giovedì 10 dicembre 2009



Gerusalemme

Gerusalemme capitale di due Stati

La proposta dei ministri europei: «Sì ai negoziati per definirne lo status»
ALDO BAQUIS
TEL AVIV «Se ci deve essere una pace genuina, occorre trovare la strada per risolvere attraverso negoziati lo status di Gerusalemme come futura capitale di due Stati»: lo ha stabilito ieri il Consiglio dell’Unione Europea al termine di una settimana di contatti convulsi dietro le quinte, scatenati da una bozza presentata dalla Svezia che aveva provocato l’ira degli israeliani. Determinante è stata l’introduzione del concetto che l’assetto definitivo a Gerusalemme (che Israele considera propria capitale riunificata per sempre) debba scaturire da negoziati, e non possa essere stabilito in maniera unilaterale come suggeriva la Svezia, presidente di turno dell’Ue. «Gli svedesi forse non hanno capito che il processo di pace non è come i mobili leggeri dell’Ikea per i quali bastano un martello e qualche vite, ma è una questione ben più complessa», ha osservato una fonte governativa israeliana. Alla vista del documento concordato a Bruxelles, Israele ha concluso che le posizioni «estreme» di Stoccolma erano state accantonate e che avevano invece «prevalso le voci responsabili e ragionevoli». In particolare Israele ha ringraziato l’Italia per il ruolo svolto. Oggi il ministro degli esteri Franco Frattini avrà occasione di illustrare il significato del documento al premier Benyamin Netanyahu a Gerusalemme e al suo omologo Salam Fayad a Ramallah. All’origine della sortita svedese c’erano le espressioni di sconforto provenienti da Ramallah: ad esempio, la decisione di Abu Mazen di non ripresentarsi alla carica di presidente dell'Anp; la sensazione palestinese che anche il presidente Usa Barack Obama sia impotente di fronte ai progetti edili ebraici in Cisgiordania e a Gerusalemme est; e le voci ricorrenti a Ramallah per una proclamazione unilaterale di indipendenza palestinese in assenza di negoziati concreti con Israele. Nell'intento di garantire ai palestinesi un orizzonte politico la Svezia aveva suggerito di stabilire che Gerusalemme dovrà essere la capitale dei due Stati e di enunciare l'intenzione europea di riconoscere comunque un futuro Stato palestinese, anche se proclamato unilateralmente. Poi la diplomazia svedese ha dovuto retrocedere. Il documento approvato a Bruxelles raccoglie invece, almeno in parte, le tesi israeliane sulla necessità che ogni futuro assetto di pace derivi da negoziati diretti e tenga a mente le necessità di sicurezza dello Stato ebraico. L’Unione Europea respinge invece la tesi israeliana secondo cui sia da imputare ad Abu Mazen la assenza di negoziati. Fayad, il premier palestinese, era ieri sostanzialmente soddisfatto: «Israele avrà capito adesso che la sua politica del fatto compiuto nei Territori non paga piu», ha commentato. Da parte sua il sindaco di Gerusalemme Nir Barkat ha ribadito che Gerusalemme «è la capitale del popolo ebraico da tremila anni» e deve restare una città unificata, «proprio come Berlino». Il documento approvato a Bruxelles lo ha deluso anche perché, a suo parere, non ha attinenza con la realtà: «Sul piano pratico - avverte Barkat - qualsiasi tentativo di spartire Gerusalemme non potrebbe avere oggi successo, sarebbe destinato al fallimento». 9/12/2009, http://www.lastampa.it/

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