mercoledì 25 gennaio 2012

Shoah, nasce una rete universitariaper conoscere e non dimenticare

Il network ideato a Paolo Coen, ricercatore in Calabria, è stato presentato alla Camera da Fini e Profumo. Hanno già aderito 40 professori di 20 atenei. Tutti impegnati a mantenere viva la memoria e sollecitare i colleghi all'attenzione verso l'orrore dell'Olocausto

di MARCO PASQUA http://www.repubblica.it/
Una Rete nazionale, unica nel suo genere, nata per unire, sostenere e incoraggiare quei docenti universitari che puntino ad approfondire lo studio della Shoah e della sua didattica, coinvolgendo gli studenti, ma anche i loro colleghi. Pronti a sfidare quei rigurgiti negazionisti e antisemiti che, da tempo, si vanno affacciando, a livello cattedratico, nei nostri atenei. Presentata ufficialmente dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, e dal ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, alla presenza dell'ex ambasciatore israeliano a Roma Gideon Meir e di Luciano Violante, può già vantare 40 professori appartenenti a venti diverse università. Pubbliche e private, da Torino a Catania, passando per Roma. Ne sono entrati a far parte docenti animati dall'intento di difendere la memoria della Shoah e di "contagiare" altri colleghi con l'attenzione verso uno dei periodi più bui della storia dell'Uomo. La Rete ha iniziato a muovere i primi passi, quasi in sordina, nell'aprile dello scorso anno, dall'università di Teramo. Luogo che non è stato scelto a caso da Paolo Coen, ricercatore in storia dell'arte moderna dell'università della Calabria e ideatore di questo network: è proprio in questo ateneo che, nel 2010, si è tenuta una contestata lezione sul negazionismo, ad opera del professor Claudio Moffa 1 (lo stesso che, nel 2007, aveva invitato nell'ateneo Robert Faurisson, uno dei più celebri negazionisti a livello mondiale). "L'ateneo di Teramo è l'unico ad avere una fama negazionista. Qua ho trovato quasi una psicosi nei confronti della Shoah, c'era quasi paura a parlarne", ha ammesso Coen. Ma anche qui la Rete ha già ottenuto un suo primo risultato: "Quest'anno sarà celebrata la giornata della Memoria con un evento dedicato alla letteratura israeliana, grazie anche al supporto dell'ambasciata di Israele", spiega Coen, che riferisce di ricevere continue richieste di adesioni. Anche dalle università straniere (gli ultimi sono stati alcuni docenti svizzeri).A introdurre la Rete è stato Gianfranco Fini, che ha voluto elogiare questo "importante progetto educativo": "Il ricordo dell'abominio perpetrato dal nazismo contro il popolo ebraico e contro tutti coloro - pensiamo ai Rom, agli oppositori politici, agli omosessuali - che furono colpiti dai programmi criminali di Hitler rappresenta un grande presidio morale per difendere la qualità della vita democratica e civile", ha detto Fini. E ancora: "Il valore della memoria offre un contributo decisivo al contrasto di ogni nuova o vecchia forma di antisemitismo e di razzismo; e impedisce che qualsiasi ideologia o potere possano abbattersi sugli inermi, sugli innocenti, su interi popoli contro i quali decretare le discriminazioni più odiose per motivi di razza, di religione, di genere, di condizione sociale". Ricordando che "il dovere della memoria è di tutti", Fini ha sottolineato il ruolo chiave svolto dalle nuove generazioni, che devono essere protagoniste "attive e consapevoli" della memoria, per "realizzare una società sempre più libera, sempre più giusta e sempre più attenta alla valorizzazione delle differenze culturali che la compongono e la arricchiscono", "un'Italia aperta e inclusiva, capace di valorizzare la pluralità culturale dei suoi nuovi cittadini". Citando lo scrittore e Nobel per la pace Elie Wiesel, il presidente della Camera ha ribadito che "non dobbiamo consentire che il nostro passato diventi il futuro dei nostri figli" e che, per questo, non si può rimanere impassibili di fronte "ad aberranti e preoccupanti fenomeni come il negazionismo della Shoah o le nuove forme di