domenica 21 marzo 2010



Gerusalemme

Priebke contro i giudici italiani: voglio uscire

Mancano pochi giorni all'anniversrio dell'eccidio nazista alle Fosse Ardeatine. Anziché battersi il petto e recitare il mea culpa pregando per le 335 vittime del massacro del 24 marzo 1944 alle porte di Roma, Erich Priebke fa la voce grossa in Germania contro i suoi giudici italiani. E li attacca con un lungo articolo sul giornale dei nostalgici dichiarati del Fuhrer, in cui pretende un atto di clemenza dall'Italia. «Della giustizia, purtroppo, non posso dire nulla di positivo - scrive di suo pugno sull'ultimo numero della Deutsche Stimme (la voce tedesca) megafono del partito neonazista Npd - I giudici responsabili della mia reclusione non vogliono essere degli eroi che agiscono contro gli aculei dei miei persecutori». L'ex capitano delle SS quasi centenario (classe 1913) arriva a proclamarsi perseguitato dalla giustizia italiana «Tenere agli arresti un uomo di 96 anni, sano o malato che sia, è una vergogna assoluta per un popolo di cultura come vuole essere l'Italia». Non chiede perdono e ribadisce che alle Fosse Ardeatine fu costretto «come soldato tedesco in una guerra orrenda» ad eseguire un ordine di rappresaglia, con impossibilità di disubbidire (la famigerata Befehlnotstand ). Poi se la prende anche con i governanti tedeschi accusandoli di essere succubi dei suoi nemici: «Tutti sanno chi sono i miei persecutori, per cui non c'è da stupirsi che la Germania ufficiale non muova un dito per me». Tanto per capire l'aria antisemita che tira sulle pagine della Deutsche Stimme, nello stesso numero del giornale si elogia la deputata neo-comunista Sahra Wagenknecht (Die Linke) che si è rifiutata di applaudire il presidente israeliano Shimon Peres in visita due mesi fa al Bundestag per commemorare la liberazione di Auschwitz. Il braccio destro di Herbert Kappler sta scontando a Roma, agli arresti domiciliari, l'ergastolo sentenziato dalla Corte d'Appello militare nel 1998 e confermato definitivamente dalla Cassazione. L'irriducibile prussiano di Hennigsdorf si vanta con ilettori della Deutsche Stimme di essere diventato una superstar: «Centinaia di lettere e cartoline augurali continuano a rallegrarmi: so che non sono stato dimenticato e i saluti e le buone parole di queste persone di buona volontà mi danno la forza morale di sopportare il lungo calvario». La veneranda età non lo deprime. Tutt'altro. «Il 2010 un anno di lotta», annuncia nel titolo dell'articolo. Rivela di essere in buona salute «Ho avuto qualche problemino, ma i medici dell'ospedale militare lo hanno risolto nel modo migliore». Si sente il capostipite intramontabile di una dinastia che ha proliferato i Priebke in tutto il mondo: «Per chi non lo sapesse, nel frattempo sono diventato sei volte bisnonno: due nipotine negli Stati Uniti, un maschietto e una femminuccia in Argentina, due bambini in Germania. Grazie a Dio, la mia stripe non muore».Enzo Piergianni, Libero 18 marzo 2010

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