sabato 11 maggio 2013
Dall’ultimo rapporto
dell’organizzazione B'Tselem sull'operazione anti-Hamas a Gaza
“Colonna di nube difensiva”, pubblicato mercoledì, si può
constatare il grosso cambiamento intervenuto nel dibattito giuridico
intorno alle operazioni delle Forze di Difesa israeliane nei
conflitti armati. Il risultato sorprendente è che le posizioni di
B'Tselem e delle Forze di Difesa israeliane sono in effetti più
vicine che mai, benché probabilmente nessuna delle due parti sia
disposta ad ammetterlo pubblicamente.È evidente che per la prima
volta il rapporto di B'Tselem ha tenuto conto sia delle critiche
mosse in passato ai suoi rapporti e a quelli di altri gruppi per i
diritti umani, sia dell’evolvere della posizione delle Forze di
Difesa.Cosa c'è di nuovo nel rapporto?A differenza di Human
Rights Watch, B'Tselem prima di produrre il proprio rapporto ha
aspettato che, il mese scorso, le Forze di Difesa israeliane
pubblicassero il loro, e ha incluso nel proprio rapporto i risultati
di quello delle Forze di Difesa (una pratica che dovrebbe essere
ovvia per chi voglia stendere una relazione obiettiva, e che invece
costituisce una grande novità).Sebbene il rapporto di B'Tselem
sia ancora prevalentemente centrato su Israele, viene dedicato molto
più spazio che in passato all'analisi delle violazioni del diritto
internazionale e dei crimini di guerra commessi da Hamas. Anche la
terminologia riferita a Hamas e alle Forze di Difesa israeliane
riflette chiaramente la consapevolezza che le violazioni commesse da
Hamas sono fuori discussione, dal momento che razzi e attacchi di
Hamas sono intenzionalmente diretti contro civili non combattenti,
mentre la maggior parte delle affermazioni sulle azioni delle Forze
di Difesa israeliane sono attentamente calibrate come mai prima
d’ora. Anziché accusare senza mezzi termini i militari di
violazioni e crimini di guerra, il testo parla di (nove) azioni delle
forze israeliane che “danno adito al sospetto” di possibili
violazioni del diritto internazionale.L’analisi in apertura del
rapporto afferma esplicitamente che, a differenza di Hamas, nel caso
delle azioni dei soldati israeliani non è così semplice” arrivare
a conclusioni nette.A proposito dei raid aerei contro specifici
membri di Hamas e Jihad Islamica, colpiti mentre in quel momento non
erano attivi “sul campo di battaglia”, anziché utilizzare parole
emotivamente cariche (“assassinio”) o di parte (“militanti”),
il rapporto usa termini più tecnici e neutrali come “uccisioni
mirate” e "persone che hanno preso parte direttamente alle
ostilità”.Il rapporto inoltre rende conto meticolosamente
delle azioni annunciate e intraprese dalle Forze di Difesa israeliane
per evitare vittime fra i civili (col resoconto, ad esempio, delle
chiamate telefoniche fatte dal personale di sicurezza per avvertire i
civili di abbandonare gli edifici presi di mira per motivi militari –
una pratica praticamente unica al mondo). B'Tselem riconosce che “i
danni causati ai civili nel corso della campagna sono stati molto
meno ampi di quelli dell’operazione Piombo Fuso” e che l'esercito
israeliano “ha adottato una politica più rigorosa e precisa
sull'apertura del fuoco”. Riconosce inoltre le difficoltà
incontrate dalle Forze di Difesa israeliane nel combattere nemici che
si mescolano sistematicamente alla popolazione civile.Nel
conteggio delle 174 vittime palestinesi il rapporto precisa che sono
compresi anche 7 palestinesi uccisi da altri palestinesi con l’accusa
d’aver collaborato con Israele, una donna palestinese sicuramente
uccisa da un razzo palestinese fuori bersaglio e altri cinque
palestinesi probabilmente morti nello stesso modo.In parte il
resoconto mostra che le Forze di Difesa israeliane – grazie a un
processo di “apprendimento dagli errori” mosso sia da loro
proprie motivazioni che dalle critiche esterne di gruppi come
B'Tselem – hanno significativamente messo a punto le loro procedure
nell'operazione “Colonna di nube difensiva” del novembre 2012
rispetto all'operazione “Piombo fuso” del gennaio
2009.Un’ulteriore indicazione dell’evolvere della posizione
delle Forze di Difesa israeliane è rappresentata dal fatto che il
loro rapporto iniziale su “Colonna di nube difensiva” è uscito
solo cinque mesi dopo la fine dell’operazione, molto più
velocemente dei rapporti pubblicati sulle operazioni del passato. La
rapidità con cui il rapporto è stato annunciato e pubblicato può
essere una delle ragioni per cui B'Tselem ha aspettato a diffondere
il suo, e vi ha incluso informazioni tratte da quello delle forze
armate.Alla fine, ciò che resta di diverso fra le due parti è
più che altro una questione di gradazioni. Le posizioni di B'Tselem
e delle Forze di Difesa israeliane non sono più del tipo,
rispettivamente, “tutto quello che avete fatto è un crimine di
guerra” e “tutto ciò che facciamo è perfetto”. Le forze
israeliane hanno già ammesso che alcuni attacchi annoveravano errori
di intelligence nell'identificare i bersagli o il numero di civili
nelle vicinanze. Dal canto suo, l’accusa di B'Tselem è che gli
avvertimenti delle forze israeliane non sono sempre stati abbastanza
efficaci, che la loro definizione di legittimo obiettivo militare è
talvolta troppo ampia e che il loro rapporto è troppo vago su alcuni
dettagli (cosa quest’ultima che i militari spiegano proprio con la
rapidità con cui hanno pubblicato un rapporto esplicitamente
definito “iniziale”).Che i preavvisi siano abbastanza
efficaci o meno e quale sia la definizione corretta di ciò che si
può considerare un legittimo obiettivo militare costituiscono
sostanziose materie di legittimo dibattito tra esercito e gruppi per
i diritti umani, con il ricorso a una terminologia giuridica e neutra
priva di zavorre pregiudiziali. E dal momento che il compito
principale delle Forze di Difesa è vincere in guerra e quello di
B'Tselem è proteggere i civili, non bisogna stupirsi se i punti di
vista delle due parti non arriveranno mai a coincidere del tutto. Il
che rientra nella sana dialettica che deve esistere in una società
aperta e democratica.http://www.israele.net (Da: Jerusalem Post, israele.net, 9.5.13)Nella foto in alto: Uno dei volantini che le Forze di Difesa israeliana
gettavano sulla striscia di Gaza per avvertire i civili palestinesi di
un'imminente operazione militare
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