sabato 21 giugno 2008


Eilat - Museo oceanografico

Israele, in cella l'agente Jadallh il palestinese più libero di Gaza

Per anni l'uomo, nuotando, ha rotto il rigido isolamento militare della StrisciaArrivava dall'altra parte e prendeva un bus per Tel Aviv senza essere scoperto

TEL AVIV - Lo scorso mese a Jaffa la polizia israeliana ha chiuso in cella quello che per diversi anni è stato probabilmente il palestinese più libero di tutta la Striscia di Gaza. Una pattuglia che arriva inattesa, la richiesta dei documenti, i primi sospetti, l'arresto. Si è conclusa così, nel modo più banale, la spettacolare avventura di Subhi Jadallah, 32 anni, un palestinese di Gaza che per anni, nuotando, è riuscito a rompere il rigido isolamento militare della Striscia imposto da Israele. Ogni volta che aveva bisogno di entrare in Israele, l'atletico Jadallah semplicemente indossava il costume da bagno, andava alla spiaggia del campo profughi di Shati (Gaza) e cominciava a nuotare. Quindici-venti chilometri più a nord individuava una spiaggia israeliana tranquilla, fra Ziqim e Ashqelon, si rivestiva e saliva sul primo autobus per Tel Aviv. Gli inquirenti della polizia israeliana che lo hanno interrogato nelle scorse settimane sono trasecolati nell'apprendere che Jadallah negli ultimi anni ha percorso il tragitto Gaza-Ashqelon, e viceversa, decine di volte. All'inizio, ha spiegato, era solo un tentativo di sfuggire alla miseria. A casa c'era una famiglia da mantenere: Subhi allora nuotava in Israele, lavorava come manovale in un cantiere edile di Ramleh (Tel Aviv) e ogni tanto tornava in visita a Gaza, via mare. Durante le lunghe e solitarie nuotate ha poi pensato che, tutto sommato, avrebbe potuto arrotondare il magro stipendio anche trasportando qualche pacchetto di stupefacenti. Il suo nome ha così cominciato a circolare in ambienti che sono soliti lavorare nell'ombra.
Tre anni fa - secondo l'atto di accusa che sarà discusso a giorni nel tribunale di Beer Sheba (Neghev) - fu un emissario delle Brigate dei martiri di al-Aqsa a proporgli di mettere i suoi muscoli al servizio della causa nazionale palestinese. Gli fu spiegato che doveva aiutare un kamikaze a raggiungere il porto di Ashqelon. L'obiettivo era far saltare in aria una struttura dell'oleodotto. In caso di successo, avrebbe ricevuto la cifra (di tutto rispetto, per gli standard del campo profughi di Shati) di 60 mila dollari. Ma l'operazione non si concretizzò, anche perché non era facile portare alla meta 100 chilogrammi di esplosivo. Due anni fa, anche il Fronte popolare per la liberazione della Palestina pensò che Jadallah poteva risultare utile: ad esempio, per uccidere di sorpresa un soldato israeliano. Ma Jadallah rifiutò. Secondo la polizia israeliana, nel luglio 2007 Jadallah nuotò tre volte fra Gaza e la spiaggia di Ziqim. Si recò in autobus a Tel Aviv e poi a Jaffa trattò l'acquisto di una partita di fucili M-16. Ma alla fine, il sistema si è inceppato. E Jadallah è finito in manette. (20 giugno 2008) La repubblica.it

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Pare che nessuno si sia chiesto: si rivestiva con cosa? Si portava dietro i vestiti a nuoto? Li trovava lì? Chi glieli procurava? E se c'era qualcuno lì che glieli forniva allora non è mica vero che "individuava una spiaggia tranquilla" a caso. Non è vero che agiva da solo. Non è vero che erano iniziative estemporanee decise al momento ...

Anonimo ha detto...

Ma Barbara, la polizia israeliana non sarà mica così ingenua. Sull'articolo inoltre c'è scritto che l'operazione richiesta dalle Brigate di Al Aqsa "non si concretizzò, anche perché non era facile portare alla meta 100 chilogrammi di esplosivo". Ma se lui dichiara di aver fatto il viaggio a nuoto diverse volte, non credi che potrebbe aver trasportato l'esplosivo un pò alla volta? Lasciamo queste cose ai poliziotti e chiediamoci invece perchè i palestiniani non pensano altro che a far male ad Israele. Altro che assedio! Altro che denutriti! Mai un tentativo e un segno di pace.

Anonimo ha detto...

Anche a me ha incuriosito questa storia dei vestiti...
Ma se era così bravo a nuotare, come mai nessuno si è chiesto perché invece di andare verso Israele non andava verso l'Egitto?

Chicca Scarabello ha detto...

Come sicuramente avrete notato, sul blog posto notizie curiose, informazioni, dati culturali. Lascio ad altri siti e blog la politica "dura e pura". Credo che un clima distensivo aiuti a far conoscere ed amare Israele proprio nella sua normalità. Questa "linea" è confermata dalle lettere dei "miei" viaggiatori.
Sono molto contenta che questa "nuotatore" abbia suscitato il vostro interesse.