venerdì 9 gennaio 2009

7 gennaio a New York

Riflessioni su Gaza

Assistiamo da anni alla manipolazione dell'informazione a scopi propagandistici filo-palestinesi. Dal caso di Riccardo Cristiano, preoccupato per la messa in onda del linciaggio di due riservisti israeliani in una caserma palestinese di Ramallah al video dei finti funerali di defunti che cadono e si rialzano per essere accompagnati alla sepoltura, dal controverso caso di Mohammad al Dura all'ancora più controverso caso del "massacro" di Jenin, dal mai avvenuto bombardamento di un funerale alle modifiche al computer delle immagini della guerra in Libano fino alle attuali "sviste" giornalistiche (da chi parla di razzi che colpiscono le "colonie israeliane" facendo intendere che Sderot, Ashkelon e Beer Sheva non siano vere e proprie città israeliane, ma colonie istituite su terra palestinese, a chi parla di "lingua palestinese" gli esempi si sprecano).
Nulla è cambiato, se si tratta di puntare il dito contro Israele.
Si parla delle vittime civili palestinesi e c'è il sospetto che il computo non sia del tutto corretto. Si prenda ad esempio Riyad Mansour, il rappresentante all’Onu di Mahmoud Abbas (Abu Mazen), che ha sostenuto davanti al Consiglio di Sicurezza che a Gaza “sono stati uccisi o feriti tremila palestinesi”, per poi denunciare come un “crimine immorale e contro l’umanità” il fatto che Israele “spari su un milione e mezzo di palestinesi”. Nel momento in cui Mansour parlava di tremila vittime, secondo fonti palestinesi e delle Nazioni Unite dall’interno della Striscia di Gaza, citate dalla Associated Press, i morti palestinesi erano circa 500, di cui almeno 400 terroristi armati. Le fonti israeliane riferivano di 50 vittime autenticamente civili. Puntualizzare questi dati non toglie nulla alla tragedia della perdita di vite palestinesi innocenti : dimostra, tuttavia, che l'esercito israeliano continua a fare tutto il possibile per evitare i cosiddetti “danni collaterali”.
Ma se è corretto ricordare le vittime civili palestinesi, altrettanto corretto dovrebbe essere ricordare le vittime civili israeliane: più di 1500 da quando nel 1993 Israele ha incominciato a cedere "terra" sperando di avere in cambio la "pace". Israele, uno Stato più piccolo del Piemonte e privo di risorse come petrolio o simili, ha sempre creduto nella pace, ma in risposta ha sempre ottenuto la guerra. Fin dalla sua nascita, nel 1948. Che si sia trattato di guerre regolari o di attrito o di terrorismo, alla base c'è sempre e soltanto stato il desiderio di "ributtare gli ebrei a mare", mai quello di creare “due stati per due popoli”. Soltanto questo può spiegare perchè dal 1993, data della storica stretta di mano tra Rabin e Arafat, gli attentati palestinesi abbiano deliberatamente fatto strage di donne, bambini, anziani israeliani colpiti alle fermate degli autobus, nelle stazioni, sugli scuolabus, nelle pizzerie, nei mercati, nelle discoteche, nei centri commerciali. E può farci comprendere perchè la situazione sia persino peggiorata dal 2000, quando Israele si è ritirato dalla fascia di sicurezza del sud del Libano ed era pronto a suddividere Gerusalemme con i palestinesi pur di addivenire alla pace. Ma la pace non è qualcosa che si può imporre e i governanti palestinesi non l'hanno mai voluta. Ecco perchè dall'estate del 2005 - quando gli israeliani hanno evacuato TUTTI i loro concittadini dalla Striscia di Gaza (al contrario, in Israele vivono e hanno cittadinanza e rappresentanza in Parlamento quasi 2 milioni di arabi musulmani e nessuno ritiene che sia sbagliato!) - i palestinesi di Hamas hanno scambiato quel desiderio di pace per debolezza e hanno intensificato i loro attacchi contro le città israeliane.
Di fatto Israele è ora coinvolto in un conflitto che non ha provocato, ma che è costretto a combattere per proteggere i propri cittadini che sono stati e continuano ad essere deliberatamente attaccati da Hamas. E dal momento che le guerre ormai si vincono anche mediaticamente - provocando la morte del numero più alto possibile dei propri concittadini, meglio se donne e bambini, per suscitare "l'orrore del mondo" - i terroristi palestinesi nascondono le loro armi e se stessi negli ospedali e nelle moschee. Proprio come, anni fa, i terroristi suicidi raggiungevano Israele nascosti nelle ambulanze.Israele, l'unica democrazia mediorientale, si è sempre comportata diversamente. Questo è il solo motivo per cui i razzi palestinesi fanno attualmente poche vittime tra i civili israeliani. Infatti sono anni, ormai, che Israele perde la guerra mediatica, ma protegge la sua popolazione, prima dai terroristi suicidi (con la costruzione della barriera di sicurezza) e ora dalle decine di missili - Kassam, Katiusha e Grad - che i palestinesi lanciano quotidianamente sui civili israeliani. A differenza delle tecniche palestinesi, adottate allo scopo di aumentare le vittime civili, in Israele le sinagoghe e le scuole vengono chiuse se c’è pericolo. Niente che non sia una struttura militare dichiarata viene usato per lo stoccaggio di armi o come caserme. I missili palestinesi cadono su strutture evacuate alla sirena: infatti molti sono gli edifici distrutti, comprese le scuole, ma pochi i caduti.
Hamas dice “noi amiamo la morte mentre Israele ama la vita”. E' vero. Per questo la protegge. Invece Hamas piazza le strutture militari dentro quelle civili o in mezzo alle città, usa le famiglie come scudi umani: non fa inorridire tutto ciò? Hamas ha acquisito missili che possono raggiungere le città israeliane di Ashod, Ashkelon e Beer Sheva (nei cui ospedali si curano anche i feriti palestinesi...), e così tiene sotto tiro 800mila cittadini. Cosa potrebbe fare Israele se non difendersi? Daniela Santus
Nr. Sono assolutamente d'accordo su quanto esposto molto bene dalla Professoressa Santus, tranne per quel "nulla è cambiato". Trovo infatti che molte voci della stampa e della televisione italiana siano molto migliorate rispetto al passato. Non tutte certamente, ma dobbiamo accontentarci e sperare, in futuro, nel coraggio della verità dei giornalisti. Chicca

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