mercoledì 17 febbraio 2010


Arab soldiers with rifles being transported in military vehicles. March 1948


Rassegna stampa

Gli argomenti più trattati oggi nei nostri quotidiani sono i rapporti dell’Occidente con l’Iran e l’uccisione del trafficante d’armi palestinese avvenuta nel mese di gennaio a Dubai. Sul Corriere Battistini descrive nei dettagli l’uccisione di Mahmoud al Mabbouh avvenuta in un grande albergo ad opera di un commando composto da 10 uomini (e una donna) dei quali sono noti i visi ma non le identità, nascoste da passaporti falsi di diverse nazionalità. Perfino un israeliano si è accorto di essere stato coinvolto suo malgrado in questo affair, con tutte le spiacevoli conseguenze che gliene deriveranno. Il Mossad è sospettato, ma si sottolinea che di solito non ricorre a commandos così numerosi, e non lascia così tante tracce dietro le sue azioni. In questo caso inoltre anche due palestinesi sembrerebbero essere coinvolti (ed è difficile immaginare una collaborazione in simile operazione tra Mossad e palestinesi). Di questa azione che si è svolta con precisione cronometrica in soli 23 minuti, anche altri quotidiani parlano, ma sembrano tutti certi della colpevolezza del Mossad: così è per Liberazione, dove Marretta scrive: killer del Mossad, per il Messaggero, in un simile articolo di Erica Salerno, e per Repubblica, in un altro articolo ancora simile di Stabile, che solo nelle ultime righe accenna al coinvolgimento dei due palestinesi. Su l’Opinione Stefano Magni parla delle diplomazie al lavoro per risolvere il nodo Iran. Anche la Turchia si dà da fare, forte dei suoi nuovi, forti legami con Ahmadinejad, mentre l’Arabia Saudita sembra essere meno disposta a seguir la strada tracciata dalla Clinton. Gli USA con la loro politica incerta hanno già perso un anno a tutto vantaggio dei mullah. E intanto l’Arabia Saudita avrebbe concesso ad Israele il permesso di sorvolare il suo territorio in caso di attacco. Per il Tempo la missione della Clinton in Arabia Saudita e Qatar sarebbe fallita. Intanto su l’Opinione Sfaradi si chiede se la missione di Netanyahu a Mosca possa ancora servire: la Russia ha confermato la propria fornitura di missili ”difensivi” S300 a Teheran, ma una volta che questi vengano schierati a difesa delle basi nucleari “offensive”, non diventano essi stessi armi offensive? Ed a proposito della visita a Gerusalemme del capo di stato maggiore USA, dopo la sua conferenza stampa (in un passato recente queste visite non venivano tanto pubblicizzate, altro che conferenza stampa ndr), Sfaradi si domanda se sia stata più una visita da ammiraglio o da pompiere. Fiamma Nirenstein sul Giornale scrive del rischio sempre più vicino che a maggio l’Iran diventi membro del Consiglio ONU per i diritti umani: diventerebbe giudice di chi è buono e morale, dopo aver già collezionato tanti incarichi ufficiali internazionali negli ultimi anni. Dal 2006 il nuovo Consiglio per i diritti umani ha emesso 33 condanne contro stati, delle quali ben 27 contro Israele, ma nessuna contro stati sicuramente colpevoli come l’Iran, il Sudan, la Cina e Cuba. Fiamma Nirenstein scrive che la crepa dell’ONU può diventare una voragine, e c’è da chiedersi se questo non possa servire finalmente perché il mondo democratico comprenda finalmente come stanno andando le cose. Il Foglio parla delle pressioni sulle aziende tedesche perché si ritirino dal mercato iraniano. La Siemens, spinta dai più importanti affari negli USA, ha dichiarato che non firmerà nuovi contratti, ma altre aziende come BASF, Bayer, Linde, nonché tante aziende medie dichiarano di non voler seguire questa strada. E se le banche tedesche non coprono operazioni commerciali con l’Iran, ci pensano le banche iraniane presenti in Germania con loro filiali. Anche Dubai, con 5/6000 aziende iraniane presenti sul suo territorio, si presta ad agire come testa di ponte per il regime di Ahmadinejad. Ma poi, se alcune aziende europee smettono di fare affari con gli iraniani, oltre ai cinesi, sempre pronti a infilarsi in questi business, vi sono anche altri europei: quando la Mercedes rifiutò di fornire i propri camion, la commessa venne vinta dalla Volvo, con buona pace della solidarietà europea. Solidarietà che, come ricorda l’Avanti, venne meno anche in occasione delle recenti celebrazioni della rivoluzione di Khomeini: alcuni paesi non hanno mandato i propri ambasciatori, ma tanti altri invece li hanno mandati (ed io ricordo che, in Italia, il solo Dini sembra aver partecipato, tra i politici di primo piano, al ricevimento dell’ambasciata iraniana). Molti quotidiani, come il Messaggero ed il Sole 24 Ore, pubblicano una breve nella quale si riportano le parole di Ahmadinejad che dice che Israele in primavera attaccherà l’Iran: ma non era lui che continuava a dichiarare che presto avrebbe cancellato l’entità sionista dalle carte geografiche? Su l’Opinione David Harris si chiede come mai passi sotto il silenzio di tutti il ritiro della cittadinanza a migliaia di palestinesi giordani. Siccome non è colpa di Israele, nessuno se ne accorge, come nessuno si accorse di quando Saddam Hussein ne cacciò quattrocentomila, e altre centinaia di migliaia furono cacciati dal Kuwait. Harris scrive: se questo non è un caso di ipocrisia rampante, che cosa è? L’Osservatore Romano dedica un lungo articolo propagandistico alla storia di un ebreo polacco che durante la guerra riuscì, sotto falso nome, ad arruolarsi tra le SS e in tal modo contribuì a salvare molte vite di ebrei; vistosi scoperto si rifugiò in un convento e finì col convertirsi al cattolicesimo, dopo una battaglia psicologica “di due giorni”. Dopo la guerra si riunì ai familiari sopravvissuti, in Israele, dove ora vive nel convento carmelitano di Haifa. L’Avvenire parla della visita del cardinale Poletto nella Sinagoga di Torino, accolto dal rabbino Somekh e dal presidente Tullio Levi. Ha fatto un discorso di fraternità e di dialogo, in presenza anche di rappresentanti del Coreis. Speriamo che in futuro sia davvero così, e che in locali della Chiesa cattolica torinese non si debbano più sentire parole di antisemitismo puro (e anche di violento antisionismo) come è purtroppo successo ancora in un recente passato, senza possibilità di confronto. Il Messaggero parla del consigliere regionale romano che distribuisce calendari con l’immagine del Duce. All’estero le Monde interroga numerose donne velate, con le loro difficoltà causate dalle leggi francesi; tuttavia non scrive che il velo non è un simbolo religioso. Infine l’Herald Tribune pubblica la recensione del libro Capitalism and the Jews di Muller che meriterebbe maggiore approfondimenti.Emanuel Segre Amar, http://www.moked.it/

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