Noi Golasa non lo vogliamo: ecco come parte della tifoseria laziale – almeno quella che frequenta i social network – ha accolto l'acquisto di Eyal Golasa, centrocampista israeliano prelevato dal Maccabi Haifa. Risale a ieri l'apertura di un gruppo su Facebook «dedicato» al calciatore e denominato proprio così. Descrizione: «No agli israeliani con la nostra maglia!». Una pagina web che, oltre a portare avanti una guerra personale e immotivata contro il neo-laziale, presenta immagini di chiaro orientamento antisemita: corpi a brandelli, volti sanguinanti, architetture dilaniate, frutto degli attentati palestinesi. Raccapricciante. Per fortuna all'interno dello stesso gruppo molti utenti (laziali e non) si sono schierati a favore di Golasa e del suo arrivo a Roma, postando commenti di solidarietà nei confronti del giocatore. Brutalità come quella della pagina apparsa su Facebook non sono certo una novità per le frange più estreme del tifo: basti pensare al famigerato striscione «Squadra di negri, curva di ebrei» sfoderato dalla curva in occasione di un derby di qualche anno fa. I destinatari del messaggio erano, ovviamente, i cugini romanisti, «rei» d'avere in rosa giocatori di colore. In realtà, in biancoceleste i «negri» erano già sbarcati qualche stagione fa: Ousmane Dabo, Modibo Diakité, Stephen Makinwa, persino l'olandese Aaron Winter, risalendo agli anni ‘90. Per non parlare dell'albanese Ighli Tare (attuale dirigente), di Valon Behrami (passaporto svizzero ma nato in Kosovo), del rumeno Stefan Radu. Lotito, come al solito indifferente agli spifferi curvaioli (forse il suo principale merito da quando è presidente), ha fatto firmare a Golasa un contratto quinquennale da 350.000 euro l'anno (con ingaggio a salire). Il centrocampista, classe '91 (appena 19 anni), sembra promettere bene: per acquistarlo, la Lazio ha bruciato sul tempo società di maggior richiamo come Liverpool e Bayern Monaco. Il ragazzo è cresciuto nel Maccabi Haifa, la squadra più importante d'Israele, ed è stato regolarmente convocato dalle selezioni giovanili della nazione del suo paese (è il punto di forza dell'Under 21). Nell'agosto del 2009 ha esordito in Champions League (preliminari), riuscendo persino a segnare un gol contro il Salisburgo, poi decisivo per la qualificazione del Maccabi Haifa alla fase a gironi. All'interno della vicenda emerge piuttosto un altro dettaglio destinato a far discutere: Eyal è infatti in piena età da servizio militare che in Israele impegna i ragazzi per 3 anni. Molti, a partire dal padre del giocatore («Eyal è un disonesto»), hanno interpretato il trasferimento di Golasa come una «renitenza» alla leva; pare tuttavia che il ragazzo, almeno per questa stagione, non possa esordire in Serie A, proprio per questioni legate all'obbligo di leva (la posticipazione o l'esonero è previsto soltanto se si è riconosciuti come «atleti eccezionali», definizione dalla quale Golasa sembra almeno per ora escluso). L'unica ad averne preso le difese è la madre Mira, secondo cui Eyal rinuncerebbe a servire l'esercito nel caso non si trovasse una soluzione al problema.04 febbraio 2010, http://www.unita.it/
sabato 6 febbraio 2010
Eyal Golasa, 18 anni, a destra, con la Maglia del Maccabi
Caso Golasa, laziale e israeliano. Su web un gruppo: «Non lo vogliamo»
Noi Golasa non lo vogliamo: ecco come parte della tifoseria laziale – almeno quella che frequenta i social network – ha accolto l'acquisto di Eyal Golasa, centrocampista israeliano prelevato dal Maccabi Haifa. Risale a ieri l'apertura di un gruppo su Facebook «dedicato» al calciatore e denominato proprio così. Descrizione: «No agli israeliani con la nostra maglia!». Una pagina web che, oltre a portare avanti una guerra personale e immotivata contro il neo-laziale, presenta immagini di chiaro orientamento antisemita: corpi a brandelli, volti sanguinanti, architetture dilaniate, frutto degli attentati palestinesi. Raccapricciante. Per fortuna all'interno dello stesso gruppo molti utenti (laziali e non) si sono schierati a favore di Golasa e del suo arrivo a Roma, postando commenti di solidarietà nei confronti del giocatore. Brutalità come quella della pagina apparsa su Facebook non sono certo una novità per le frange più estreme del tifo: basti pensare al famigerato striscione «Squadra di negri, curva di ebrei» sfoderato dalla curva in occasione di un derby di qualche anno fa. I destinatari del messaggio erano, ovviamente, i cugini romanisti, «rei» d'avere in rosa giocatori di colore. In realtà, in biancoceleste i «negri» erano già sbarcati qualche stagione fa: Ousmane Dabo, Modibo Diakité, Stephen Makinwa, persino l'olandese Aaron Winter, risalendo agli anni ‘90. Per non parlare dell'albanese Ighli Tare (attuale dirigente), di Valon Behrami (passaporto svizzero ma nato in Kosovo), del rumeno Stefan Radu. Lotito, come al solito indifferente agli spifferi curvaioli (forse il suo principale merito da quando è presidente), ha fatto firmare a Golasa un contratto quinquennale da 350.000 euro l'anno (con ingaggio a salire). Il centrocampista, classe '91 (appena 19 anni), sembra promettere bene: per acquistarlo, la Lazio ha bruciato sul tempo società di maggior richiamo come Liverpool e Bayern Monaco. Il ragazzo è cresciuto nel Maccabi Haifa, la squadra più importante d'Israele, ed è stato regolarmente convocato dalle selezioni giovanili della nazione del suo paese (è il punto di forza dell'Under 21). Nell'agosto del 2009 ha esordito in Champions League (preliminari), riuscendo persino a segnare un gol contro il Salisburgo, poi decisivo per la qualificazione del Maccabi Haifa alla fase a gironi. All'interno della vicenda emerge piuttosto un altro dettaglio destinato a far discutere: Eyal è infatti in piena età da servizio militare che in Israele impegna i ragazzi per 3 anni. Molti, a partire dal padre del giocatore («Eyal è un disonesto»), hanno interpretato il trasferimento di Golasa come una «renitenza» alla leva; pare tuttavia che il ragazzo, almeno per questa stagione, non possa esordire in Serie A, proprio per questioni legate all'obbligo di leva (la posticipazione o l'esonero è previsto soltanto se si è riconosciuti come «atleti eccezionali», definizione dalla quale Golasa sembra almeno per ora escluso). L'unica ad averne preso le difese è la madre Mira, secondo cui Eyal rinuncerebbe a servire l'esercito nel caso non si trovasse una soluzione al problema.04 febbraio 2010, http://www.unita.it/
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