venerdì 9 aprile 2010



La Laguna vista dall'architetto Yona Friedman

Lo spazio come utopia del reale nella mostra di Yona Friedman “La città più moderna del mondo. Progetti per Venezia” a cura di Maria Pesavento e Gabriele Gallo, inaugurata a Venezia presso i SaLE Docks, polo di produzione artistica e culturale di recente formazione e ricavato nei vecchi magazzini del sale nelle vicinanze di Punta della Dogana.Yona Friedman è uno dei più importanti architetti urbanisti viventi, nasce a Budapest nel 1923 dove frequenta la facoltà di architettura. Sfuggito ai rastrellamenti nazisti, nel dopoguerra si trasferisce per un decennio a Haifa, in Israele, per poi trasferirsi definitivamente a Parigi nel 1957. Fondatore del Groupe d’Études de Architecture Mobile, comincia già dagli anni ‘60 a elaborare il concetto di ville spatiale, teorizzando i principi di un’architettura che possa carpire le trasformazioni che caratterizzano la mobilità sociale nel mondo moderno. Friedman ha collaborato con l’Unesco e l’Onu in una serie di progetti di autocostruzione per il Terzo mondo, il più importante dei quali è il Museum of Simple Technology di Madras, in India, realizzato nel 1982. Negli ultimi anni ha partecipato con alcuni suoi progetti alle edizioni 2003, 2005 e 2009 della Biennale di Venezia in Arti Visive.Un personaggio fondamentale per l’architettura moderna, che da sempre lavora sul confine tra immaginazione e possibilità di realizzazione, tra ingegneria e utopia. Friedman con il suo lavoro dedicato alla ville spatiale, ha di fatto rovesciato fin dagli anni ‘50 la concezione di urbanistica che attribuiva all’architetto il ruolo di demiurgo, ideatore e costruttore della città. Al contrario egli immagina la metropoli dell’autorealizzazione, della flessibilità abitativa dove la città si autocostruisce e dove gli abitanti autogestiscono lo spazio urbano.Secondo Friedman è proprio Venezia la città moderna per eccellenza, una città che si presta a una rielaborazione spaziale grazie alla suo sviluppo su tre livelli tra loro indipendenti: il livello dell’acqua e dei canali, il livello delle strade e il livello delle altane. Nella mostra ai SaLE Docks, Friedman immagina una Venezia sorretta nel cielo da un fitto groviglio di strutture reticolari e rovescia il concetto di altana, terrazza tipica costruita sui tetti di Venezia, ridefinendo questo spazio, abitualmente privato, in chiave pubblica: una rete viaria di altane costruita sopra la città, che sia fruibile dai cittadini come itinerario aggiuntivo, complementare alle strade per l’attraversamento di Venezia. Friedman si dimostra attento anche all’aspetto di sostenibilità ecologica dello spazio urbano, una parte della mostra è infatti dedicata a una serie di disegni, proiettati come slide show, sullo sviluppo sostenibile della città.Un percorso tra realtà e utopia che avviene sotto la guida di Liocorni, animali fantastici, protagonisti di fregi e bassorilievi che punteggiano le architetture veneziane. Friedman immagina che queste figure mitologiche prendano vita divenendo gli abitanti invisibili di Venezia: Enormi sagome cartonate conducono lo spettatore nel percorso della mostra alla scoperta della città, dei progetti per Venezia, delle riflessioni di Friedman sul fare arte fino alle estreme considerazioni sul vivere quotidiano e su come la città sia un laboratorio di idee in evoluzione, un organismo mutevole continuamente passibile di ridefinizione.Michael Calimani, http://www.moked.it/

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