Egr. Direttore, Riaffiorano talora, sull’ orizzonte di questo nostro sempre più problematico quotidiano, pericolosi segnali di intolleranza, bagnati alla zampillante fonte del manicheismo imperante. Nell’ aria sembra avvertirsi qualcosa di sinistro.Per anni si è beatamente creduto all’ avvenuta estinzione dell’ antisemitismo. Si sono così allentati i freni delle attenzioni culturali su questo ributtante volto del male e, così facendo, si è riattizzata la fiamma dell’ odio. “ L’ antisemitismo è una ineguagliabile simbiosi di delinquenza ed imbecillità “, come ebbe a scrivere Claudio Magris, perché esso non esiste solo nel realizzarsi dell’ atto violento dentro la Storia, ma anche – e forse soprattutto – in quella melma di ostilità e pregiudizio che, pur essendo ovviamente meno grave del crimine in sé, lo alimenta, lo nutre e lo rende possibile. E con ciò si costruisce ogni giorno l’ inconfutabilità, sul piano delle intelligenze, del preconcetto indimostrabile che sta a fondamento dell’ antisemitismo stesso. Con semplicistico e comodo ragionamento, tutto viene poi ridotto, di conseguenza, ad uno schema semplice, quanto fuorviante: antisemiti da un lato e filosemiti dall’ altro, con il rischio, a ben vedere, di essere due volti della stessa medaglia. Così, in un calderone mediatico dove ribolle tutto e di più, si infilano dosi di antico pregiudizio; opinioni errate sullo Stato di Israele; critiche sulla politica dello stesso; negazionismi di ritorno; nebbie fra religione e contingenza e quant’ altro contribuisce a creare ulteriori confusioni, nelle quali agevolmente sguazza la demagogia.Forse altra potrebbe però essere la strada, se veramente si volesse aprire una nuova e trasversale stagione del dialogo e della ragione. Si dovrebbe così anzitutto riconoscere come, quando una minaccia globale sovrasta il popolo ebraico in quanto comunità di viventi – sia che essa risieda in Israele come altrove - un meccanismo di altrettanto globale solidarietà sarebbe bello scattasse nelle coscienze dell’ intellighentsija europea. Nulla di più e nulla di meno di quanto avviene per altri popoli feriti. Ma nel caso di Israele ciò non avviene. Mai !Sarebbe utile, tanto per continuare negli esempi, considerare veramente ed unanimemente antisemita chiunque asserisca che l’ esistenza dello Stato di Israele è una minaccia per la pace. Dire infatti che l’ esistenza di un qualunque altro Stato sovrano, anche dei più pericolosi, va cancellata sembrerebbe, per ovvie ragioni, una bestemmia. Tutti insorgerebbero nel nome del diritto delle nazioni e monterebbe una caso mondiale dalle imprevedibili conseguenze. Ma nel caso di Israele ciò non avviene. Mai ! Com’è evidente, l’ elenco potrebbe continuare.Certamente altre possono essere le riflessioni sulla politica israeliana. Con questa si può, democraticamente, essere più o meno in accordo. Ogni critica è legittima in democrazia, purchè formulata nel rispetto delle idee altrui e nella consapevolezza che Israele è uno Stato come tutti gli altri: ha pieno diritto ad esistere ed a difendersi; ha pieno diritto alla solidarietà internazionale così come al giudizio della Storia. Non ha quindi il dovere di comportarsi meglio, né il diritto di comportarsi peggio di qualunque altro Stato del mondo.Comprendere ed accettare queste semplici ovvietà significa già contribuire alla sconfitta dell’ antisemitismo, prima che esso affondi le sue putride radici dentro l’ incerto incedere del presente e del futuro.Marcello Malfer,Pres. Ass.ne trentina Italia Israele Trento
mercoledì 25 novembre 2009
Golan - Gamla
Invio per conoscenza copia dell'articolo che ho inviato all'Adige. ( vedremo se verrà pubblicato )Saluti , in amicizia Marcello M.Trento 24novembre 2009
Egr. Direttore, Riaffiorano talora, sull’ orizzonte di questo nostro sempre più problematico quotidiano, pericolosi segnali di intolleranza, bagnati alla zampillante fonte del manicheismo imperante. Nell’ aria sembra avvertirsi qualcosa di sinistro.Per anni si è beatamente creduto all’ avvenuta estinzione dell’ antisemitismo. Si sono così allentati i freni delle attenzioni culturali su questo ributtante volto del male e, così facendo, si è riattizzata la fiamma dell’ odio. “ L’ antisemitismo è una ineguagliabile simbiosi di delinquenza ed imbecillità “, come ebbe a scrivere Claudio Magris, perché esso non esiste solo nel realizzarsi dell’ atto violento dentro la Storia, ma anche – e forse soprattutto – in quella melma di ostilità e pregiudizio che, pur essendo ovviamente meno grave del crimine in sé, lo alimenta, lo nutre e lo rende possibile. E con ciò si costruisce ogni giorno l’ inconfutabilità, sul piano delle intelligenze, del preconcetto indimostrabile che sta a fondamento dell’ antisemitismo stesso. Con semplicistico e comodo ragionamento, tutto viene poi ridotto, di conseguenza, ad uno schema semplice, quanto fuorviante: antisemiti da un lato e filosemiti dall’ altro, con il rischio, a ben vedere, di essere due volti della stessa medaglia. Così, in un calderone mediatico dove ribolle tutto e di più, si infilano dosi di antico pregiudizio; opinioni errate sullo Stato di Israele; critiche sulla politica dello stesso; negazionismi di ritorno; nebbie fra religione e contingenza e quant’ altro contribuisce a creare ulteriori confusioni, nelle quali agevolmente sguazza la demagogia.Forse altra potrebbe però essere la strada, se veramente si volesse aprire una nuova