mercoledì 8 ottobre 2008


David Grossman intervistato sul suo ultimo romanzoa "Che tempo che fa" di Fabio Fazio Testata: Rai 3 Lunedì 6 ottobre 2008

Il 7 ottobre uscirà il suo ultimo romanzo “A un cerbiatto somiglia il mio amore” edito dalla casa editrice Mondadori. David Grossman, uno fra gli scrittori israeliani più apprezzati in Italia, è stato ospite domenica sera del programma televisivo “Che tempo che fa” condotto da Fabio Fazio per presentare il libro che ha dedicato al figlio Uri morto nella seconda guerra del Libano. L’amore, la guerra, la tolleranza, il rispetto per l’altro, il valore della donna, i limiti della scrittura sono alcuni fra i temi che lo scrittore ha affrontato. Dopo un breve ricordo dei suoi primi passi nel mondo della radio con la partecipazione ad un quiz su Shalom Aleikem, le cui opere conosceva così bene grazie al padre che gli aveva donato i libri di questo importante scrittore ebraico della diaspora e che gli avevano consentito, fra l’altro, di conoscere l’infanzia del padre, Grossman si sofferma sui contenuti del romanzo, secondo alcuni critici “un’opera definitiva attraverso la quale è possibile conoscere Israele” e il cui titolo originale è “Una donna in fuga da una notizia”. Alla domanda del conduttore se la fuga dalla realtà sia l’unica possibilità di sopravvivere Grossman risponde che, invece, è indispensabile confrontarsi con la realtà perché fuggire è pericoloso come purtroppo vediamo fare ogni giorno nel mondo. Per Orah, la protagonista del libro, che intraprende un viaggio per allontanarsi dall’eventualità che le giunga la notizia della morte del figlio soldato, la fuga non è passiva; Orah non vuole assolutamente essere vittima della situazione e pertanto conoscendo i meccanismi della realtà israeliana e di come le notizie vengano portate dai rappresentanti dell’esercito pensa che allontanandosi da casa potrà salvare la vita del figlio. Durante il viaggio inizia a raccontare ad un suo vecchio amore adolescenziale che risulterà poi legato al figlio, tutto ciò che riguarda la vita del ragazzo, cosa significhi crescere un uomo e narrando questa storia vuole infondere vitalità ed essere di protezione al figlio sul campo di battaglia. Per David Grossman è stato un grande piacere descrivere questa donna. “In un libro d’amore si descrivono le cose fondamentali della vita. Una donna per sua natura è più vicina rispetto all’uomo a questi processi primigeni. Le donne dispongono di elementi che le fanno diventare delle sovversive impedendo loro di essere, per così dire, fedeli ai sistemi, alle religioni. Le donne sono più fedeli ai propri istinti primari”. “Volevo raccontare una storia d’amore – continua Grossman – nell’ambito di questo grosso contenitore che è la guerra. Esiste una contraddizione di fondo fra l’amore e la guerra e dovremmo ricordarci che l’amore è tutto ciò che rende un essere umano diverso da qualsiasi altra cosa. Con la guerra cerchiamo di disumanizzare il nostro prossimo e vivendo in Israele la contraddizione fra queste due situazioni è così forte che si riscontra in moltissime persone. Quando si vive la propria vita in una realtà catastrofica il primo istinto è rinchiudersi in se stessi. Per questo ho cercato di dimostrare il potere, la forza della vitalità esplorando la vita in tutte le sue sfaccettature”. Alla domanda di Fazio se ha mai avuto la tentazione di andar via da Israele Grossman risponde, come molte altre volte, che “Israele è l’unico luogo dove non sono straniero, dove posso sentirmi a casa”. “Sono stato fortunato – spiega lo scrittore – perché sono nato quando c’era già lo Stato, abbiamo creato la letteratura, la lingua e penso ad Israele come a un parente che non sta bene e proprio per questo non lo si abbandona ma si cerca di fare qualcosa per migliorare la sua situazione”. Nei suoi scritti Grossman ribadisce agli israeliani che esiste un’alternativa e che non “siamo condannati a vivere una vita sotto terra, passando da una guerra all’altra”. E la pace non significa soltanto risolvere i problemi pubblici con i palestinesi. “La pace è qualcosa di diverso: dobbiamo entrare in un'altra dimensione ed essere in grado di esplorare tutte le possibilità che la vita ci offre. Attualmente viviamo una vita parallela rispetto a quella che ci meritiamo di vivere. E per questo abbiamo bisogno della pace”. Sul “limite” consentito alle parole David Grossman non ha dubbi. “Ci sono molti limiti proprio perché le parole non sono sufficienti a descrivere le situazioni cruciali della vita. Dopo la catastrofe che ha colpito la mia famiglia due anni fa ricevo molte lettere di scrittori che pur volendo confortarmi scrivono di non essere in grado di esprimere i loro sentimenti. Sono convinto che quando ci troviamo ad esprimere le situazioni primarie della vita manchino le parole. Gli scrittori sanno che scrivere è avvicinarsi il più possibile all’indicibile, all’impronunciabile. Questo è il nostro compito” E leggere l’ultimo romanzo dello scrittore israeliano è davvero accostarsi all’indicibile.Greco Giorgia

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