Tuttavia, l’insistenza e la perseveranza di Manduzio e dei suoi seguaci fu tale che Roma chiese alla comunità ebraica di Napoli (competente per giurisdizione) di indagare maggiormente su tale fenomeno di risveglio ebraico in questo paese del promontorio garganico.Nel suo report Raffaele Cantoni, figura di spicco dell’Ebraismo italiano tra le due Guerre (nel marzo 1946 divenne Presidente dell’Unione Comunità Israelitiche Italiane), ebbe per la comunità sannicandrese parole entusiaste e di reale riscontro di una vita ebraica molto osservante, al di là delle inevitabili inadempienze halachiche (circoncisione, kasheruth, ecc.).Indubbiamente, l’ebraismo professato da Manduzio, Tritto, Di Leo e gli altri correligionari assomigliava inizialmente a una sorta di Caraismo basato su una stretta aderenza al Pentateuco.D’altronde, mancava totalmente la conoscenza della lingua ebraica (condizione indispensabile per una conoscenza approfondita delle Scritture ebraiche), la Mishnà e un pur minimo di studio talmudico erano pressoché sconosciuti (sembra che lo stesso Manduzio, venuto in possesso di un piccolo digesto in lingua italiana del Talmud, non lo avesse particolarmente gradito).Tuttavia tali lacune erano, in un certo senso, colmate da una intensa ed emotiva partecipazione alla vita comunitaria che si sviluppò intorno al Manduzio, a una sincero e profondo attaccamento alle cose ebraiche e al culto del Dio d’Israele nonché a una solerte e inflessibile attenzione al riposo del sabato e alle feste e digiuni prescritti dalla Torà.Con non poca curiosità e titubanza da parte di autorità civili e personalità del contesto cattolico ed evangelico presenti nel piccolo paese garganico, la comunità del Manduzio non solo crebbe ma sviluppò una propria letteratura poetica e musicale.La lingua italiana da loro utilizzata è spesso ridondante e non priva di inesattezze ma sempre efficace e rispettosa del contesto scritturale ebraico dal quale essa prende spunto.Il canto di risveglio ebraico sannicandrese è anch’esso non immune da un forte sostrato popolare; tuttavia esso emana un vissuto ebraico che sembra provenire da lontano.Non è affatto sbagliata l’impressione di persone che hanno ascoltato questi canti e lo abbiano istintivamente paragonato al canto degli Israeliti usciti dall’Egitto e che tra modi e canti solenni conducevano sulle spalle il Mishkan, il primo grande tabernacolo nel deserto del Sinai.Come dire, un canto israelita precedente al Tempio e alle istituzioni ebraiche in Eretz Israel.Nel 1943, quando nella Puglia liberata dagli Alleati arrivarono 350 volontari ebrei della Palestina Mandataria inquadrati nella VIII Armata britannica, Manduzio e i suoi correligionari li accolsero con entusiasmo.
Gli Ebrei della Palestina Mandataria prospettarono loro di emigrare a guerra finita; Manduzio non ne fu affatto entusiasta. Nell’agosto 1946 il Beth Din (Tribunale rabbinico) di Roma accettò la loro conversione procedendo alla circoncisione di 13 uomini, seguita dalla tevilah dei proseliti (uomini e donne) nelle acque presso Torre Maletta.Si sancì così l’ingresso ufficiale della comunità ebraica di Sannicandro nell’orbita delle comunità ebraiche italiane.Manduzio morì il 15 marzo 1948.Tra il 1948 e il 1950 la maggior parte degli Ebrei di Sannicandro emigrò nel neonato Stato d’Israele concentrandosi soprattutto nelle zone settentrionali di Biria e Safed; a Sannicandro rimase soltanto un gruppo ben organizzato il quale perseverò nello studio e nella pratica dell’Ebraismo. Il repertorio musicale degli Ebrei sannicandresi (prevalentemente composto di inni e canti scritti dallo stesso Donato “Levi” Manduzio, Concetta Di Leo, Maria Frascaria) costituisce attualmente un unicum di inestimabile valore della tradizione popolare e religiosa pugliese ancora sconosciuto nel panorama culturale e musicale italiano. Il canto di risveglio ebraico sannicandrese è giunto intatto sino ad oggi, subendo solo limitatamente alcune piccole variazioni di testo e arricchendosi di ulteriori canti, più vicini allo stile moderno.L’attuale comunità, dotata di una propria casa di preghiera e una casa di studio, è un punto di riferimento non soltanto della vita ebraica pugliese (a Trani c’è una comunità ebraica sezione di Napoli istituita da diversi anni) ma anche del vissuto storico dei Paesi del Mediterraneo, capaci come pochi altri contesti socio–geografici di offrire simili risorse del pensiero e dello spirito umano.Musica Judaica, Istituto di Letteratura musicale concentrazionaria con sede in Barletta (IMJ) diretto da Grazia Tiritiello e proprietario dell’omonimo Archivio (dotato di oltre 4.000 partiture musicali scritte nei Campi di concentramento dal 1933 al 1945) nonché produttore artistico dell’Enciclopedia discografica KZ MUSIK (Musikstrasse–Membran Hamburg) in 48 CD–volumi, ha ricercato, raccolto e catalogato testi e musiche degli inni e canti di risveglio ebraico scritti dal Manduzio e dai suoi correligionari.L’IMJ ha inoltre condotto un’analisi critica di carattere letterario, linguistico e musicale basandosi su diverse fonti: la registrazione fonografica dei canti realizzata a Z’fad da Ester Bux, la registrazione fonografica dei canti effettuata dall’IMJ presso la casa di preghiera di Sannicandro Garganico, il quaderno originale dei canti del Manduzio e diversi filmati della Radiotelevisione italiana e tedesca.
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