e trasversale stagione del dialogo e della ragione. Si dovrebbe così anzitutto riconoscere come, quando una minaccia globale sovrasta il popolo ebraico in quanto comunità di viventi – sia che essa risieda in Israele come altrove - un meccanismo di altrettanto globale solidarietà sarebbe bello scattasse nelle coscienze dell’ intellighentsija europea. Nulla di più e nulla di meno di quanto avviene per altri popoli feriti. Ma nel caso di Israele ciò non avviene. Mai !Sarebbe utile, tanto per continuare negli esempi, considerare veramente ed unanimemente antisemita chiunque asserisca che l’ esistenza dello Stato di Israele è una minaccia per la pace. Dire infatti che l’ esistenza di un qualunque altro Stato sovrano, anche dei più pericolosi, va cancellata sembrerebbe, per ovvie ragioni, una bestemmia. Tutti insorgerebbero nel nome del diritto delle nazioni e monterebbe una caso mondiale dalle imprevedibili conseguenze. Ma nel caso di Israele ciò non avviene. Mai ! Com’è evidente, l’ elenco potrebbe continuare.Certamente altre possono essere le riflessioni sulla politica israeliana. Con questa si può, democraticamente, essere più o meno in accordo. Ogni critica è legittima in democrazia, purchè formulata nel rispetto delle idee altrui e nella consapevolezza che Israele è uno Stato come tutti gli altri: ha pieno diritto ad esistere ed a difendersi; ha pieno diritto alla solidarietà internazionale così come al giudizio della Storia. Non ha quindi il dovere di comportarsi meglio, né il diritto di comportarsi peggio di qualunque altro Stato del mondo.Comprendere ed accettare queste semplici ovvietà significa già contribuire alla sconfitta dell’ antisemitismo, prima che esso affondi le sue putride radici dentro l’ incerto incedere del presente e del futuro.Marcello Malfer,Pres. Ass.ne trentina Italia Israele Trento
Egr. Direttore, Riaffiorano talora, sull’ orizzonte di questo nostro sempre più problematico quotidiano, pericolosi segnali di intolleranza, bagnati alla zampillante fonte del manicheismo imperante. Nell’ aria sembra avvertirsi qualcosa di sinistro.Per anni si è beatamente creduto all’ avvenuta estinzione dell’ antisemitismo. Si sono così allentati i freni delle attenzioni culturali su questo ributtante volto del male e, così facendo, si è riattizzata la fiamma dell’ odio. “ L’ antisemitismo è una ineguagliabile simbiosi di delinquenza ed imbecillità “, come ebbe a scrivere Claudio Magris, perché esso non esiste solo nel realizzarsi dell’ atto violento dentro la Storia, ma anche – e forse soprattutto – in quella melma di ostilità e pregiudizio che, pur essendo ovviamente meno grave del crimine in sé, lo alimenta, lo nutre e lo rende possibile. E con ciò si costruisce ogni giorno l’ inconfutabilità, sul piano delle intelligenze, del preconcetto indimostrabile che sta a fondamento dell’ antisemitismo stesso. Con semplicistico e comodo ragionamento, tutto viene poi ridotto, di conseguenza, ad uno schema semplice, quanto fuorviante: antisemiti da un lato e filosemiti dall’ altro, con il rischio, a ben vedere, di essere due volti della stessa medaglia. Così, in un calderone mediatico dove ribolle tutto e di più, si infilano dosi di antico pregiudizio; opinioni errate sullo Stato di Israele; critiche sulla politica dello stesso; negazionismi di ritorno; nebbie fra religione e contingenza e quant’ altro contribuisce a creare ulteriori confusioni, nelle quali agevolmente sguazza la demagogia.Forse altra potrebbe però essere la strada, se veramente si volesse aprire una nuova e trasversale stagione del dialogo e della ragione. Si dovrebbe così anzitutto riconoscere come, quando una minaccia globale sovrasta il popolo ebraico in quanto comunità di viventi – sia che essa risieda in Israele come altrove - un meccanismo di altrettanto globale solidarietà sarebbe bello scattasse nelle coscienze dell’ intellighentsija europea. Nulla di più e nulla di meno di quanto avviene per altri popoli feriti. Ma nel caso di Israele ciò non avviene. Mai !Sarebbe utile, tanto per continuare negli esempi, considerare veramente ed unanimemente antisemita chiunque asserisca che l’ esistenza dello Stato di Israele è una minaccia per la pace. Dire infatti che l’ esistenza di un qualunque altro Stato sovrano, anche dei più pericolosi, va cancellata sembrerebbe, per ovvie ragioni, una bestemmia. Tutti insorgerebbero nel nome del diritto delle nazioni e monterebbe una caso mondiale dalle imprevedibili conseguenze. Ma nel caso di Israele ciò non avviene. Mai ! Com’è evidente, l’ elenco potrebbe continuare.Certamente altre possono essere le riflessioni sulla politica israeliana. Con questa si può, democraticamente, essere più o meno in accordo. Ogni critica è legittima in democrazia, purchè formulata nel rispetto delle idee altrui e nella consapevolezza che Israele è uno Stato come tutti gli altri: ha pieno diritto ad esistere ed a difendersi; ha pieno diritto alla solidarietà internazionale così come al giudizio della Storia. Non ha quindi il dovere di comportarsi meglio, né il diritto di comportarsi peggio di qualunque altro Stato del mondo.Comprendere ed accettare queste semplici ovvietà significa già contribuire alla sconfitta dell’ antisemitismo, prima che esso affondi le sue putride radici dentro l’ incerto incedere del presente e del futuro.Marcello Malfer,Pres. Ass.ne trentina Italia Israele Trento
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