domenica 3 agosto 2008

Masada

INTRODUZIONE ALLA CULTURA DEI NOMI EBRAICI

Il popolo di Israele ha sempre avuto un rapporto speciale con il concetto di "nome", non a caso il primo grande "libro di onomastica" della storia occidentale è senza dubbio la Bibbia, dove ogni personaggio è caratterizzato dal suo nome, elemento fondamentale per la comprensione del significato profondo della narrazione biblica.
In almeno due casi il destino del personaggio è simboleggiato da un cambiamento di nome: Abramo, che da Avram diventa Avraham, e l'aggiunta di quella H trasforma un adoratore di idoli nel padre del popolo ebraico, e Giacobbe, il cui nome viene modificato dopo una lotta notturna con un messaggero divino in Israel, "colui che lottò con il Signore". Lo vedremo meglio. Per ora basti dire che le storie bibliche sono comprensibili solo se si tiene conto del valore simbolico dei nomi dei vari personaggi, ed è questa la ragione per cui la Bibbia è piena di genealogie, liste di nomi apparentemente senza significato, citazioni ridondanti di personaggi persi nella notte del tempo. Ciò che conta, al di là dei flebili indizi dati dalle circostanze, è il nome, eterno, che risuona oggi ancora carico di significati simbolici non del tutto svelati.
E' interessante notare che per designare Dio gli Ebrei usano il termine "HaShem", che letteralmente significa "il Nome". Dio per gli Ebrei non è una forza, una persona, un essere ultraterreno, è prima di tutto "il Nome", nome inespresso, sconosciuto: e ogni tentativo di definirlo non è che definizione e comprensione parziale di questa totalità. Tuttavia la tradizione ebraica ha elaborato una serie di 72 nomi divini, di cui fanno uso i kabbalisti e che contengono una profonda simbologia.
Già che siamo dalle parti della Kabbalah, la tradizione esoterica ebraica, accenniamo alla ghematria: la tecnica di interpretare i nomi attraverso il significato numerico simbolico attribuito alle singole lettere che lo compongono. La Bibbia è letta dai kabbalisti in questo modo, e la tradizione ha lasciato una traccia profonda nel modo di intendere la cultura onomastica da parte del popolo di Israele. Per millenni il popolo ebraico ha usato e tramandato i maggiori nomi biblici, integrati, nel repertorio onomastico del popolo della diaspora, da nomi locali, toponimi della terra di Israele, e nomi di concetti ripetuti nelle Scritture e nel Talmud, il corpo di libri che si è raccolto nel tempo come interpretazione rabbinica dei testi sacri. Ma da un secolo a questa parte l'onomastica ebraica si è completamente trasformata, rinnovata, complice uno degli eventi più significativi che il popolo ebraico abbia mai vissuto: il ritorno a Eretz Israel, la Terra di Israele, dopo 2000 anni di esilio.
I pionieri sionisti che arrivavano dall'Europa Orientale in Palestina negli ultimi anni dell'ottocento e per tutto il secolo seguente erano animati dal desiderio di far rivivere la lingua ebraica e di togliersi di dosso il peso e il ricordo di 2000 anni di persecuzioni e di esilio: elemento fondamentale fu la creazione di una nuova onomastica, di "nomi nuovi" con cui chiamare il popolo dei nuovi Israeliani, come a voler distinguere attraverso il segno del nome i figli, padroni della loro terra, dai padri, perseguitati in terra altrui. Nasce così la nuova onomastica israeliana moderna, che crea nomi ispirandosi alla natura della terra di Sion, ai suoi fiori, ai suoi prodotti, al ciclo delle stagioni, ai fenomeni naturali, ai luoghi, alle parole usate, alle speranze, alle suggestioni, ai ricordi. Il 60% degli Israeliani e l'80% delle Israeliane oggi hanno nomi di questo tipo, che potremmo definire "postbiblici", o "ebraici contemporanei".
L'usanza più comune è quella di dare un nome moderno seguito da un secondo nome biblico, per continuare la tradizione. Rimangono, anche se sempre più rari nell'uso contemporaneo, tracce dei nomi yiddisch, i nomi mutuati dalle lingue germaniche e slave che erano in uso presso gli Ebrei della diaspora dell'Europa Orientale............
E, volendo partire dall'inizio, cominceremo dalle due forze simboliche primordiali, quelle che la filosofia chiama "energia" e "materia", la teologia "anima" e "corpo" e che nella Bibbia sono illustrate dai primi due nomi che compaiono: ADAM -la terra, la materia, e CHAVA -la forza vitale, l'energia. In breve, Adamo ed Eva. Con due nomi, la narrazione biblica esprime tutto. Senza dimenticare un terzo nome che fa parte della tradizone moderna, ma che viene dritto dritto dal primo capitolo della Genesi: "e il Signore disse- che sia luce-..." OR, luce, nome unisex, e origine di decine di altri nomi a esso correlati, a dimostrazione di quanto la nuova onomastica affondi comunque le sue radici nello stesso humus storico e culturale. Ne parleremo più diffusamente la prossima volta.
Rubrica a cura di Smadar. http://www.nomix.it/

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