lunedì 26 ottobre 2009

Israele, quando il poster è troppo osé Anche i rabbini contro Bar Rafaeli

L'ultima campagna pubblicitaria giudicata troppo spinta: «Certe immagini avvelenano l'ambiente»
Non c'è pace in patria per Bar Rafaeli, la supermodella israeliana nota anche come ex fidanzata di Leonardo Di Caprio. Dopo essere stata criticata di recente da una collega e connazionale per essere riuscita a svicolare dal servizio militare - la «naja» in Israele è obbligatoria anche per le ragazze -, ora la top ha fatto infuriare la comunità ebraica ultra-ortodossa. LA CAMPAGNA PUBBLICITARIA - Pietra dello scandalo, l'ultima campagna pubblicitaria di Fox, marca d'abbigliamento molto diffusa nel Paese, di cui Bar è testimonial e che è stata giudicata fin troppo osé dai religiosi. «Certe immagini - ha tuonato il rabbino Mordechai Bloi, guida spirituale di una comunità ortodossa israeliana e animatore del gruppo dei Guardiani della Santità e dell'Educazione, intervistato dal quotidiano Jerusalem Post - avvelenano l'ambiente». Se qualcuno desidera averle sotto gli occhi in casa sua non ci riguarda: noi non rimproveriamo nessuno per quello che fa nella propria intimità. Ma in pubblico ci vuole un po' di decenza». E invece le foto provocanti di Bar Rafaeli compaiono su gigantografie affisse lungo le strade più frequentate. Di qui la minaccia di un boicottaggio di massa del marchio da parte degli ebrei osservanti. Un pericolo non da poco per Fox, i cui megastore - a Gerusalemme e non solo - sono meta abituale di molte famiglie haredim (religiose), con i loro numerosi figli, attirate dai prezzi contenuti. In realtà, le immagini della campagna sono in circolazione da tempo: solo che, prima dell'affissione dei poster, lo spot circolava in tv e via internet, mezzi che la stragrande maggioranza degli ultraortodossi non può utilizzare, in accordo con una severa osservanza dei precetti rabbinici. Non è d'altronde la prima volta che la bella Bar diventa occasione di "grane" per Fox: già alcuni anni fa, dopo le sue dichiarazioni sull'inutilità del servizio militare («Perché dovrebbe essere considerata una buona cosa morire per il proprio Paese? Non è forse meglio vivere a New York City?», si era chiesta in una intervista), diversi gruppi di protesta avevano ipotizzato il boicottaggio dell'azienda. Senza tuttavia dare seguito in quel caso a una minaccia che gli ultraortodossi potrebbero invece far diventare realtà. 22.10. 2009 http://www.corriere.it/

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