lunedì 29 marzo 2010



Dmitry Medvedev


Il nuovo Barack, telefoni in faccia e colloqui a muso duro

Il presidente cambia stile e trasforma lo "street basket" in approccio diplomatico
Benjamin Netanyahu non è stato il primo leader straniero a saggiare il nuovo approccio di Barack Obama alle relazioni internazionali. A suggerirlo è il tam tam di Washington sul retroscena che ha portato al raggiungimento dell’accordo Start con il Cremlino sulla riduzione del 30% delle armi strategiche. Oltre due settimane fa, ben prima dunque della crisi con Israele innescata dalle 1.600 nuove case costruite a Gerusalemme Est, Obama era al telefono con il collega russo Dmitry Medvedev per discutere sui dettagli dello Start e quando si sentì ripetere per l’ennesima volta la richiesta di stabilire un collegamento diretto con la difesa antimissile americana, rispose dicendo «così non si va da nessuna parte». E chiudendo la comunicazione senza troppi complimenti. Almeno in un’altra occasione Obama avrebbe interrotto di sua volontà un colloquio telefonico con Medvedev. Il risultato è stato un accordo Start che non include riferimenti allo scudo antimissile Usa - anche se Mosca dà un’interpretazione diversa - e che ha dato alla Casa Bianca l’occasione di far filtrare la nuova immagine di un presidente assai grintoso con i leader stranieri.Finora Obama è stato bersagliato dall’opposizione repubblicana a causa dei cedimenti, di forma e sostanza, attribuiti alla sua politica estera: dai pronunciati inchini personali di fronte al sovrano saudita, alla regina britannica e all’imperatore nipponico, fino alla modifica unilaterale dello scudo antimissile per andare incontro alle obiezioni russe, ai messaggi segreti agli ayatollah di Teheran e alle pacche sulle spalle ad avversari dichiarati come il venezuelano Hugo Chavez. Obama adesso dimostra di volersi togliere tale immagine di leader remissivo ed eccessivamente buonista. Da qui l’accento su un approccio assai più determinato, che si è manifestato prima chiudendo il telefono a Medvedev almeno in due occasioni e poi abbandonando a sorpresa Netanyahu nella Roosevelt Room della Casa Bianca per andare a cenare con Michelle nella East Wing. Il messaggio è chiaro: se Barack lo ha fatto con Russia e Israele, potrebbe ripeterlo con chiunque. Rispolverando l’approccio «tutto gomiti» alla politica degli anni di Chicago, come anche della passione per lo «street basket» che ha in comune con Craig Robinson, fratello di Michelle.
di Maurizio Molinari, 29 marzo, http://www.lastampa.it/

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