mercoledì 7 ottobre 2009

La breve vita dell’ebrea Felice Schragenheim

di Erica FischerTraduzione di Daniela Zuffellato Beit Memoria Euro 32
Un nuovo prezioso tassello si aggiunge alla letteratura sull’Olocausto: è il libro della giornalista inglese Erica Fischer, “La breve vita dell’ebrea Felice Schragenheim”.Autrice del romanzo “Aimée & Jaguar” apparso per la prima volta nel 1992 e dal quale è stato tratto l’omonimo film del regista Faerboeck, in questa nuova opera la scrittrice ripropone con l’ausilio di fotografie, lettere, pagine di diario e poesie, la storia drammatica di una giovane ebrea che nata a Berlino nel 1922 morirà a Bergen-Belsen nel 1945.Appassionata di musica e di letteratura, amante dello sport nel quale eccelle, Felice viene espulsa dal liceo dopo la tragica Notte dei Cristalli e a soli 17 anni si trova ad affrontare il futuro senza l’appoggio né della madre morta in un incidente né del padre colpito da un attacco di cuore.Inizia per Felice, come per molti altri ebrei, un’esistenza di paure e clandestinità: passerà da una casa all’altra sempre nel timore di essere scoperta dalla Gestapo e troverà anche alcune opportunità per fuggire in Australia o in Palestina, incoraggiata in tal senso da amici fidati. Forse per ingenuità o per una estrema fiducia nel futuro non coglierà queste occasioni facendo prendere una svolta tragica al suo destino. Eppure prima di essere uccisa nel campo di sterminio di Bergen-Belsen, Felice vivrà un’intensa storia d’amore con Lily Wust, madre di quattro bambini e moglie di un funzionario nazista, un sentimento certamente non facile visti i tempi ma al quale la giovane ebrea si abbandona con l’intensità e l’entusiasmo che la caratterizzano. A testimonianza vi sono le poesie struggenti raccolte in questo libro che Felice scrive a Lily e le immagini che le colgono in momenti di serenità e gioia: in particolare una fotografia dell’agosto 1944 durante una gita in riva al fiume Havel dove giungono in bicicletta per fare una nuotata. Quei pochi momenti di gioia sono spazzati via dall’arrivo della Gestapo. Al ritorno dalla gita il tragico destino di Felice si compie: viene arrestata e condotta al centro di raccolta degli ebrei da dove partono i trasporti verso l’Est. Alle prime ore del mattino dell’8 settembre 1944 Felice viene deportata nel ghetto di Theresienstadt e un mese dopo viene condotta ad Auschwitz con il trasporto numero Ep-342 e destinata ai lavori forzati. Ammalatasi di scarlattina viene trasferita nell’ospedale di Tachenberg da dove può scrivere a Lily e ricevere pacchi con l’aiuto del portiere polacco Josef Golombek. Sarà poi trasferita a Bergen-Belsen ma da quel momento non giungono più notizie. Al termine della guerra “Lily si mette alla ricerca di Felice. Senza sosta corre lungo le strade distrutte dai bombardamenti, indaga, appende avvisi di ricerca con il nome di Felice….”. Ma senza alcun esito. Preziosa e indimenticabile testimonianza di quell’amore intenso e tragico rimarranno le fotografie, le bellissime poesie e gli scritti che Felice aveva dedicato a Lily: il riscatto della vita sulla morte, dell’amore sull’odio.Pur avendo vissuto un’esistenza unica e singolare, la morte di Felice è simile a quella di milioni di altri ebrei sterminati dalla ferocia nazista. Ed è proprio per dare voce a chi non ha più voce che è importante leggere un nuovo libro sulla Shoah perché, come scrive Denise Epstein, figlia della scrittrice Irène Némirovsky, uccisa ad Auschwitz nel 1942 “…. È necessario ridare la vita a tutte le vittime di questa tragedia affinché non vengano dimenticate e la produzione letteraria è sicuramente un modo efficace per farlo”. Giorgia Greco

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