid aerei contro i siti nucleari iraniani non si può certo dire che tra Teheran e i suoi nemici regni la pace. In settembre il virus informatico Stuxnet, forse “costruito” in Israele, pare abbia bruciato la memoria dei sistemi informatici della centrale nucleare di Busher e di molti laboratori di ricerche atomiche.Il mese precedente una triplice esplosione, attribuita da Teheran a una fuga di gas, aveva distrutto la villa di Reza Baruni l’ingegnere aeronautico che ha progettato i velivoli teleguidati iraniani. Nonostante fosse protetto dai pasdaran e la villa di Ahwaz fosse presidiata giorno e notte, Baruni è morto nell’esplosione attribuita ad agenti o incursori delle forze speciali, forse gli stessi sabotatori esperti che il 12 ottobre hanno distrutto le rampe di lancio dei missili balistici Shahab 3 nella base missilistica sotterranea di Imam Alì vicino a Khorramabad, nella provincia iraniana occidentale del Lorestan. Anche in questo caso, tre esplosioni in rapida successione (quasi una firma) che Teheran ha attribuito a un incidente che ha provocato la deflagrazione di un deposito di munizioni ammettendo la morte di 18 pasdaran e il ferimento di altri 14.I fedelissimi Guardiani della Rivoluzione, punto di forza del regime di Mahmoud Ahmadinejad, gestiscono le armi di distruzione di massa e utilizzano la base Imam Alì, sui monti Zagros, per la deterrenza strategica. I missili Shahab-3, l’arma più importante dell’arsenale iraniano in grado di colpire con testate convenzionali, chimiche e atomiche, obiettivi situati fino a circa 1.500 chilometri. Dalla base super protetta e difesa dai missili antiaerei russi Tor M-1, sono a tiro Baghdad (400 chilometri), tutte le basi anglo-americane in Iraq e nel Golfo e Tel Aviv (a 1250 chilometri): una caratteristica che rende (anzi rendeva) la base Imam Alì idonea a scatenare la rappresaglia in caso di incursioni aeree statunitensi o israeliane sui siti atomici iraniani.Secondo il sito internet israeliano di intelligence Debka, vicino ai servizi segreti di Gerusalemme, le esplosioni sono avvenute nei tunnel che collegano le rampe di lancio sotterranee, distruggendole e rendendo così la base non operativa per molto tempo.Come sempre nelle “guerre segrete” è difficile attribuire con certezza delle responsabilità ma vale la pena ricordare che la base Imam Alì è esplosa alla vigilia della visita di Ahmadinejad in Libano, considerata una provocazione a Gerusalemme. Una “coincidenza” non irrilevante.Inoltre gli Stati Uniti hanno varato nell’aprile scorso un inasprimento delle operazioni segrete della Cia e delle forze speciali in alcuni Paesi, Iran incluso. Da non sottovalutare, infine, il ruolo dei servizi segreti sauditi e degli emirati del Golfo che temono l’aggressivo espansionismo iraniano forse più di Israele e sostengono i gruppi di opposizione armata arabi attivi nelle province occidentali iraniane.gianandrea gaiani 19 Ottobre 2010, http://blog.panorama.it/

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Per fortuna che c'è una GIUSTIZIA al mondo
Shalom

Chicca Scarabello ha detto...

Condivido in pieno!!!!! Chicca