
Roma, sfida di calcio tra musulmani ed ebreima nel "terzo tempo" ci si tende la mano
Tendere la mano all'avversario dopo una partita "all'ultimo goal", è un gesto ormai rituale nel galateo calcistico. Ma quando a farlo sono i "rivali" di sempre, diventa una lezione di vero fair-play. La prova che il calcio può fare miracoli. Può persino unire nella comune passione per il pallone romanisti e laziali, juventini e milanisti, bianchi e neri. E, perché no, anche arabi ed ebrei. Domani alle 9, allo stadio Fulvio Bernardini di Roma, una squadra afro-araba e una ebraica si sfideranno nel campionato di terza categoria sotto il segno dell'amicizia. Da una parte la Liberi Nantes, 25 giocatori di sette nazionalità arabo-africane, in maglia "azzurro Onu". Dall'altra la Maccabi Roma, una rosa di 30 atleti uniti sotto il segno della stella di Davide. La partita non vale ai fini della classifica, perché la Liberi Nantes è stata inserita nel campionato solo a titolo onorifico, ma rappresenta un appuntamento importante e atteso. "Essere capitati nel girone del Maccabi - spiega Gianluca Di Girolami, patròn della squadra arabo-africana - è un'opportunità per sfatare certi stereotipi. Con la squadra ebraica ci lega un elemento forte: storicamente l'ebreo errante è il simbolo di tutti i rifugiati". "Sarà una sfida vera, poi tutti a festeggiare, qualunque sia il risultato", assicura Claudio Pavoncello, allenatore del Maccabi. La gara non si chiuderà nei 90 minuti tradizionali. Dopo il fischio dell'arbitro, è previsto un "terzo tempo" a base di tartine e pasticcini. Un modo per ribadire che la competitività è ammessa solo sul campo da gioco, legata al colore della maglia. Poi si può solo prendere atto del risultato e fare festa. L'idea del terzo tempo è nata per caso, da una telefonata tra Vittorio Pavoncello, presidente della Federazione italiana Maccabi (l'organizzazione sportiva della comunità ebraica internazionale) e l'aiuto-allenatore della squadra dei rifugiati, Vezio Bagazzini. "Sono stato contattato dallo staff della Liberi Nantes - racconta Pavoncello - e ho proposto un gemellaggio. Lo sport unisce, non divide. Nel Maccabi non ci sono solo ebrei, ma anche cattolici e giovani di nazionalità nigeriana". La multietnicità è l'ingrediente fondamentale anche per la squadra arabo-africana, composta da eritrei, afghani, etiopici, iracheni, nigeriani, sudanesi e togolesi; molti, ovviamente, di religione musulmana. Tutti vivono in centri di accoglienza. Per loro il club rappresenta un fattore di appartenenza e recupero dell'identità. Da quando è nata, nel 2007, su iniziativa di un gruppo di volontari e con il sostegno di alcune associazioni sportive, la squadra è stata a lungo allenata da Vezio Bagazzini, storico barista del caffè della sinistra capitolina "Botteghe Oscure", chiuso nel 1995. E' anche grazie al suo impegno e alla sua passione se oggi il Liberi Nantes è una delle realtà più dinamiche del campionato dilettantistico romano. (31 ottobre 2009) http://www.repubblica.it/
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