martedì 10 novembre 2009

Jaffa: The band of the National Christian Orthodox School (1938)

Rutelli: basta con l’antisionismo

È tra i pochi politici favorevole al Muro che divide Israele dai Territori. Vorrebbe una sinistra meno schierata e un Europa più forte Era stato l’avversario di Berlusconi, nel 2001, il candidato premier mandato avanti dalla sinistra perché si sapeva che avrebbe perso le elezioni politiche. Lui non si tirò indietro e fece una campagna di grande dignità, riuscendo a non perdere (almeno) la faccia. Insieme a Fassino ha condotto in porto la travagliata navigazione della Margherita e dei Ds verso la costituzione del Partito Democratico ma poi entrambi hanno dovuto cedere il passo nella guida del nuovo soggetto politico. Da allora la stella politica di Rutelli sembra aver perso un po’ di luce. L’anno scorso i suoi concittadini gli hanno voltato le spalle preferendogli, per la carica di sindaco, Alemanno dopo che negli anni Novanta era stato lui il primo cittadino di Roma, molto amato tra l’altro per aver dato inizio al rilancio della Capitale. Negli ultimi tempi, alcuni comici lo hanno sbeffeggiato: lo ha fatto Maurizio Crozza, di recente, dicendo che quando “Rutelli annuncia che potrebbe lasciare il Pd sembra quei tipi che alle feste passano il tempo ad avvisare che stanno per andare via per vedere l’effetto che fa”.Senatore della Repubblica, eletto con voto unanime Presidente del Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica che sovrintende al controllo dell’intelligence e dei servizi, Rutelli ha passato l’estate a scrivere un libro sull’esperienza e lo stato del Pd , La svolta, lettera a un partito mai nato, “un duro atto d’accusa - lo ha definito - contro chi rischia di tradire l’ispirazione originaria del Partito democratico spostandolo verso una sinistra senza futuro e, insieme un appello per unire le migliori forze democratiche del paese e puntare, con coraggio, a far crescere l’Italia”. Molti scommettono che dopo la nomina del segretario del Pd, Rutelli si metterà in moto per avviare un patto di alleanza al centro con Casini, ma bisognerà vedere se funzionerà, se sarà solo lui ad andarsene o se si porterà dietro un pezzo di Pd. In ogni caso Rutelli sembra intenzionato a restare uno dei protagonisti; del resto a 55 anni è forse troppo presto per accontentarsi di un posto nel Museo delle Cere degli ex della scena politica. Rutelli è stato molto amato dalla Comunità ebraica romana, anche se alle ultime elezioni per il sindaco molti lo hanno tradito. Di sicuro, tra i politici di centrosinistra è considerato quello più vicino a Israele. In questo legame un peso lo ha avuto la figura del nonno materno, Mario Gentili, fiorentino, dottore commercialista, morto nel 1962, proclamato “Giusto delle Nazioni” per aver salvato nel 1943-44 un giovane ebreo durante l’occupazione nazista di Roma. Lei ha ricevuto a Gerusalemme l’onorificenza di Yad Vashem perché suo nonno e sua madre salvarono un ebreo dai nazisti. In che modo la questione ebraica fa parte della sua formazione familiare e personale?È un fatto imprescindibile. Ho amici e amiche carissimi tra gli ebrei italiani. Persone che vivono in Israele. Il medico curante - Massimo Finzi - che segue la mia famiglia da decenni! Il riconoscimento di Mario Gentili, mio nonno, come Giusto delle Nazioni è una radice, che non potrà mai essere divelta, della mia formazione civile.Nel 2007, come vicepresidente del Consiglio e Ministro per i Beni e le Attività Culturali Lei è stato in visita in Medio Oriente, dove ha incontrato il Presidente dello Stato d’Israele Shimon Peres e il Primo Ministro Ehud Olmert e ha inaugurato all’Eretz Israel Museum di Tel Aviv la mostra “Italia Ebraica”; ha scritto inoltre, nell’introduzione al catalogo, di come gli ebrei italiani siano stati protagonisti della vita politica e civile in Italia sin dal Risorgimento. Che cosa pensa dei recenti sondaggi che danno la popolazione italiana per il 12 % antisemita e per il 48% convinta che gli ebrei italiani siano più legati ad Israele che all’Italia?Sono giudizi e pregiudizi da sconfiggere. Per altro, meglio guardare la realtà in faccia che nasconderla. È sempre esistita una minoranza antisemita. Più subdola, è la componente antisionista. E anch’essa va combattuta, a viso aperto. Sul piano politico, non sono pochi i nostri concittadini che non conoscono, non capiscono, non rispettano Israele: lo considerano un problema, più che un miracolo democratico e civile qual è. Non sottovalutiamo, per dovere di onestà, gli errori di chi, nelle comunità ebraiche unifica totalmente il messaggio religioso ebraico, quello sull’identità delle comunità in Italia, quello sullo Stato di Israele, quello sul governo in carica a Gerusalemme. Ovvero: queste dimensioni non sono un tutt’uno, anche se è razionale sentirsi legati a ciascuna di esse.Nella sinistra italiana si è sempre distinto, insieme a Fassino, per la considerazione delle ragioni di Israele, anche rispetto al cosiddetto Muro, la Barriera si sicurezza fatta erigere dopo la lunga sequenza di attentati tra la popolazione civile. Lei ne ha riconosciuto l’efficacia nel ridurre drasticamente gli attacchi kamikaze, e ha lodato la politica estera di Berlusconi che ha portato ad un riavvicinamento tra Italia e Israele. Ha pagato un prezzo per queste sue posizioni all’interno della sua compagine politica?Vede, ho pagato dei prezzi per tantissime scelte, come del resto è logico che sia per un politico che non voglia essere corrivo. È evidente che difendere il diritto di Israele a vivere come una democrazia vitale - e non soltanto sotto assedio, intimidita e condizionata dall’odio fondamentalista - non può essere un atto di cortesia, né solo di rispetto formale. È una scelta. Una scelta politica. Che impone di sostenere un’equa pace con i palestinesi, che hanno diritto a uno Stato e a una democrazia, alla dignità di un destino legato a quei territori. E l’intangibile libertà e sicurezza di Israele. L’Europa e Israele Lei ha espresso in passato giudizi molto duri sull’Europa per la sua incapacità di portare avanti una politica estera unitaria e forte sulla questione medio-orientale. Com’è cambiata oggi, a suo giudizio, la situazione?L’Europa non ha un forte peso politico nel mondo, nonostante rappresenti mezzo miliardo di persone: resta tuttavia l’area più prospera del pianeta, la comunità democratica più preziosa, dopo l’affermazione dell’Unione Europea e la disfatta delle dittature comunista e fascista. Ma ora potrà - e dovrà - iniziare a pronunciarsi con più efficacia sulla politica estera con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona. Tuttavia non mi illudo: non sono i meccanismi istituzionali, ma è la volontà politica che può rendere credibile la proiezione del nostro continente. E anche verso il Medio Oriente e i suoi problemi, le differenze politiche tra gli Stati membri sono grandi. E poca, dunque, l’influenza positiva. Negli ambienti della politica viene data per sicura la formazione di un nuovo schieramento politico detto “La cosa bianca” che dovrebbe avere Lei e Casini come leader di un gruppo politico cattolico-centrista. Che genere di approccio questo nuovo centro avrà nei confronti degli ebrei italiani, di Israele, dell’antisemitismo strisciante dovuto ai numeri sempre più alti della presenza musulmana in Europa?Non vedo “cose bianche” all’orizzonte. Vedo la necessità di riorganizzare l’offerta politica in Italia, perché la destra va sempre più in una direzione populista, mentre il Pd rischia di tornare indietro, a una pur dignitosa fisionomia di sinistra. Ma, qualunque cosa accada - e oggi non lo so - le mie opinioni sull’antisemitismo e su Israele non muteranno: sono identiche da quando ho iniziato a far politica, a venticinque anni, con il Partito Radicale.Nella sua vita personale e di relazione, anche prima di svolgere incarichi istituzionali importanti, ha avuto rapporti col mondo e la cultura ebraica? Ho deciso per primo, da Sindaco di Roma, di portare centinaia di ragazzi delle scuole ad Auschwitz, a visitare i campi di concentramento nazisti. E sono contento che Veltroni prima e oggi Alemanno abbiano continuato. Troppe volte una scelta civile e istituzionale viene ridotta a messaggio di parte. Se è condivisa, può far crescere una comunità intera. E su questi valori ci si deve unire, tanto più in tempi difficili. L’amicizia per Israele di oggi passa per la consapevolezza che gli attacchi di Ahmadinejad non sono episodi isolati. È quell’odio che va sradicato, per sempre. Giorgio Secchi http://www.mosaico-cem.it/

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