domenica 18 aprile 2010


Lech Kaczynski

Varsavia, l'omaggio a Lech Kaczynski

La popolarità di Lech Kaczynski, il presidente della Polonia scomparso insieme ad alcuni tra i principali esponenti del governo nella tragedia aerea di Smolensk, era in calo costante. Lo rivelano recenti sondaggi che evidenziano come fosse sempre meno apprezzato il suo modo autoritario e poco disposto al compromesso di esercitare il potere. Ma adesso che Kaczynski è morto, i sondaggi indigesti hanno lasciato spazio al dolore di un paese sotto choc e dal futuro politico incerto. Le piazze si sono riempite di gente commossa, piccoli e grandi memoriali improvvisati sono sorti agli angoli delle strade. Il tutto mentre è partito il countdown per i funerali di stato che si celebreranno nel pomeriggio di oggi nella basilica di Cracovia. Tra i più scossi dai luttuosi accadimenti il premier liberale Donald Tusk, che ha parlato della “più grande sciagura per il nostro paese dalla fine della guerra in poi”.Lech Kaczynski è stato un uomo su cui tanto si è discusso e su cui tanto si continuerà a discutere anche in futuro. Insieme al fratello gemello Jaroslaw era stato il fondatore di Legge e Giustizia, partito ultraconservatore e populista per lungo tempo prima forza politica del paese. Più volte accusato di avere idee omofobe e xenofobe, Lech si definiva un euroscettico convinto. Uno dei suoi cavalli di battaglia era: “Contro l´Unione Europea e se necessario contro lo stesso eroe della rivoluzione Lech Walesa”. Ma aldilà di alcune miopie politiche evidenti (condizionate in particolare dalle pressioni esercitate dal fratello Jaroslaw), gli va riconosciuto un grande merito: quello di aver sempre cercato il dialogo con la comunità ebraica polacca. Un dialogo assolutamente non scontato in un paese che ha più volte cercato di condannare al silenzio quegli scomodi eredi di un passato orrendo.Gli ebrei polacchi consideravano Kaczynski un loro amico. E lui ricambiava questo sentimento con gesti concreti e parole di apertura, anche perché riteneva l’emancipazione della minoranza ebraica tra i simboli più evidenti di una nazione che cercava di lasciarsi alle spalle il capitolo doloroso e mai totalmente rimosso della liberticida dittatura comunista. Kaczynski, per suggellare questo clima di reciproca fiducia, nel dicembre del 2008 si era reso protagonista di un episodio dai mille risvolti simbolici: la visita alla sinagoga Nozyk di Varsavia. Primo presidente nella storia della Polonia a varcarne la soglia, il suo ingresso era stato accolto dagli applausi. In quella stessa sinagoga, una settimana fa, centinaia di persone si sono ritrovate per una cerimonia commemorativa in suo onore. Kaczynski intratteneva ottimi rapporti con i principali leader ebraici polacchi. In particolare con il rabbino capo Michael Schudrich, che nel 2008 lo aveva accompagnato in visita al memoriale di Katyn. In quel luogo maledetto dalla storia il presidente gli aveva mostrato una targa che ricordava Baruch Steinberg, rabbino delle forze armate che vi aveva perso la vita insieme agli altri soldati prigionieri dei russi. Rav Schudrich rimase profondamente colpito dal suo gesto: “Ci teneva moltissimo che io vedessi quella targa. Ci fermammo in raccoglimento e pregammo in silenzio per alcuni minuti”. Il ricordo di Schudrich è affidato ad una lettera pubblicata sul Jewish Chronichle in cui si elencano alcuni meriti di Kaczynski, tra cui quello di essere stato il primo presidente ad aver creato una cerimonia speciale per ricordare i Giusti tra le Nazioni polacchi e quello di aver promosso la costruzione del museo ebraico di Varsavia. La lettera firmata da Schudrich ha un titolo emblematico: “We lost a friend”. Kaczynski era anche un sincero alleato di Israele. La sua vicinanza alle sorti dello stato ebraico l’aveva dimostrata sul campo. Ad esempio recandosi in Israele pochi giorni dopo la fine delle guerra con il Libano e contribuendo alla creazione di solide relazioni strategiche tra i due paesi. In prima fila tra gli oppositori di Ahmadinejad, considerava Ariel Sharon il suo modello di riferimento politico. “È un leader da cui traggo costantemente ispirazione”, era solito ripetere. Recentemente aveva preso posizione contro le conclusioni della Commissione Goldstone definendole “unilaterali” e aveva proposto la creazione di un triangolo commerciale tra Stati Uniti, Israele e Polonia. Scelte coraggiose che gli avevano procurato non pochi problemi in patria.Il primo ministro Netanyahu, appena giunta la notizia della morte di Kaczynski, ha commentato: “Conoscevo il presidente Kaczynski come un polacco patriota, un grande amico di Israele e un leader che cercava di avvicinare i due popoli. Ha aperto una nuova pagina nelle relazioni tra i nostri paesi”. Il presidente Peres si era detto “sconvolto e profondamente turbato”. Adam Smulevich, http://www.moked.it/

Nessun commento: