domenica 15 giugno 2008

Eilat

STUDI DI CLAUDIO VERCELLI

SUGLI ‘OLOCAUSTI’ DEL NAZISMO E SULLA NATURA DELLA REPRESSIONE STALINISTA

Claudio Vercelli ha pubblicato due libri, uno da solo con la Giuntina, intitolato Tanti olocausti. La deportazione e l’internamento nei campi nazisti, e il secondo in collaborazione con altri studiosi, edito dall’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Asti, intitolato Memorie d’acciaio. L’Unione Sovietica tra stalinismo e politiche repressive di stato.
Il suo interesse si svolge a cavallo dei due grandi totalitarismi del Novecento, di cui tuttavia distingue le premesse ideologiche, i metodi e le finalità, rilevando nella repressione sovietica, per quanto dura, la mancanza di un completo programma di eliminazione fisica di gruppi umani e la correlativa assenza nei gulag di un sistematico meccanismo di morte. Nei Lager gli appartenenti a determinate minoranze erano portati per farli morire, a meno che o finché potessero essere utilizzati allo stremo come forza di lavoro. Nei Gulag erano portati come forza di lavoro, trattata duramente nel trasporto e nella permanenza, cosicché la morte mieteva abbondantemente, ma non si uccideva con deliberato programma se non per selezione di determinati avversari. Tale è il risultato dell’analisi nel quadro di una tesi di fondo, condivisa con altri studiosi di sinistra, sulla diversità dei due totalitarismi, con conseguente critica di una indifferenziata categoria di totalitarismo.
Nello svolgimento della tesi e dell’analisi si riscontrano gradazioni di plausibilità da pagine seriamente convincenti ad altre un po’ troppo spostate verso l’attenuazione della repressione sovietica, che ha comunque avuto dimensioni impressionanti.
Rigorosa e capillare è l’indagine sui tanti olocausti perpetrati dal nazismo, con differenza di presupposti, tra la distruzione delle razze inferiori (ebrei e zingari) e la drastica punizione degli elementi asociali, patologici o ideologicamente incompatibili con l’ordine dell’ideologia e del regime, ma appartenenti al popolo tedesco: quindi gli omosessuali, gli spostati, gli oppositori politici, i testimoni di Geova, perseguitati essenzialmente per la loro renitenza al servizio militare, per non dire dei malati mentali e gravemente disabili, che mi sembra fossero eliminati o sterilizzati più in particolari strutture sanitarie che in Lager. Una terza categoria erano i popoli slavi conquistati, non razzialmente alla stregua di ebrei e zingari, ma considerati inferiori ai tedeschi, con una destinazione di asservimento, estraendone gli elementi biologicamente migliori, di probabile origine germanica o comunque integrabili nel popolo dominatore. All’interno della categoria slava la sorte crudele di eliminazione toccava ai comunisti e, in genere, ai prigionieri sovietici, come radicali nemici.
Per ogni settore e per ogni olocausto Vercelli rende i precedenti della questione nella storia della cultura e della società tedesche. Molto curata è la sua ricostruzione dei vari aspetti e momenti di ogni calvario.
Rigida era nei Lager la separazione dei sessi, con una sorte relativamente migliore delle donne, che non erano tenute al servizio militare, tra i testimoni di Geova, quindi schiavizzate ma non eliminate. Questa confessione religiosa spicca per la tenuta spirituale e morale nel martirio, come del resto il laico Primo Levi ha riconosciuto per gli ebrei religiosi.
Non perseguitate furono le donne omosessuali, in linea con una generale minore attenzione che l’omofobia ha avuto, direi a partire dalla Bibbia, verso il crinale femminile di questo fenomeno e peccato.
In ciascuno dei due volumi si segnalano i capitoli sulle ricostruzioni cinematografiche, nel contesto delle indicazioni bibliografiche.
Tante altre cose ci sarebbero da dire, tempo e spazio permettendo, sui due volumi, di cui si consiglia davvero la lettura. Concludo con una osservazione, che prego di prendere nel senso giusto, riguardo ai mendicanti e agli spostati, da cui il nazismo ripuliva le vie delle città coi suoi metodi spicciativi, per avere una società perfettamente ordinata, come piaceva a tanti bravi borghesi e piccoli borghesi. Non desidero una società perfettamente ordinata e anelo a curare socialmente ed umanamente questa piaga, nel pieno rispetto di ogni persona, ma vorrei in democrazia qualche forma di cauto e premuroso intervento verso i bisognosi che affollano tanti angoli e tanti semafori nelle vie e nelle piazze delle nostre città. Si potrebbe dare una minestra a tutti, togliendo dal lastrico tante persone, con un po’ di aggiuntiva bonifica verso lo sfruttamento della mendicità e del vagabondaggio, a protezione dell’infanzia, che ne fa le maggiori spese.
da "Il Tempo e l'idea" Hazman Veharaion

Nessun commento: