domenica 20 luglio 2008


Quando l’ “agente Livni”dava la caccia ai terroristi in Europa

GERUSALEMME — Tzipi Livni studiava poco e stava molto al telefono. Quando il fratello va a trovarla a Parigi, crede di trovare una studentessa della Sorbona. Un'universitaria che si comporta in modo strano. «Riceveva chiamate ogni cinque minuti, si alzava e diceva: devo andare, devo andare. In due giorni, l'ho vista due ore», racconta Eli. La studentessa Tzipi Livni era un'agente del Mossad, il servizio segreto israeliano impegnato anche in una caccia oltreconfine ai fedelissimi di Yasser Arafat. Il 21 agosto del 1983, ad Atene, due uomini sparano da una moto all'auto di Mamoun Meraish, passaporto marocchino con falso nome, targa svizzera, una copertura da dirigente di una società marittima e una carriera tra i leader dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina. Il volto coperto dai caschi, il commando usa pistole con i silenziatori. «E' un'operazione degli israeliani», dicono subito i palestinesi. «Durante quella missione — svelano ex colleghi al Sunday Times — Livni era in servizio attivo». Sono i pochi dettagli che emergono dei quattro anni vissuti segretamente, tra il 1980 e il 1984, dal ministro degli Esteri israeliano. Un passato da «cacciatrice di terroristi» che i suoi consiglieri sperano di poter illuminare almeno con una lampadina da pochi watt, adesso che Livni è in corsa per la successione a Ehud Olmert e la poltrona di premier. Livni entra nel Mossad a 22 anni, poco dopo aver lasciato l'esercito con il grado di tenente. Ad aprirle le porte dell'«Istituto» sono l'amica
di sempre Mirla Gal — si sono conosciute in prima elementare — e le credenziali patriottiche di una ragazza cresciuta in una delle famiglie più note della destra nazionalista. «Eccelleva in tutto — dice Gal — e ha lasciato il Mossad per sua scelta.
Avrebbe potuto avere una lunga carriera. Intelligenza, intuizione, rapidità d'analisi: sono qualità premiate dall'organizzazione». Il ministro degli Esteri, 49 anni, non ha mai raccontato nulla del suo periodo da agente segreto. «No, no, no. Non mi ha influenzato», si è affrettata a dire a Roger Cohen del New York Times. Mirla Gal offre un'idea del tipo di missioni affrontate dalle due donne: «I rischi erano tangibili. Se avessimo commesso un errore, ci sarebbero stati degli arresti e implicazioni politiche catastrofiche per Israele». I rischi che anche la madre di Tzipi Livni, quarant'anni prima, aveva corso, quando militava nell'Irgun, le milizie ebraiche clandestine. Morta a novembre di cancro, al funerale i veterani hanno ricordato «di quando Sara venne arrestata dai britannici nel 1947 e per scappare si iniettò del latte che le fece venire la febbre.
Prese parte in numerose azioni contro gli arabi e gli inglesi. Le ore prima della missione con lei passavano veloci, cantava per noi con la sua bella voce». I pochi dettagli sulle operazioni di Tzipi suonano meno poetici. «Una donna intelligente, con un quoziente di 150. Non era un'agente da scrivania — svela un'altra fonte —. Viaggiava in tutte le capitali europee, nella sua squadra c'erano soprattutto uomini, ex soldati delle forze speciali». Il padre Eitan guidava le operazioni e gli attentati organizzati dai gruppi irregolari. La durezza dimostrata da Livni durante il servizio militare è considerata dagli amici il risultato dell'ambiente in cui è cresciuta. «Nella nostra famiglia —dice il fratello Eli — i genitori non ti regalavano abbracci. Quello che ti davano era una buona e formale educazione». Amico di Menachem Begin, Eitan Livni è stato per lungo tempo ai margini della politica israeliana. Ai margini come la piccolaTzipi, tra i pochi bambini a partecipare
ai campi scout del Betar e a imparare a memoria gli scritti di Zeev Jabotinsnky, l'ideologo del sionismo revisionista. La riservatezza, vitale per un agente segreto, è rimasta un tratto del ministro degli Esteri. «Ha stabilito una soglia molto alta, prima di concederti la fiducia —commenta Mirla Gal —. Una volta che raggiungi quel livello, sei a posto. La capisco perché io sono fatta allo stesso modo. Devi essere onesto e leale. E' cresciuta in una casa dove queste virtù erano fondamentali». di Davide Frattini, Corriere della Sera di lunedì 2 giugno 2008

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