sabato 23 ottobre 2010


1948: Nave Altalena affondata dall'asercito israeliano*

Il mondo internet palestinese è dominato da intransigenza ed estremismo

Uno studio dei social network palestinesi commissionato dalla Foundation for Defense of Democracies mette in luce quelli che vengono definiti i “gravi rischi per la sicurezza d’Israele” che potrebbero sorgere qualora gli Stati Uniti esercitassero eccessive pressioni per un accordo di pace basato prevalentemente su rilevanti concessioni israeliane. L’innovativo rapporto trae la conclusione che i governi occidentali sbagliano nel trascurare il trend che vede proliferare sul web le posizioni più estremiste contro la pace con Israele.I risultati su cui si basa il rapporto sono il frutto di un sistematico lavoro di monitoraggio e di analisi dei testi, relativi a questo argomento, “postati” da palestinesi per lo più di Cisgiordania e striscia di Gaza su vari siti come Facebook, Twitter, Youtube e altri blog e social network. Tali risultati mostrano uno spaccato delle opinioni espresse dagli utenti palestinesi che a loro volta, secondo lo studio, riflettono le opinioni predominanti nella società palestinese, o quanto meno nella sua élite più informatizzata e ascoltata.La ricerca, intitolata “Il polso palestinese” ,è stata condotta da Jonathan Schanzer e Mark Dubowitz, entrambi ricercatori della Foundation for Defense of Democracies, un ente con sede a Washington istituito con lo obiettivo di fornire ai responsabili delle decisioni politiche innovativi strumenti di analisi dei social network. Lo studio si è avvalso di un metodo inedito: anziché mettere in rete rilevamenti e sondaggi, Schanzer e Dubowitz hanno utilizzato un software ideato dalla ConStrat, una società che distribuisce tecnologia miliare per conto del Comando Centrale americano. Nell’arco di due mesi, spiegano gli autori, “la ConStrat ha monitorato approssimativamente 10.000 accessi palestinesi su social network, e ne ha analizzato circa il 20% secondo criteri di pertinenza. Alla fine, il software ha esaminato in dettaglio 1.788 affermazioni contenute in 1.114 post singoli su 996 thread scritti da 688 autori”.Secondo il rapporto, questa campionatura offre un quadro relativamente chiaro delle tendenze chiave della società palestinese. “La Foundation for Defense of Democracies – spiegano Schanzer e Dubowitz in un articolo su “The National Interest” – ha intrapreso questo studio sulla base dell’assunto che i social network on-line forniscono importanti elementi di analisi politica, specie nel caso del mondo internet palestinese giacché il web assicura anonimato e libertà di espressione. Mentre i sondaggi d’opinione sono spesso progettati per ottenere specifiche risposte, il mondo dei social network è in gran parte libero da manipolazioni e condizionamenti esterni. La maggior parte dei palestinesi scrive sotto pseudonimo, il che permette loro di affrontare questioni controverse senza il timore di ritorsioni”. La principale conclusione che emerge dalle 102 pagine del rapporto è che “sebbene il panorama web palestinese non sia privo di utilizzatori che hanno opinioni da moderate a liberali, esso rimane prevalentemente dominato dall’estremismo”.Alcune delle conclusioni dello studio non sono del tutto sorprendenti, a partire dal fatto che Hamas mostra scarsissimo interesse per una pace con Israele(“su questo argomento, i sostenitori di Hamas non mostrano apparentemente nessuna distanza da posizioni come quelle di al-Qaeda o dei salafiti”); che Fatah è lacerato da diatribe interne (“i sostenitori di Fatah si dividono grossomodo a metà fra coloro che sostengono un approccio non-violento e coloro che propugnano lotta armata e terrorismo”); e che il conflitto fra Hamas e Fatah non sembra affatto avviato a soluzione. I risultati non promettono nulla di buono anche per quanto riguarda gli effetti della espansione iraniana sulla società palestinese. “Vi sono ben poche evidenze – scrivono i ricercatori – che i palestinesi siano disposti pronti a fronteggiare la crescente ingerenza iraniana nella striscia di Gaza, dove è già predominante, né in Cisgiordania, dove tale influenza è meno evidente”. “Le fazioni palestinesi favorevoli alle riforme – scrivo inoltre Schanzer e Dubowitz – sono deboli e hanno scarsissima influenza on-line, una spia d’allarme circa gli esiti della costruzione di istituzioni o della loro liberalizzazione”.All’analisi del materiale raccolto, gli autori aggiungono alcune loro raccomandazioni. Innanzitutto, scrivono, “gli Stati Uniti non possono permettersi di minimizzare il potenziale impatto della aumento dell’estremismo e dell’intransigenza palestinesi. Se l’ambiente on-line è un indicatore anche solo relativamente preciso dei sentimenti della società palestinese, l’amministrazione Obama dovrebbe prendere in considerazione i gravi rischi che deriverebbero alla sicurezza d’Israele da pressioni troppo aggressive e precipitose per un accordo di pace complessivo”. Inoltre, il governo americano dovrebbe tenere d’occhio la presenza palestinese in internet giacché questa può fornire risultati più accurati di quanto non facciano sondaggi d’opinione spesso discutibili e contestati.(Da: Jerusalem Post, YnetNews, 20.10.10)http://www.israele.net/ *l'Irgun durante un breve periodo di tregua concordato dal governo provvisorio israeliano con gli eserciti arabi, tenta di far sbarcare dalla nave Altalena un carico di armi ma l'esercito regolare israeliano, su ordine di David Ben-Gurion, reagisce affondando la nave.

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