domenica 11 ottobre 2009


SAMI MICHAEL TEMPESTA TRA LE PALME

Ed. Giuntina, 2009, pp. 171
Esattamente un anno fa, nell’ottobre 2008, ho avuto il piacere di leggere e commentare l’insolito, bellissimo romanzo “Rifugio” di questo Autore che, come scrivevo, riassume in sé l’esperienza ebraica e l’esperienza araba, in una sintesi di vissuti diversi. Rimando perciò a quel contributo notizie biografiche e culturali.In queste giorni la Casa Editrice Giuntina pubblica, nella collana “ISRAELIANA” il quarto romanzo di Michael tradotto in italiano, “Tempesta tra le palme”, uscito in Patria nel 1975. Si tratta di un altro importante sforzo da parte degli amici fiorentini nell’opera di estrarre dal tesoro della letteratura di Israele “cose nuove e cose antiche”.La vicenda qui narrata si svolge a Bagdad ed ha come sfondo gli anni della Seconda Guerra Mondiale e, in particolare, l’aprile 1941, quando un colpo di stato fomentato dall’immancabile Gran Muftì di Gerusalemme, il trucemente famoso Haji Amin al Husseini, porta al potere il leader filonazista Rashid Alì al Gailani, aiutato da un gruppo di ufficiali dell’esercito (noti come “Golden Square”), costringendo il piccolo Re Feisal II e la Corte a fuggire in Transgiordania. Il trionfo dei golpisti fu però di breve durata, perché l’aiuto promesso dalla Germania all’Iraq non arrivò e i sogni di gloria sotto la bandiera della croce uncinata andarono in fumo. Tragico epilogo di questa vicenda fu il pogrom (una sorta di vendicativo “colpo di coda”) di giugno, la sera del primo giorno di Shavuot , quando gli Arabi attaccarono i quartieri ebraici di Bagdad, uccisero centinaia di ebrei e saccheggiarono migliaia di case e negozi.Protagonista del romanzo è Nuri, un adolescente ebreo che vive con i genitori, le tre sorelle e l’affezionato cane Zuzu in un quartiere della capitale, dove tra i vicoli scuri abbonda il verde, le case sono circondate “da alberi rigogliosi” e dietro i tetti “svettano le cime delle palme”. Gli Ebrei vivono con una certa preoccupazione gli avvenimenti che scuotono il mondo e, in primo luogo, il Paese nel quale vivono da tempo immemorabile, oltre duemila anni; la convivenza con gli altri gruppi religiosi, in specie coi musulmani, si fa via via più difficile. Nuri è consapevole del pericolo che incombe su di lui e la sua gente, ma non rinuncia a prendere parte agli avvenimenti, suscitando così angoscia e rimproveri nei familiari e negli adulti più vicini. E’ un ragazzo forte, orgoglioso della propria identità ebraica, dichiarata apertamente. Agli occhi del padre, fiero di lui, egli rappresenta la persona che questi, gravato da un’eredità di paura, retaggio di diverse generazioni, avrebbe voluto essere. Furbo e abile, Nuri sa districarsi molto bene nelle difficoltà, a cominciare dalle rigide usanze musulmane. Come reazione all’antisemitismo di matrice islamica che monta progressivamente, propiziato dalla situazione internazionale, la comunità ebraica si fa cauta e circospetta: i rapporti tra individui di fede diversa, apparentemente tranquilli fino a poco tempo prima, lasciano spazio ad una radicale diffidenza, anche negl’incontri più frequenti e comuni (come al caffè, ad esempio). La paura è palpabile, simile a un fiume carsico che a volte emerge in modo deciso, per poi nascondersi nelle pieghe del consueto vivere e conversare. Anche a scuola l’aria è cambiata: un insegnante, in precedenza temuto da tutti gli studenti, esprime in modo aperto il terrore per ciò che potrà accedere a loro, Ebrei; e infatti poco dopo sarà pugnalato per strada. Anche gli amici musulmani evitano Nuri: Naif, per esempio, dopo averlo avvertito “Vi uccideranno tutti”, lo ferisce nell’animo manifestandogli aperta ostilità, espressione del nuovo clima che regna. Il ragazzo tuttavia disapprova con decisione la Paura diffusa tra i suoi, poiché è convinto che occorra combattere il nemico, non rassegnarsi a soccombere o, in alternativa, fuggire di fronte ad esso. Mentre i parenti ritengono che un ebreo debba sottrarsi al pericolo, egli sostiene che esso vada affrontato dopo averne compreso la causa e le motivazioni.In tale contesto drammatico si svolge l’esistenza del giovanissimo protagonista, seguito dall’Autore nel peregrinare tra i diversi gruppi costituenti la vasta compagine familiare. Un mondo tradizionale e patriarcale, con i giochi, le urla, gli scherzi….e i turbamenti provocati in Nuri da Hilà, la zia giovane e affascinante.
