mercoledì 4 novembre 2009


Gerusalemme - Santo Sepolcro

Israele, stop nelle trattative con il Vaticano

Secondo l'agenzia ADK-Kronos "a quasi sei mesi dal viaggio del Papa in Terra Santa, le speranze di un'accelerazione positiva nei rapporti fra Santa Sede e Israele sembrano spegnersi ancora una volta".
MARCO TOSATTI 3/11/2009 http://www.lastampa.it/
Dopo qualche giorno di silenzio, attraverso i canali dell’informazione ecclesiale, il Vaticano ha fatto sapere che le trattative con il governo israeliano in materia di visti d’ingresso per i religiosi da una parte e di fisco e proprietà della Chiesa dall’altro, è fermo. Dunque a quasi sei mesi dal viaggio del Papa in Terra Santa, le speranze di un’accelerazione positiva nei rapporti fra Santa Sede e Israele sembrano spegnersi ancora una volta. E pensare che, secondo gli auspici ripetuti dalle due parti, questi erano i mesi decisivi per il possibile raggiungimento di un accordo definitivo almeno su alcune questioni. Al contrario, ha fatto passi indietro notevoli anche la questione della concessione dei visti che è separata dai negoziati relativi al cosiddetto "Accordo fondamentale" su proprietà ecclesiastiche e regime fiscale. Sui visti pesa la presenza al ministero degli Interni del partito religioso Shas. Al Sir, l’agenzia stampa dei vescovi italiani, il nunzio in Israele e delegato apostolico per Gerusalemme e la Palestina, mons. Antonio Franco, ha detto che sulla questione visti «ci sono delle difficoltà che cercheremo di superare». Non solo: «Se prima i visti rilasciati, anche ad europei, avevano la durata di due anni, adesso hanno validità di un solo anno», ha detto il nunzio lasciando intendere come queste restrizioni potrebbero causare problemi allo svolgimento del lavoro di pastorale ordinaria della Chiesa. In passato si era verificato addirittura un blocco dei visti e alla guida del ministero degli Interni c’era il partito religioso Shas, come adesso. «È un dato di fatto», afferma mons. Franco. «Ora - aggiunge - dobbiamo chiederci il perchè di queste restrizioni e cosa si può fare per ritornare alla prassi precedente, più aperta».Tuttavia, precisa mons. Franco, «il negoziato in corso tra Israele e Santa Sede sull’Accordo fondamentale non è sui visti ai religiosi. Questa è una materia che dovremo trattare per verificare se si può arrivare a qualcosa di meglio, ma fino ad oggi non vediamo niente». «Per l’Accordo fondamentale -conclude il diplomatico vaticano- il 29 ottobre si è svolta una nuova riunione. Il lavoro continua ed è programmato fino alla plenaria del 10 dicembre. L’atmosfera è quella di lavoro in salita». «I problemi ci sono e sono oggettivi, risalgono a prima di Shas anche se con Shas sono diventati più evidenti». Quello del rilascio dei visti al personale religioso da parte del ministero degli Interni israeliano, spiega il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, «è un problema vecchio, se ne parla da molto tempo. È da più di un anno, ormai, che la durata dei visti è passata da due anni ad uno. È difficile parlare di questa situazione poichè alcuni visti vengono concessi, altri no o restano in attesa. C’è un po' di confusione: non si sa se dipende da una politica ministeriale o dalla burocrazia di alcuni funzionari. Forse è una ambiguità lasciata volutamente così». Sta di fatto che, spiega Pizzaballa, «è molto difficile per le Chiese programmare il proprio lavoro se non si sa con certezza se i religiosi, i sacerdoti arriveranno o meno». Nel caso della Custodia, aggiunge il frate, «quest’anno abbiamo avuto visti concessi a religiosi provenienti dai Paesi arabi ma non dall’Africa. Due frati dal Congo non hanno avuto il visto. In passato accadeva il contrario. Viviamo, dunque, nell’incertezza, la burocrazia è diventata più complicata».

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