sabato 9 gennaio 2010


Telepace tra Israele e la Palestina Servizi in arabo a favore della pace

RELIGIONE E NOTIZIE. L'emittente cattolica ha tre redazioni di corrispondenza a Gerusalemme e nei territori occupati L'ultima sfida della televisione veronese sono i servizi in lingua e sui diversi mondi religiosi Don Arcaini: «Proposta di fede»
Gerusalemme. Nei territori contesi da israeliani e palestinesi e a Gerusalemme ci sono piccoli avamposti dell'informazione cattolica veronese. Le redazioni di Telepace Holy Land (Terra Santa), l'emittente che ha sede a Cerna in Lessinia e fondata da don Guido Todeschini, nell'ultimo anno hanno lanciato la campagna di news per il mondo arabo cristiano, ultima sfida di un'avventura incominciata cinque anni fa. Ogni mattina, don Paolo Arcaini e don Francesco Zampini, partono con il furgoncino della tv da Betlemme, territorio dell'autorità palestinese, dove vivono in un appartamento, accanto a una redazione. Poi attraversano il muro del confine con Israele e vanno a Gerusalemme. Si fermano davanti alla New Gate, una delle porte della città santa, come la chiamano i credenti delle tre religioni monoteiste con il maggior numero di fedeli nel mondo. Quindi, fanno pochi passi lungo El-Jawalida ed entrano nel Knights Palace, l'antico palazzo del Patriarcato latino dove c'è la sede della tv. Qui lavorano anche due giornaliste, Sara Fornari di Roma e la veronese Stefania Sboarina. Questo Natale è stato pieno di cose da fare per il gruppo di Telepace. La sera della vigilia c'era da «coprire» la celebrazione della nascita di Gesù dalla chiesa della Natività a Betlemme, ma uno sbalzo di corrente ha bruciato un cavo di fibra ottica e la diretta è saltata. In onda è andata poi la registrazione dell'evento, con l'arrivo del patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal accolto dal presidente dell'autorità palestinese Abu Mazen.Don Paolo, originario di San Giovanni Lupatoto ed ex parroco di Bovolone, da marzo 2008 è il responsabile degli uffici di Telepace Holy Land e del cenacolo Maria Stella dell'evangelizzazione. Don Francesco, nato a San Pietro in Cariano, invece si occupa dell'area tecnica, impegnato costantemente tra telecamere, cavetti, spinotti e antenne paraboliche. È arrivato a Betlemme meno di un anno fa.Non è facile operare tra le tre redazioni di Betlemme, Nazareth e Gerusalemme. «Siamo pochi», spiega don Paolo, «ma ci diamo da fare». A dar man forte alla missione mediatica di Telepace ci sono anche due volontarie, Marta Scandola di Sona ed Emanuela Compri di Chievo. E, infine, il primo collaboratore di origini arabe, l'operatore Johny Michel. «Lui però», dice don Paolo, «non ha il permesso per lavorare in territorio israeliano e, pertanto, non può attraversare il confine». I servizi da assicurare ogni settimana sono due per il telegiornale di Telepace e uno speciale. Niente cronaca politica, si parla soltanto di religione. E di argomenti ce ne sono a non finire. Per esempio, si va dalla richiesta di riprese che arriva dalla parrocchia dei campi di pastori di Beit Sahur che festeggia i 150 anni di attività, al servizio sui salesiani che si riuniscono nell'orto dei Getsemani. Ma nelle immagini che vanno in onda via satellite non c'è soltanto cattolicesimo. Ad agosto, ogni giorno c'è un servizio sulla chiesa ortodossa che celebra l'inno a Maria (l'Akatistos). Un rabbino ha poi spiegato cos'è la festa della luce per gli ebrei. In un kibbutz è stato realizzato un servizio su uno spettacolo interculturale. D'altronde questa terra è piena di confessioni. Basta entrare nella basilica del Santo sepolcro per capire come le diverse chiese cristiane di latini, armeni, greci, copti, etiopi e siriaci si dividono piccoli spazi ed edicole votive, secondo l'editto del 1852 (Status quo) che mise fine a un'infinità di dispute sulla proprietà della chiesa.«Noi raccontiamo soprattutto la vita della chiesa cristiana, in prevalenza araba», spiega don Paolo, «e, con l'intervento del patriarca latino che ha parlato quattro minuti in arabo in occasione dell'ultima Quaresima, è stato aperto questo nuovo filone di comunicazione». Ma l'impresa è pure aprire un canale con le altre realtà religiose. A grandi linee, i passaggi di Telepace Holy Land sono quattro. «Bisogna pensare che qui ci sono una dozzina di chiese cattoliche diverse (il significato è uguale, ma cambia la liturgia)», spiega don Paolo, «Poi stiamo entrando in contatto con il mondo ortodosso. Il terzo obiettivo è la religione ebraica. Il quarto dovrebbe essere la realtà musulmana, anche se non siamo ancora riusciti ad avere un contatto per i nostri servizi perché la mentalità è molto diversa».Guardando dal balcone della dimora di don Paolo le case di Betlemme che formano un presepe su una collina, viene in mente il gospel di Jesus Crhist Superstar, quando Giuda chiede a Gesù come mai scelse di venire in «questa strana terra» proprio in un tempo in cui Israele non aveva mezzi di comunicazione di massa con i quali Cristo avrebbe potuto conquistare l'intera nazione. Allora la domanda: don Paolo, la vostra attività risponde a un progetto di evangelizzazione attraverso i moderni mezzi della televisione? Lui riflette un attimo. poi risponde: «Noi facciamo una proposta di fede, ma senza un piano, non imponiamo nulla. Più semplicemente ci piace l'idea di far entrare qui. in Terra Santa, le persone, i fedeli che qui non possono venire». 06/01/2010 http://www.larena.it/

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