venerdì 8 gennaio 2010



L’importanza degli studi ebraici

Accanto allo Stato di Israele, che lotta per la sua esistenza, l’ebraismo della Diaspora è alla ricerca del suo contenuto e della sua modalità d’essere. Anche qui ne va dell’esistenza che può essere alimentata solo dall’educazione ebraica.Ma purtroppo nel mondo contemporaneo, e soprattutto nei paesi europei, gli studi ebraici hanno perso prestigio - come se la cultura che dovrebbero veicolare non riuscisse più a far fronte alla concorrenza e al fascino della civiltà occidentale. L’errore è proprio quello di vedere il rapporto tra cultura ebraica e civiltà occidentale in termini di concorrenza. E ancor più erroneo è considerare l’educazione ebraica solo come istruzione religiosa. Senza pregiudicare le opzioni religiose di ciascuno, l’educazione ebraica è il fondamento anche dell’ebraismo laico che anzi, senza un tale supporto, rischia di dileguarsi, come si dileguano i ricordi di famiglia. In un mondo in cui nulla è ebraico che cosa resta altrimenti di “ebraico” se non i testi, a cominciare dalla Torà?L’identità non può essere confusa con un nazionalismo. Piuttosto la carta d’identità delle generazioni future deve essere scritta (e letta) in ebraico. Il resto di Israele nella diaspora può essere recuperato attraverso lo studio della lingua ebraica e del patrimonio sedimentato nelle sue lettere. Ma l’apprendimento della lingua non può essere strumentale; si deve imparare la lingua per leggere le fonti della tradizione, per interrogare i testi a partire dalle domande di oggi. Perché il potenziale di queste fonti è l’umanesimo ebraico - tanto più attuale, data la fragilità dell’umanesimo (dei principi di umanità) nel liberalismo occidentale. La Torà è il Libro che non conduce al mistero di D-o, ma ai compiti dell’uomo. Chi vuole che l’ebraismo continui, deve aprire e far aprire i libri della tradizione: il Talmud, i testi dei commenti e quelli filosofici. La promozione degli studi ebraici è forse il compito più urgente dell’ebraismo moderno - anche di quello israeliano.Donatella Di Cesare, filosofa

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