venerdì 10 settembre 2010


Israele, diventa un film la storia del bambino che ha commosso il paese

«Mohammed Abu Mustafa sta morendo. Ha bisogno di un urgente di un trapianto di midollo e di una operazione costosa. Servono 50mila dollari. Subito». La voce del dottor Raz Somech è concitata. Arriva dritta nello studio tv di Canale 10. Dall’altra parte della cornetta c’è il giornalista Shlomi Eldar. Un tempo inviato a Gaza. Ora Gaza per lui è off limits.Il dottor Somech chiama dall’ospedale Tel Hashomer di Tel Aviv. Vicino c’è un bambino di Gaza, Mohammed, ricoverato al dipartimento di emato-oncologia con una grave deficienza immunologica. Rischia di morire. Shlomi Eldar non perde tempo. Confeziona il servizio per il telegiornale della sera e aspetta. Giusto il tempo di ricevere un’altra telefonata. Quella di un signore, ebreo e padre di un militare israeliano ucciso in guerra: «i soldi, i 50mila dollari per l’operazione, ve li do io».È così che nasce “A precious life”, il film-documentario diretto dello stesso giornalista sulla lotta condotta da un ospedale israeliano per salvare la vita di un bambino di Gaza poco prima dello scoppio dell’operazione Piombo Fuso proprio sulla Striscia. Un blitz militare che inizia quando il piccolo Mohammed guarisce e può tornare nella sua casa di Khan Younis. Lì, oltre all’affetto dei parenti, lo aspettano pure le bombe. Fino alla svolta grottesca: Raz Shomec, il dottore che ha curato il bambino, viene richiamato come riservista dall’esercito israeliano per l’operazione Piombo Fuso. Alla fine si salveranno tutti.«C’era un tempo in cui gl’israeliani andavano a Gaza e i palestinesi lavoravano qui», ha ricordato il regista-giornalista Shlomi Eldar. «La gente si conosceva, gli uni apprezzavano le qualità degli altri. C’era persino un senso di solidarietà.

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