giovedì 3 aprile 2008

Gerusalemme

Fuoco amico

di Abraham B. Yehoshua

Traduzione di Alessandra Shomroni
Einaudi € 19

Il nuovo romanzo di Yehoshua non è solo un duetto fra moglie e marito, una coppia di mezz’età innamorata e armoniosa, ma è anche il teatro di una vicenda familiare che si dipana nell’arco di una settimana fra Israele e l’Africa.
In Israele sono i giorni della festa di Hanukkah, la festa delle candele, e mentre Daniela Yaari parte per la Tanzania per incontrare il cognato Yirmiyahu, rimasto in Africa come contabile al seguito di una spedizione paleoantropologica dopo la morte del figlio Eyal e della moglie Shuli (sorella di Daniela), Amotz rimane a Tel Aviv ad occuparsi dei turbolenti membri della famiglia Yaari.
Chi sono i rappresentanti di questa piccola comunità che ruotano attorno ad Amotz costringendolo a preoccuparsi per ciascuno di loro?

Il figlio Moran che lavora con il padre nello studio di progettazione di ascensori, finito agli arresti per non essersi presentato alla chiamata dell’esercito; la bella nuora Efrat, consapevole del fascino che esercita sugli uomini; gli scatenati e adorati nipotini Nadav e Neta; la giovane figlia Nofar dal temperamento indipendente e dal carattere difficile che svolge il servizio civile in un ospedale di Gerusalemme; il vecchio padre malato di Parkinson del quale il figlio sessantenne scoprirà l’ amore segreto per un’arzilla “ragazzina” di ottant’anni.
Attorno a questa famiglia scompaginata si muovono i personaggi più disparati, ritratti indimenticabili calati nella complessa società israeliana: la famiglia di filippini, devota e affidabile, che accudisce il vecchio Yaari con il piccolo Hylario che si rivela uno studente giudizioso e orgoglioso di apprendere le tradizioni religiose ebraiche; Rorale, l’esperta di acustica, minuscola ed efebica che alla fine del romanzo scoprirà il guasto tecnico che provoca sibili e ululati in un grattacielo di recente costruzione a Tel Aviv.

Se Amotz vive la turbolenta e frenetica vita quotidiana fra impegni di lavoro e preoccupazioni familiari, Daniela, intenzionata ad affrontare nuovamente il lutto per la morte della sorella affinchè il dolore non sprofondi nell’oblio, si trova alle prese con l’anziano cognato Yirmiyahu: un personaggio difficile che dopo la morte del figlio Eyal, ucciso a Tul Karem dal “fuoco amico” di un commilitone che lo aveva scambiato per un ricercato, matura un atteggiamento di totale rifiuto per Israele.
E’ un personaggio insolito e nuovo nell’universo letterario di Yehoshua per la sua decisione di staccarsi da tutto ciò che gli ricorda Israele, gli ebrei e la loro storia; quando Daniela arriva a Morogoro con i giornali israeliani Yirmi li brucia e analoga fine faranno le candele di Hanukkah che la cognata gli ha portato in dono. Si tratta di un rifiuto che, pur non derivando da un atteggiamento critico, esprime inequivocabilmente l’intento di Yirmiyahu di dire: “Ora basta”!
Una sensazione che peraltro pervade molti israeliani stanchi di guerre, di terrorismo e desiderosi di vivere in pace e armonia con il mondo.
L’impianto narrativo del romanzo poggia su un incessante alternarsi fra il racconto di Amotz e quello di Daniela e, seppur non vi siano momenti salienti nella narrazione, spuntano fra le due storie connessioni particolari, legami simbolici. Ad esempio mentre Amotz cerca l’origine dei sibili che turbano gli inquilini del grattacielo di cui ha progettato gli ascensori, Daniela giunta in Tanzania è attesa all’aeroporto da Sijin Kuang, una giovane sudanese la cui famiglia è stata massacrata in Sudan, lavora come infermiera al seguito della spedizione archeologica, è animista e crede negli spiriti: in una situazione reale riecheggiano dunque continue metafore fra le due vicende.

Al termine del romanzo i coniugi Yaari si ricongiungono all’aeroporto di Tel Aviv; sui loro volti aleggia un’ombra di stanchezza: Daniela per non essere riuscita a riaccendere nell’animo del cognato l’amore per il suo paese, Amotz totalmente esausto e schiacciato dalle incombenze familiari. Una volta a casa però accenderanno tutte le candele di Hanukkah e insieme canteranno Ma’oz Tzur “in duetto”. “Il matrimonio – dice Yehoshua – è un duetto musicale dove ciascun coniuge canta la sua parte”.
Fuoco amico è un romanzo profondo, scorrevole nella prosa e accattivante nello snodarsi di una trama che, seppur priva di colpi di scena, esplora gli aspetti più reconditi dell’animo umano affrontando altresì tematiche di notevole spessore: la delusione e l’incertezza per il futuro del paese, la religione, la politica, la stanchezza per un conflitto del quale non si intravvede una soluzione. Su tutto emerge la famiglia, più o meno armoniosa, popolata di nonni, figli, nipoti, generi e nuore, imperfetta, fonte di soddisfazioni e pene, di timori e gioie: è un piccolo microcosmo quello che ritrae Yehoshua oltre che un fedele ritratto della complessa e variegata società israeliana, piena di contraddizioni ma pervasa da un’inesauribile voglia di vivere.

Giorgia Greco

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