Il Nonno paterno, ostinato e tradizionalista, una sorta di capoclan, abita in un vicolo stretto, posto nel quartiere più povero di Bagdad, in una casa con la tipica struttura della case patriarcali arabe. Col nipote c’è una sorda ostilità, discussioni a non finire e aspri confronti; ma quando Nuri vuol conoscere la realtà del tempo passato si rivolge al nonno e quando quest’ultimo desidera spiegazioni sui “folli giorni” del presente è il nipote che va a cercare, evitando il figlio con un certo sprezzo.“Possono uccidere Nuri in qualunque momento” gli spiega il nonno “ma l’ebreo che c’è in te e che loro vogliono annientare continuerà a vivere per sempre”. C’è poi una Bisnonna compiaciuta della propria indipendenza. Costei è donna sorprendente, della quale nessuno è mai riuscito a stabilire l’età precisa -tra i 90 e i 110 anni, comunque!-. Pur analfabeta, è in grado di calcolare con esattezza a mente “quando e in che giorno sarebbe caduto Pesach o Rosh ha-Shanà”, “levigata e scaltra come un mercante di tappeti” ha compreso al volo la gravità dei momenti, mascherati da una coltre di falsa tranquillità.Zio Haim, marito di zia Rachel -sorella di Hilà- e padre di un neonato, è un piccoletto ricco di iniziativa, la cui bottega si trova nel quartiere musulmano. In particolare da quando i tempi si sono fatti bui, sogna la Palestina (cioè la Terra d’Israele), ma a lungo tiene duro, non intende muoversi, lasciando ciò che ha costruito nel tempo. Ricorda gli Ebrei d’Europa che rifiutarono di andarsene, nonostante il nazismo.
Prenderà, con infinito dolore, la decisione di lasciare quelle terre, dove gli Ebrei risiedevano ben da prima che “le tribù arabe, sotto la bandiera dell’Islam, giungessero dal deserto”, quando, con la famiglia, verrà privato di tutti i suoi beni.Centro della vita affettiva di Nuri è la coetanea e vicina di casa Denise, figura dolcissima e tragica, la compagna di giochi dell’infanzia, il primo, indimenticato amore. Piene di lirismo e di tenerezza sono le pagine dedicate al rapporto profondo tra i due giovinetti. Lei, dai lunghi capelli neri, lo ammalia con le sue favole, mentre Nuri lancia ridendo figurine colorate alla sua Sherazade…..Entrambi sono appoggiati alla balaustra dei rispettivi tetti. Tale magica confidenza suscita la gelosia della sorellina del ragazzo, Juliette, la piccola di casa un po’ viziata, con la quale egli litiga spesso; ma i due fratelli si vogliono un gran bene e solidarizzano tra loro, specie dopo che Nuri, per colpa della sua irruenza, è stato punito dai genitori.Con toccante lirismo Sami Michael racconta il trauma provocato dall’orrendo massacro su un adolescente e l’inquietudine che lo attanaglia quando vaga silenzioso nella notte nella ricerca vana del suo amore perduto, ripercorrendo i luoghi dove erano stati felici insieme.
Romanzo breve, succoso, come un’arancia ben matura; stupendo e triste, ricco di sfumature psicologiche: paura, coraggio, speranza, terrore, amore, dolore e nostalgia. Lo stile scorrevole costruisce un testo sempre coinvolgente, in particolare quando ti porta nel cuore del pericolo e fa sì che l’angoscia dei personaggi diventi la tua.Le varie sfumature della storia. Per esempio le conseguenze della fame e della brama di saccheggio su un povero bambino musulmano, Assad, con il quale la sorte è stata davvero matrigna. Quella Strage fu Tragedia anzitutto per gli Ebrei, ma anche per i Musulmani poveri, travolti da fatti più grandi di loro, per i quali pagarono un salato conto. Cariche di pathos le pagine riguardanti le conseguenze operate sui quartieri più miseri della città dalle piene del Tigri, l’impietoso fiume che trascina con sé care abitudini della vita d’ogni giorno, fango, cadaveri di esseri umani e di animali…..Davvero parlanti le scene di misera vita quotidiana, come la lotta tra due piccoli mendicanti per accaparrarsi i mozziconi di sigaretta buttati a terra dagli avventori del caffè: chi arriva prima ne può recuperare il tabacco rimasto, rivenderlo (per pochi spiccioli) alle fabbriche, che ne avrebbero fatto sigarette per i poveri.Turbamenti d’amore di un adolescente, in barba al pericolo, anzi esaltati da esso; odore di spezie, di dolci orientali e risate di fronte alle acrobazie di un cameriere che ricordano al fanciullo un’insolita danza del ventre. Mara Marantonio http://www.angolodimara.com/ (12.10.2009)

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