mercoledì 17 febbraio 2010

Una giornata per la libertà religiosa

Firenze, proseguendo nel cammino intrapreso dai tempi di Giorgio La Pira, si candida a diventare la capitale del dialogo. E non lo fa con proclami e dichiarazioni di intento, ma con iniziative concrete. L’ultima in ordine di tempo è stata l’istituzione della Giornata della libertà religiosa, che d’ora in poi, quantomeno nella patria di Dante e Machiavelli, verrà celebrata ogni 16 febbraio. L’iniziativa, promossa dalla Consulta per il dialogo con le confessioni religiose (nata circa un anno fa) ha preso il via con un incontro svoltosi nel Salone dei Dugento, cuore pulsante di Palazzo Vecchio. Sui banchi dove sindaco e consiglieri si scannano su Tramvia e Cittadella Viola, per una volta erano seduti i rappresentanti delle principali comunità fiorentine e alcuni docenti universitari. Presente tra il pubblico (un centinaio di cittadini) anche Valdo Spini, ministro dell’Ambiente nel governo Amato e da sempre paladino della laicità. Quello di ieri sera era il primo appuntamento ufficiale della Consulta. Il presidente, l’avvocato Leonardo Bieber, ha spiegato come questo organismo sia nato con una doppia finalità. Da un lato lavorare per una pacifica convivenza tra le varie minoranze, dall’altro vigilare e contribuire per un sereno rapporto tra istituzioni pubbliche e singole comunità. Con un principio di fondo: “Il Comune deve essere il garante assoluto della libertà”. E dove c’è libertà religiosa, c’è democrazia.Finora 17 comunità hanno aderito alla Consulta. Ormai sono davvero poche quelle a mancare all’appello. Le premesse perché i lavori portino a risultati significativi ci sono dunque tutte. Anche in considerazione del fatto che, a breve, in seguito a una proposta della Consulta approvata dal consiglio comunale, verrà inaugurato il “Centro di In-Formazione Religiosa”, luogo di ritrovo, formazione ed informazione dedicato in particolare agli studenti dell’area metropolitana fiorentina.Tra i relatori chiamati ad intervenire a Palazzo Vecchio c’era anche Daniela Misul, presidente della Comunità ebraica, che ha parlato di antisemitismo e razzismo strisciante nella società italiana, esortando a non restare indifferenti ogni volta che si verificano episodi di intolleranza e xenofobia. Perché una delle colpe più gravi, spiega la Misul, è proprio quella di non voler vedere. E questo succede sempre più spesso anche nella civile e tollerante Toscana. Per la cronaca, non più di un mese fa un commerciante empolese ha esposto sulla porta del suo negozio un cartello in cui vietava l’ingresso ai cinesi che non parlavano italiano.I capri espiatori cambiano, ma le dinamiche sono le stesse.Adam Smulevich, http://www.moked.it/

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