venerdì 18 dicembre 2009



Arab Legion in Jerusalem. May 1948

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La notizia del giorno, ripresa da tutti i quotidiani e anche dal GR1 delle 7, è la conferma che Tzipi Livni ha effettivamente dovuto annullare un suo viaggio già organizzato a Londra per evitare il rischio di un processo pronto ad aprirsi contro di lei per crimini commessi nella guerra di Gaza. Oggi la Livni non è protetta da immunità diplomatica che aveva invece Barak, fatto segno di analoghi provvedimenti; il Corriere ricorda che la regina Elisabetta, in 57 anni di regno, ha compiuto 250 visite in giro per il mondo, stringendo la mano a tanti dittatori, ma mai si è recata in Terra Santa. Il Giornale cita la frase pronunciata da un vice premier israeliano: "Ora siamo tutti Livni": in Israele i partiti avversari riescono a unirsi, da sempre, di fronte ai pericoli comuni. Repubblica, unico tra i quotidiani, ricorda la spesso asserita sproporzione del conflitto che ha causato 13 morti israeliani e 1400 palestinesi. Ma la direzione in cui sta andando la Gran Bretagna è ricordata anche con il progredire dell'azione di boicottaggio dei prodotti israeliani: l'Avvenire parla delle etichette dei prodotti alimentari che dovranno indicare se sono originari delle colonie o della Palestina. Ed Il Foglio riporta che una ditta inglese ha addirittura messo a disposizione della clientela un numero verde dove, "digitando il numero 1 si possono avere informazioni sui prodotti da Israele". Grande rilievo viene ancora dato all'aggressione subita da due sorelle commercianti di religione ebraica, apostrofate da due abusivi al grido di "sporchi ebrei" e "vi cacceremo con i treni" (Avanti). E' una situazione che dura da mesi, come ci ricorda anche il Tempo, e ora vedremo se le autorità ed i Vigili bloccheranno questi fenomeni di antisemitismo che speravamo non vedere più, o se invece, passato il clamore, tutto tornerà ad essere come negli ultimi tempi. Il Foglio parla del protrarsi dei bombardamenti con bombe al fosforo dell'aviazione saudita contro i villaggi sciiti dello Yemen, e del tentativo di Hamas di trovare un accordo tra Saudi Arabia e Iran (tentativo stoppato da Ahmadinejad); sempre sul Foglio si legge di una prossima visita di Hariri (forse accompagnato da Jumblatt) dal presidente siriano Assad: "una visita che può cambiare gli equilibri nella regione". E' comunque la dimostrazione del fatto che la Siria continua a considerare il Libano un proprio protettorato. Liberazione, unico tra i quotidiani italiani, informa delle dimissioni improvvise del responsabile dell'agenzia nucleare iraniana Sahidi, e dell'annullamento del previsto incontro a New York dei 5+1: vedremo nei prossimi giorni le evoluzioni di questa vicenda cruciale per il mondo intero. L'Unità descrive la visita del gran Rabbino Ashkenazita Metzeger ai religiosi islamici dopo l'incendio di una moschea avvenuto nei giorni scorsi per colpa di qualche fanatico ebreo; purtroppo ancora una volta De Giovannangeli non coglie il significato di questa visita, e dà alle parole del rabbino (che ha fatto un parallelismo con la notte dei cristalli) un significato che queste non volevano avere. Il Riformista intervista lo scrittore americano Jonathan Rabb, in Italia per la presentazione del suo ultimo romanzo; dice Rabb che la situazione nel mondo non è molto diversa da quella di 80 anni fa; e, parlando delle guerre dell'America, afferma che si deve terminare un processo, una volta intrapreso, e che non serve prima avere gli eroi per poi abbandonare il campo. Il Messaggero descrive due attentati contro chiese cristiane in Iraq: i cristiani si sono ridotti da oltre un milione a 350000, e ora si raggruppano in aree protette da muri, a estrema difesa (nuovi muri). L'Herald Tribune parla dell'intervento della polizia egiziana che ha chiuso un chiesa copta pronta all'inaugurazione, e di quattro piccole moschee con minareto sorte ai quattro angoli di un convento copto a sua limitazione. Il discorso si lega al referendum svizzero del quale si è parlato nei giorni scorsi: due pesi e due misure. In Francia le Figaro propone una forza di interposizione tra ebrei e palestinesi, che è l'esatto contrario di quanto altri sostengono (se non si lasciano ebrei e palestinesi soli a trattare e gestire il tutto, non si arriverà mai ad una soluzione). E le Figaro conclude chiedendosi come, se il mondo non porterà la pace in un territorio pur così piccolo, potrebbe mai trovare una soluzione alle crisi finanziaria ed ecologica. Se torniamo indietro a guardare quanto è stato pubblicato nei giorni scorsi, non si possono non ricordare le inaccettabili parole dell'ambasciatore Sergio Romano che, su Panorama, a proposito del discusso scambio di Gilad Shalit con un migliaio di detenuti palestinesi, ha scritto che questo è dovuto "soprattutto all'innato sentimento che un israeliano valga molto più di un palestinese". Ha anche, ma non solo, dimenticato con ignominia il ricatto cui sono sottoposti da oltre tre anni i governanti israeliani. Criticata è stata anche Barbara Spinelli che, su La Stampa, in un commento al discorso pronunciato da Obama in occasione della cerimonia per la consegna del premio Nobel, ha infilato senza ragione alcuna una considerazione su Israele scrivendo che sarebbe la "sua non dichiarata potenza atomica che incita un'intera regione al risentimento costante e al riarmo"; insomma, dell'Iran è sempre meglio non parlar male, per la penna de La Stampa, ma contro Israele tutto è dovuto. A seguito invece della dura polemica tra il cardinale Tettamanzi ed il leghista Calderoli, sul Foglio del 10 dicembre Giulio Meotti ha scritto un articolo di grande giornalismo, ricostruendo tutto ciò che sta dietro le quinte nella Arcidiocesi Milanese. Infine, per coloro che desiderano leggere quanto scritto da un inviato straniero nei territori palestinesi, raccomando l'articolo di Tom Gross ne appare una realtà della vita dei palestinesi decisamente diversa da quella che ci viene regolarmente descritta dai nostri quotidiani, e che potrà dare a tutti utili informazioni.

Emanuel Segre Amar http://www.moked.it/

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