sabato 6 febbraio 2010


Rassegna stampa

Il Silvio Berlusconi che alle dieci di sera torna nella sua residenza romana a Palazzo Grazioli, è un primo ministro italiano più vicino a Israele. L’eco delle sue parole pronunciate al Parlamento di Gerusalemme non commuovono solo Tzipi Livni, non riempiono d’onore solo Bibi Netanyahu, ma soddisfano un’esigenza interiore a ogni italiano che crede nella forza, nel significato e nella fede dell’esistenza dello Stato di Israele. I sentimenti di rispetto nei confronti dell’unica democrazia in Medio Oriente, la condanna all’Iran, l’invito a iniziare un percorso comune che porti a lavorare assieme nell’Unione Europea, la capacità di comprendere il concetto di “difesa” e di ammettere l’esigenza di protezione dalle insidie di Gaza, cuciono un messaggio giudicato “sincero” da Shimon Peres. Così, leggere la cronaca dell’ultima giornata di Silvio Berlusconi in Israele è un po’ come una pausa-relax in un mondo in cui gli attacchi (mediatici e militari) sono all’ordine del giorno.Per chi non lo avesse notato, la coerenza del Premier, spesso danzante sul filo della diplomazia, è dimostrata nell’incontro con Abu Mazen. Quando il leader dell’Anp, racconta Repubblica, chiede una ferma condanna contro il muro di Betlemme, il Cavaliere risponde: io quel muro non l’ho visto. L’atteggiamento di Berlusconi è interpretato, a mio avviso con lucidità, da Antonio Ferrari sul Corriere. Il Premier, è la tesi, parla chiaro perché vuole ritagliarsi un ruolo da protagonista nell’Unione europea. Interessante anche l’analisi di Livio Caputo sul Giornale, che ripercorre la storia tra il Cavaliere e Israele dal 1994 a oggi. Mentre sulla Nazione Abraham Yehoshua racconta le sue impressioni e plaude al discorso fatto al Parlamento.Nel giorno della “serenata” italiana arrivano forti anche le reazioni dell’Iran. La Stampa racconta del lancio di un razzo spaziale, più o meno legato al programma nucleare, delle minacce all’Occidente e dell’indignazione degli Stati Uniti. Insomma, nonostante tutto Teheran tira dritto e attacca l’Italia (uno dei maggior partner commerciali): Roma complica le cose.A proposito della Capitale. Nel giorno in cui iMussolini, l’applicazione iPhone sul dittatore fascista criticata dal mondo, viene cancellata dalla Apple (Repubblica), la Digos fa irruzione nel covo di Militia, quelli delle scritte antisemite, delle offese a Riccardo Pacifici o che distruggono le targhe alla Resistenza. Il Messaggero racconta che all’interno del locale sono stati trovati un albun nazista, foto di Hitler, frasi contro Auschwitz e inneggianti al Ku Klux Klan e al White Power, più qualche altro souvenir da destra estrema. Speriamo si riesca a fare un po’ di pulizia.Fabio Perugia, http://moked.it/

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