martedì 10 febbraio 2009

San Salvatore ai Monti

Casa dei Catecumeni

Qualche giorno fa sono stata invitata, come storica e come ebrea, a spiegare cosa sia il negazionismo in una parrocchia romana, davanti ai fedeli. Mi era strano parlare in una chiesa, ma questa era anche una chiesa speciale: la chiesa di San Salvatore ai Monti, la chiesetta annessa alla Casa dei Catecumeni, il luogo deputato alla conversione degli infedeli tra il Cinque e l'Ottocento. Mentre parlavo vedevo le grate da cui gli ebrei rinchiusi alla Casa dei Catecumeni dovevano seguire la messa. In quel luogo, l'enorme cambiamento avvenuto nella Chiesa dal Concilio in poi diveniva tangibile, e non solo gli indegni pastori come Williamson ma in genere i tradizionalisti, con il loro ribadire l'"insegnamento del disprezzo", apparivano anacronistici. E ascoltando il parroco, don Federico, spiegare perché, in nome di quale riparazione, aveva voluto che la mia lezione si tenesse proprio lì, pensavo a tutto il lavoro che è stato fatto nel mondo cattolico dopo il Concilio per cambiare la mentalità, il pensiero dei cattolici nei confronti non solo degli ebrei, ma di tutti quelli che cattolici non sono e non vogliono diventare. Un lavoro lunghissimo, difficile, capillare, che di fronte alle domande e alla luce di interesse che brillava negli occhi del mio pubblico mi appariva visibile, e prezioso. Anna Foa,storica

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