venerdì 13 marzo 2009

Sono passati 150 anni dalla nascita dello scrittore yiddish Shalom Aleichem. Una troupe televisiva ucraina è venuta a Manhattan per girare un documentario sugli ultimi anni della sua vita, passati nel Bronx. Hanno chiesto alla nipote Bel Kaufman, 98 anni, di descrivere il nonno. Lei lo ha fatto citando Isaac Bashevis Singer: "Puo' uno scrittore popolare essere un genio e un genio pensare come un uomo qualsiasi? Se tale fenomeno è possibile, Shalom Aleichem è quanto più gli assomiglia". Maurizio Molinari, http://www.moked.it/
Nato a Perejaslav [Ucraina] nel 1859 (morto a New York nel 1916), il suo vero nome era Shalom Rabinovitz. E' considerato tra i fondatori della letteratura jiddish moderna. Dopo il cheder, la tradizionale scuola ebraica, frequentò il ginnasio russo e iniziò a pubblicare i suoi primi scritti in ebraico e in jiddish su riviste. Fu per breve tempo rabbino, poi commerciante sfortunato finché il fallimento economico del 1890 lo indusse a occuparsi soltanto di letteratura. Nel 1906 lasciò la Russia e si stabilì a New York, ma viaggiò molto in diversi paesi europei. Shalom Aleichem (o Sholem Aleykhem in altra grafia [1]) è autore molteplice, capace di una immaginazione sbrigliata che lo pongono ai livelli di Charles Dickens o di Mark Twain. Nel 1892 uscì la prima serie di racconti intitolati, dal nome del protagonista, Menakhem Mendl, serie proseguita fino al 1913. Nel 1894 uscì la prima serie di Tewjè il lattaio proseguita fino al 1916. In questi racconti, costruiti secondo la tecnica del monologo e del racconto epistolare, Shalom Aleichem fonde in una geniale invenzione linguistica umorismo e tragicità, tenerezza e demistificazione della realtà. Kijev la città dei traffici e dei commerci diventa la comica e bislacca Jehupez. Dalla prospettiva ingenua di Menakhem Mendl, l'eroe travolto dalla speculazione in borsa ma indistruttibile nel suo candore, il meccanismo della società moderna appare come una girandola assurda e insensata. Allievo ideale di Dickens, Sterne, Cervantes, Shalom Aleichem crea con la figura di Tewjè, l'arguto e savio lattaio, un personaggio immortale della letteratura mondiale, un don Qujote che ha dentro di sé anche il proprio Sancho Panza. La sua odissea è quella dell'individuo contemporaneo, simboleggiato dall'ebreo, il quale nelle sue sconfitte conserva, pur senza illudersi, la capacità di amare e di ridere, di dominare stoicamente il dolore e di godere gli attimi di gioia.http://www.zam.it/


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