antisemitismo, razzismo, xenofobia". Il ministro dell'Istruzione Profumo, da parte sua, ha ricordato le iniziative del MIUR in difesa della memoria: "La Shoah, quell'operazione di annientamento di un'intera civiltà, ha rappresentato uno spartiacque, un evento senza precedenti nell'intera storia dell'umanità. E' fondamentale l'impegno contro la cultura del razzismo e dell'antisemitismo, soprattutto attraverso l'educazione e la formazione. Posso affermare con orgoglio che l'Italia è tra i Paesi più attivamente impegnati sia per la qualità che per la mole del lavoro svolto con i viaggi della memoria, la formazione dei docenti e il coinvolgimento degli studenti in percorsi formativi non limitati esclusivamente alle celebrazioni del Giorno della memoria. Ma dobbiamo fare ancora di più". Per Profumo, l'impegno "contro la cultura del'intolleranza, del razzismo e dell'antisemitismo in ogni sua forma, dall'attività di prevenzione nelle scuole e nella società attraverso la formazione e l'educazione alla cittadinanza" deve essere "costante". Il ministro ha poi spiegato che i viaggi nei luoghi della memoria saranno estesi anche alle università, grazie ad un protocollo di intesa che verrà siglato con l'unione delle comunità ebraiche italiane, al Quirinale, proprio il 27 gennaio. Inoltre, in occasione del venticinquesimo anniversario della scomparsa di Primo Levi, il MIUR lancerà una serie di iniziative che interesseranno sia le scuole superiori che gli atenei. Luciano Violante, tra gli animatori della nuova rete universitaria (era presidente della Camera quando venne istituita la giornata della Memoria), ha voluto mettere in guardia da alcuni errori pedagogici in cui incorrono quanti affrontano il tema dello sterminio del popolo ebraico. "Bisogna evitare la pedagogia dell'anniversario, che ci porta a parlare della Shoah una settimana all'anno e basta - ha detto l'esponente del Pd - ma non bisogna neanche cadere nella cosiddetta pedagogia della compassione, quella per cui si dice 'poveretti' e si va avanti. Allo stesso modo va evitata la pedagogia dell'orrore, che sacralizza quei processi storici che hanno portato all'orrore della Shoah". Violante ha quindi sottolineato la pericolosità e l'appeal delle tesi propugnate dai negazionisti, in particolar modo sui giovani: "Agli occhi di un 18enne, se lo sterminio viene percepito come una verità ufficiale, negare potrebbe rappresentare un segno di rottura, rispetto a ciò che genera consenso. Ciò che appare meno ufficiale rischia di risultare più appetibile. Il pericolo è questo: basti pensare che esistono 3000 siti internet che diffondono le tesi negazioniste". Per questo serve una "pedagogia della verità": "Il negazionismo va contrastato sul piano storico, civile, culturale e non ideologico. Bisogna rispondere ai negazionisti punto per punto; è sbagliato snobbarli, anche se quelle che dicono sono cose campate in aria. La gente non lo sa e noi dobbiamo fare riferimento alle cose che sanno quelli che non sanno". Il bisogno di una Rete, che unisca le energie positive dei docenti che vogliono approfondire lo studio e l'insegnamento della Shoah, è testimoniato, secondo Coen, dal fatto che "appena il 10% delle università italiane celebrino la giornata della Memoria, con eventi spesso disattesi da docenti e studenti". "Noi non vogliamo dar vita ad un club o una lobby - ha detto il ricercatore - ma partire dal singolo docente, iniziando proprio da chi già lavora sulla Shoah e cercando di coinvolgere quanti se ne sono occupati marginalmente". Fare rete anche con le scuole superiori e il mondo dell'associazionismo: Coen cita il mondo cattolico ma anche le associazioni di omosessuali, con le quali ha già lavorato in Calabria. "La nostra Rete non è retorica, perché è volta al fare. Non è coercitiva, perché propone modelli, e non li impone. Non è esclusiva", la sintesi di Coen, che intanto ha lanciato un blog 2, attraverso il quale è possibile aderire a questo progetto. (24 gennaio 2012)

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