sabato 30 marzo 2013
Ogni anno qualche giorno prima
di Pesach nella mia famiglia arriva il pomeriggio dei biscotti. Lavandini
rigorosamente chiusi (e divieto assoluto di toccarli), tavoli accuratamente
ripuliti e asciugati, neanche una goccia d’acqua in giro. Si ripassano le dosi
della ricetta di famiglia trasmessa di generazione in generazione. Pronti, via:
impastare, riempire una teglia di mucchietti di forma più o meno tonda (i miei
sono i più tristemente irregolari), infornare, sfornare, pronta subito un’altra
teglia; ogni biscotto nasce in pochissimi minuti; una fretta che fa parte del
gioco e delle tradizioni famigliari ma in effetti non sarebbe necessaria visto
che i biscotti sono fatti solo con l’olio e non hanno mai visto una goccia
d’acqua, di vino o di succo nemmeno da lontano; chissà se la fretta è uno
scrupolo oppure deriva da un tempo in cui il vino e il succo si mettevano
davvero. Ormai da qualche anno, però, anche la mancanza di acqua è diventata
uno scrupolo superfluo perché i biscotti non sono più fatti con la farina (non
più disponibile) ma con la matzà pesta. La ricetta famigliare ha subito qualche
aggiustamento nelle dosi e dopo qualche esperimento sono nati dei biscotti dal
gusto non troppo diverso da quelli fatti con la vera farina. Che ne sarà però
delle nostre tradizioni di attenzione? Continueremo a osservarle in ricordo dei
tempi in cui si usava la farina? Oppure con il passare degli anni smetteremo a
poco a poco di osservarle ma continueremo a ricordare di quando le osservavamo?
Finirà come con la salatura casalinga della carne, che fino a non troppi anni
fa era un’abitudine regolare e oggi appare come un’usanza antica? Quante regole
che noi abbiamo imparato con la pratica in famiglia saranno conosciute dai
bambini ebrei del futuro solo attraverso i libri? Le autorità rabbiniche che
prendono decisioni a tremila chilometri di distanza sono consapevoli del fatto
che a volte per avvicinare le persone alla cultura ebraica le inducono a
cancellare o dimenticare tradizioni ebraiche tramandate per secoli? Anna Segre, insegnante,http://moked.it/
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