venerdì 22 gennaio 2010



Equivoci e distorsioni sul sinodo dei vescovi del Medio Oriente

Il 19 Gennaio in preparazione del Sinodo dei Vescovi del Medio Oriente, la Santa Sede ha pubblicato i Lineamenta, ossia le grandi linee della politica Vaticana in Medio Oriente. Se Benedetto XVI ha evitato di parlare di politica nella sua visita al Tempio Maggiore, questo documento è pieno di politica, in generale anti-israeliana. Al punto 18 è scritto: “L’occupazione israeliana dei Territori palestinesi rende difficile la vita quotidiana per la libertà di movimento, l’economia e la vita religiosa (accesso ai Luoghi Santi condizionato da permessi militari concessi agli uni e agli altri, per motivi di sicurezza)”. Si ignorano totalmente le ragioni che hanno spinto Israele a istallare posti di controllo, ossia il terrorismo palestinese che pur essendo fortemente diminuito, miete ancora vittime civili israeliane come è accaduto pochi giorni fa. Al punto 63 è detto: “Causa di questa ostilità è l’occupazione da parte d’Israele dei Territori palestinesi e di qualche territorio libanese e siriano.” Ciò è falso poiché anche quando finisce l’occupazione israeliana, continua l’ostilità sia dei palestinesi sia dei paesi Arabi vicini (come il Libano).Forse il paragrafo più importante da un punto di vista ebraico è al numero 75 dove è detto fra l’altro: “La soluzione dei conflitti è nelle mani del Paese forte che occupa un Paese o gli impone la guerra. La violenza è nelle mani del forte ma anche del debole, che, per liberarsi, può ugualmente ricorrere alla violenza a portata di mano. Diversi nostri Paesi (Palestina, Iraq) vivono la guerra e tutta la regione ne soffre direttamente, da generazioni. Questa situazione è sfruttata dal terrorismo mondiale più radicale.” E’ qui riassunta la dottrina politica del Vaticano di fronte al Medio-Oriente: la colpa è tutta di Israele nemmeno nominato. Il Vaticano ritiene che Israele, che è il più forte, occupa un paese non suo o impone la guerra, e dimentica così le provocazioni, il lancio di missili sulle popolazioni civili israeliane durante otto anni e gli atti terroristici. Il terrorismo radicale sfrutta la situazione che ne deriva. Nulla è più falso nella consecutio temporum delle guerre di Israele.Questi esempi tratti da un lungo documento sono la prova dell’ostilità vaticana nei confronti di Israele e della mancanza di equidistanza dai contendenti. Ci domandiamo cosa ne guadagni la Santa Sede a non capire che di fronte alla marea islamica e al terrorismo radicale, Israele costituisce una barriera di difesa per i cristiani, altrimenti costretti a fuggire dal Medio Oriente.Sergio Minerbi, storico, newletter UCEI del 21 gennaio

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