giovedì 17 dicembre 2009



Giardini istituto Weizmann

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L’opportunismo politico, quasi sempre, non rispecchia la volontà popolare. E allora ecco scorrere tra le pagine del Giornale un articolo che più di altri può chiarire questo concetto. La storia è quella di Zaki, un calciatore bomber di professione che veste la maglia della nazionale egiziana. A 26 anni Amr Zaki ha la possibilità, grazie alle sue doti, di tuffarsi in una nuova avventura calcistica: trasferirsi in Israele per giocare con il Beitar di Gerusalemme, dove guadagnerebbe un bel po’ di quattrini in più. Ma a infilarsi tra le trattative ecco sputare la Federcalcio d’Egitto che gli minaccia: se vai a giocare in Israele non potrai più vestire la maglia della nazionale. Conta poco, ora, come andrà a finire la vicenda. Ciò che sembra chiaro è che almeno parte di quel popolo, non è poi così lontano da sentimenti che pensavamo svaniti dopo più di quarant’anni dalla Guerra dei Sei Giorni. E intanto la diplomazia prosegue il suo lavoro mirato a far ripartire il processo di pace. Il ministro degli Esteri Franco Frattini, ieri a Ramallah in missione, ha ribadito la necessità di insistere sui negoziati (rivolgendosi ad Abu Mazen) e spronato Netanyahu a non cedere alle pressioni dei coloni. (Corriere, Repubblica, Osservatore Romano). Ma, almeno a mio avviso, non vedo uno sforzo intellettuale da parte dei leader mondiali nel voler trovare una soluzione oltre gli annunci, che porti realisticamente due mani a stringersi dietro un accordo. Intanto Avvenire fa sapere che per un eventuale ritiro dal Golan, Israele si affiderà a un referendum.Concludo questa nota alla nostra rassegna segnalando un articolo e un incontro. Sul Sole 24 Ore è stimolante la riflessione di Bruno Forte sull’intreccio tra fede e politica. Mentre a Milano l’Università Cattolica sarà impegnata tutto il giorno in un seminario sull’insegnamento della Shoah e l’educazione alla cittadinanza (Avvenire). Fabio Perugia,http://www.moked.it/

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