giovedì 10 settembre 2009

Lorenzo D’Avack

Il valore della vita fra etica e bioetica, dibattito ad Andria

La vita è un valore assoluto? Questo l'interrogativo cui hanno cercato di rispondere gli studiosi intervenuti alla conferenza che si è svolta alla Società per l'Arte, uno spazio espositivo abitualmente dedicato all'arte contemporanea, che si trova nel cuore del borgo antico della città di Andria.Fra i relatori intervenuti, Lorenzo D’Avack, giurista e vice presidente del Comitato Nazionale per la Bioetica, Gianfranco Di Segni, rabbino, insegnante del Collegio Rabbinico Italiano e biologo, e Piergiorgio Donatelli, filosofo, professore di Bioetica presso l’Università La Sapienza di Roma. A moderare il dibattito il giornalista Guido Vitale, coordinatore dei dipartimenti Cultura e informazione dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Lorenzo D’Avack ha cercato di far luce sul significato della bioetica: la bioetica sorge come garanzia e rivendicazione dei diritti dell’uomo laddove la Scienza incarna una forma di potere. Secondo D'Avack infatti, le biotecnologie e l’avanzamento scientifico degli ultimi decenni hanno allargato e offerto nuove e numerose possibilità che necessitano però una regolamentazione etica e giuridica. Sulla stessa linea si pone Piergiorgio Donatelli, che da laico fa notare quanto, ad esempio, il prolungamento della vita in stati profondamente deficitari, ha posto l’uomo di fronte al problema della responsabilità di nuove scelte, che segnano quei momenti fondamentali della vita umana come la nascita e la morte. "L’intreccio tra scienza ed etica - spiega rav Gianfranco Di Segni leggendo una pagina di Shabbetai Donnolo, nato proprio in Puglia, a Oria, mille anni fa - è sempre stato uno dei fili rossi che ha caratterizzato la tradizione ebraica, la quale ha cercato di non sottrarsi mai alla domanda del 'cosa fare?' alla luce delle scoperte scientifiche in corso".Secondo Di Segni il fatto che in Israele siano proprio gli ultraortodossi ad aver promosso la fecondazione medicalmente assistita in questi anni, permettendo così di adempiere al precetto biblico della procreazione, è un esempio. Ma non solo: la precedente definizione di morte biologica come arresto cardiaco ha lasciato il posto, per molti rabbini, a quella, più moderna, di arresto cerebrale, dando così la possibilità di salvare altre vite attraverso la donazione di organi che andrebbero prelevati a cuore battente. In questo senso l’ebraismo, sembra avere un portato culturale tale da costituire un valido interlocutore per le problematiche che pone l’etica contemporanea, sia religiosa che laica, come suggerisce il folosofo Donatelli: l’ebraismo apre la possibilità di parlare di questi temi come fossero dei processi piuttosto che dati assoluti, permettendo così la costruzione di un’etica pluralista. In questo senso, infatti, il concetto di sacralità acquista un valore situazionale piuttosto che aprioristico e il Potere, pur sempre necessario, viene addolcito dalle ragioni. "La vita allora è veramente un valore che, come dice il rav Di Segni, non è assoluto".Nel trarre le conclusioni della serata Lorenzo D'Avack, sostiene che un’etica pluralista deve essere il fine di una giurisdizione contemporanea: promulgare leggi a riguardo significa mediare tra etiche differenti, renderle possibili senza che esse si impongano l’una sull’altra, perché l’esistenza di una legge identifica non solo dei valori, ma soprattutto dà la possibilità di rendere più serene e possibili le scelte degli individui. Questo, nella realtà italiana è molto difficile. L'Italia, nell'opinione del giurista D'Avack, rimane un paese arretrato: a testimoniarlo è la lentezza con cui vengono promulgate leggi, come la legge 40 sulla fecondazione assistita, il mutismo diffuso che vige nel nostro paese ci allontana da questo processo civile. Ilana Bahbout http://www.moked.it/8 settembre 2009

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