sabato 11 settembre 2010


Amos Oz, storie di amorosa memoria a Festivaletteratura

E’ una delle voci più autorevoli della narrativa contemporanea, che da anni grida agli uomini di tutto il mondo la necessità di una pace duratura in Terrasanta. Amos Oz è più di uno scrittore: è una vera e propria icona letteraria. L’edizione 2010 di Festivaletteratura gli dedica una retrospettiva in 3 appuntamenti, ciascuno dedicato a una tematica particolare: l’approfondimento storico, il mondo dell’amore e dei sentimenti, il senso di comunità. Tre temi che formano un unico leit motiv presente in tutte le opere di Oz. La storia d‘Israele, l’amore, la vita all’interno dei villaggi e dei kibbutz diventano metafore di una storia umana universale in cui non è difficile rispecchiarsi.Dopo aver letto opere come Non dire notte, suona difficile credere alle stesse parole dell’autore quando afferma: “Io non sono né un ideologo né un sociologo. Sono solo un raccontastorie. Racconto partendo dai dettagli, dalle piccole cose della vita, perché la vita è fatta di piccole cose. Anche innamorarsi, un grande evento nella vita di ciascuno di noi, è un processo fatto di attimi, di momenti”. L’Amore con la “A” maiuscola è un tema caro allo scrittore, che l’ha dipinto di colori ineguagliabili in capolavori come Una storia d’amore e di tenebra e Micheal Mio.Incalzato dalla giornalista Marilia Piccone, Oz parla dell’amore nelle sue accezioni più universali, che partono dall’individui per abbracciare popoli interi. Amos Oz è sempre stato promotore del dialogo con i palestinesi ed è uno dei maggiori sostenitori della teoria dei due Stati. “Ne sono orgoglioso-ha commentato- ho sempre sostenuto questa teoria, anche ai tempi in cui a crederci eravamo così pochi che potevamo stare tutti in una cabina telefonica”. “Alla fine esisteranno due Stati-ha dichiarato Oz- e Gerusalemme sarà capitale di entrambi. L’opinione pubblica è già pronta, ora tocca ai governi, assai poco coraggiosi. E’ come vedere un paziente pronto a subire un’operazione e accorgersi che i dottori non hanno il coraggio di operarlo”.Lo scrittore ha anche vinto la prima edizione del Premio Salone Internazionale del Libro di Torino, che gli verrà consegnato in una cerimonia ufficiale il 7 novembre ad Alba (CN). Di recente è uscito il suo ultimo romanzo, Una pantera in cantina (Feltrinelli).Vicino agli ambienti della sinistra israeliana, Oz non è affatto contrariato all’idea che il processo di pace venga concluso da un governo di destra, purché venga portato a termine. “I fanatici di entrambe le parti fanno più clamore dei moderati ma io credo nel compromesso-ha aggiunto- Il compromesso è vita. Dove non c’è compromesso non c’è idealismo o integrità ma fanatismo e morte”.http://libriblog.com/

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