mercoledì 4 febbraio 2009

scavi a Gerusalemme

Ai posteri l’ardua sentenza?

Il Manzoni poteva rimandare il giudizio su un suo importante contemporaneo, Napoleone, che aveva sconvolto l’Europa, ma l’aveva segnata e disegnata quasi come oggi l’abbiamo.
I tempi sono cambiati e noi, oggi, siamo chiamati a giudicare quanto ci accade intorno subito, perché ne siamo immediatamente coinvolti, drammaticamente travolti ; duecento anni fa il tempo era una misura austera e capiente, ora la rapidità dei mezzi di comunicazione non ci consente tregua, ci porta la realtà in casa. Ciò che avviene a chilometri di distanza è come se si svolgesse sotto casa e noi potessimo vederlo dalla finestra. Forse su questa rapidità ci potremmo interrogare se essa sia un bene o un male, ma sarebbe una domanda oziosa: ne siamo partecipi, non ce ne possiamo staccare, non possiamo ignorare il contesto in cui siamo inseriti, tutti insieme , gomito a gomito.Nessuno, credo, può guardare, impassibile, corpi abbandonati in mezzo alla strada, insanguinati, immobili, volti di bambini rigati di lacrime, bocche spalancate in un grido straziante e inconsolabile di paura o di dolore, povera gente ingombrata di fagotti, che cerca di allontanarsi da case sbrecciate, su vie costellate di macerie, attraverso scheletri di oggetti e ferraglia, sorti come per maligna magia dalle viscere della terra. Sono le tremende immagini della guerra, eterna distruzione, indegna e reiterata violenza tra uomini, che non imparano nulla, che persistono ciecamente nello stesso errore: usare la forza contro un’altra forza . E’ proprio questa la zampa del diavolo? E’ proprio questo oscuro e incontrollabile istinto primordiale che ci acceca e ci rende sordi, muti, incapaci di ragione?Lo scontro tra lo Stato di Israele e il gruppo terroristico di Hamas, che, tuttavia, non rappresenta la volontà dell’intero popolo palestinese ma è totalmente minaccioso nei confronti di quello Stato, che dichiara di voler abbattere e cancellare dalla faccia della Terra, ci scaraventa al centro di questo immenso problema. Per l’ennesima volta e dopo esperienze terribili come le due guerre mondiali, l’esplosione atomica , le insanabili controversie territoriali, sociali, politiche da esse prodotte, dopo l’orrore dell’ 11 settembre, frutto insuperato, per ora, della perversione, l’Uomo non ha saputo fare di meglio che affrontarsi, di nuovo, armi in pugno. E’ fin troppo evidente che nulla sarà risolto neppure adesso, benché superdotati di avanzatissimi strumenti di offesa e di morte. Ecco solo questo possiamo essere certi di aver ottenuto, la Morte ossia il limite estremo da cui non si torna indietro, oltre il quale non si avanza, di fronte al quale ci si ferma, immoti, nel silenzio. Senza nessuna altra possibilità. Questa è la vera insensatezza di un tale operato. Per questo motivo, mi fanno orrore coloro che affermano, irremovibili, di voler disseminare proprio morte e distruzione tra altri uomini, che non vogliono riconoscere uguali a loro stessi ma vorrebbero ridotti a mucchi sanguinolenti di ossa e stracci. Quale temibile equivoco quello che si propone di radere al suolo le splendide realizzazioni raggiunte attraverso le applicazioni pratiche di sistemi prodigiosi di fertilizzazione di terreni sino a poco fa squallidamente desertici, quale assurdo rifiutare le tecniche organizzative e produttive che portano cibo, benessere, ricchezza in zone considerate del tutto improduttive, quale doloroso stupore nel vedere gesti violenti, grida scomposte, atti offensivi di fanatici cui si è fatto credere di essere legittimati ad ogni violenza in nome di una divinità di cui è stato senz’altro distorto il messaggio per ben altri biechi motivi di interesse, che passano al di sopra di quelle povere teste ! Ma anche sull’altro fronte nulla è stato guadagnato, anzi! Israele continua ad essere minacciata di distruzione da Hamas, la sua immagine nel mondo è frantumata per il gran numero di morti civili provocati dalla sua difesa, permane il cupo dolore e la pesante consapevolezza di aver colpito tanti bambini innocenti e donne e anziani, che sono stati usati come scudi umani o come volute vittime per far trionfare l’ immagine del tanto peggio tanto meglio e si sono messi a rischio equilibri molto delicati con Stati Arabi, resisi, faticosamente, non ostili ad Israele. Questa guerra ha forse suscitato un unico atteggiamento foriero di qualche esito positivo. Il mondo arabo non è più unito e compatto contro Israele rispetto al passato. Molti degli Stati Arabi temono lo strapotere di Hamas, dietro il quale c’ è la mano dell’Iran, di cui non piacciono gli eccessi, e l’estrema crudeltà delle perdite tra i civili ha distanziato molti dalle scelte di Hamas, perciò si va facendo strada una grande stanchezza per il permanere della paura, della guerra, della miseria. Questa potrebbe essere la trama, ancora, aihmé, molto lacunosa e fragile, su cui basare una rete di appoggi e di trattative per raggiungere un primo accordo di pace. Ed esso deve essere comunque il punto fisso da raggiungere, ben consci che di ogni guerra nessuno è vincitore. Vorrei tanto che potesse trionfare un bel motto di una indomita e coraggiosa italiana in Israele, che vuole educare ragazzi israeliani di ogni religione, ebrei-cristiani-musulmani, a convivere, attraverso le arti, in specie attraverso l’allestimento di una compagnia di teatro, dal nome auspicante, Teatro dell’Arcobaleno, che fa spettacoli di profondo significato simbolico. Angelica Calò Livnè ci manda questo semplice ma altissimo messaggio: “Solo in pace vincono tutti! “. (a cura di Luisa Fazzini)

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