mercoledì 3 febbraio 2010


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Khamenei celebra la Shoah: "Un giorno Israele sarà distrutto"

Secondo la guida suprema dell’Iran i tempi dipendono solo da come le nazioni islamiche affronteranno il problema
La stecca nel coro ha il nero turbante e le orecchie da elfo del capo guida Ali Khamenei e la barba sfatta e le occhiaie color seppia dell’ingegner Mahmud Ahmadinejad, le cosiddette teste pensanti della rivoluzione post khomeinista.A modo loro, anch’essi hanno festeggiato il Giorno della memoria. Come? Ma nel solito modo: quello ossessivo, ripetitivo, percussivo, perfino imbarazzante nella sua monotona salmodia, che ha a che fare con la distruzione di Israele e la scomparsa del regime sionista.C’è stato un tempo in cui il mondo, orripilato di fronte alle provocazioni di Teheran, si diceva sdegnato; e fior di presidenti e di primi ministri dettavano esclamative sentenze di condanna del regime iraniano. Ora, a scandalizzarsi puntualmente, e a mandare davanti ai microfoni della stampa un pezzo grosso a manifestare lo sdegno della nazione intera, c’è rimasto praticamente solo Israele. Gli altri hanno finito per trattare «la strana coppia» per quel che sono: due tipi un po’ fissati, come certi anziani signori cui l’età, e i guasti che vi si accompagnano, ha fatto un brutto scherzo.Se non altro, non si può negare alla Guida Suprema dell’Iran, l’inturbantato capo Ali Khamenei, una certa sensibilità mediatica. Nel giorno in cui il mondo intero si inchina davanti al suono delle sirene di Auschwitz e le cerimonie in ricordo si guadagnano sui giornali e in Tv uno spazio ogni anno crescente, Ali Khamenei si inchina alla platea mondiale e dice: «Di sicuro verrà il giorno in cui le nazioni della regione vedranno la distruzione del regime sionista. I tempi di questa dipendono dal modo in cui le nazioni islamiche affronteranno il tema».È la stessa canzone che a ogni festival a cui è invitato, compreso l’Ariston di New York, ospitato al Palazzo di Vetro, canta anche il premier Ahmadinejad, sempre più stretto d’assedio da un’opposizione che cresce irresistibilmente nel Paese e minaccia un regime che si nutre di repressione e violenza. Il solito appello a «cancellare Israele dalla faccia del mondo» e a interpretare l’Olocausto come un «mito», sapete.Di Israele e della sua «sicura» scomparsa dalla faccia del pianeta, la Guida suprema ha parlato ieri, già che c'era, col presidente della Mauritania Mohammed Ould Abdel Aziz, in visita a Teheran, invitando lo Stato africano (che di suo ha già sospeso le relazioni diplomatiche con Israele) a troncare definitivamente ogni rapporto con il «sionista».All’Iran, e alle farneticazioni che arrivano da Teheran ha fatto riferimento ieri lo scrittore ebreo sopravvissuto all’Olocausto Elie Wiesel, parlando nell’aula di Montecitorio: «Come si può trattare con un presidente di nazione che non riconosce la Shoah né il diritto di Israele ad esistere? - ha chiesto Elie Wiesel - Dovrebbe essere arrestato e tradotto davanti alla Corte penale internazionale dell'Aja per incitazione a crimini contro l’umanità». Ad ammonire il mondo sui pericoli che vengono da «dittatori assetati di sangue» ha pensato invece il presidente israeliano e premio Nobel per la Pace Shimon Peres. Peres ha parlato, in lingua ebraica, al Bundestag, la Camera Bassa del Parlamento tedesco. Israele, ha detto Peres (terzo presidente israeliano ad essere accolto al Bundestag), respinge «un regime fanatico che disprezza la Carta delle Nazioni Unite». Un regime che possiede impianti atomici e armi nucleari, con le quali terrorizza il proprio Paese e altre nazioni, ha proseguito, e che «costituisce un pericolo per il mondo» intero. Per questo, ha spiegato, i milioni di ebrei uccisi dai nazisti devono servire da insegnamento: «Mai più si potranno ignorare dittatori assetati di sangue che si nascondono dietro maschere demagogiche e pronunciano slogan omicidi», ha detto, congratulandosi con la Germania per il suo impegno a stringere il regime khomeinista con il nodo scorsoio di nuove sanzioni. 28 gennaio 2010, http://www.ilgiornale.it/

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