domenica 11 aprile 2010
l’Israel Air Force
Con il drone più grande del mondo l'aeronautica israeliana prende il volo
Con il saggio di John Arquilla apparso su Foreign Policy e ripreso dall’Occidentale abbiamo visto come, in un mondo strettamente interdipendente e dove la tecnologia dell’informazione apre ininterrottamente nuovi scenari, l’apparato militare americano deve evolversi per affrontare i network del terrorismo e vincere le guerre del XXI secolo. Lo stesso vale naturalmente per Israele.Lo stato ebraico si trova da generazioni a lottare per la sopravvivenza, con nemici che ne continuano a minacciano la distruzione, e deve gioco forza eccellere nell’innovazione scientifica nel settore della sicurezza e della difesa. Un esempio significativo ci è offerto dall’aereonautica israeliana - l’Israel Air Force (IAF) - e dal drone (aereo senza pilota) più grande al mondo presentato recentemente. Il suo nome è Eitan, è capace di volare per 20 ore consecutive a più di quarantamila piedi di altezza, di trasportare centinaia di chilogrammi di materiale e soprattutto di raggiungere l'Iran del regime khomeinista, oggi la prinicipale minaccia per Israele. “Si tratta dell’UAV (unmanned aerial vehicle, ndr) più avanzato al mondo”, spiega il tenente colonnello Eyal, responsabile del progetto Eitan durante la presentazione del velivolo.Questo bestione di venticinque metri di apertura alare sarà utilizzato per i rifornimenti in volo, l’intercettazione, l’oscuramento delle comunicazioni del nemico fino all’attacco missilistico. “All’interno custodisce anni di esperienza pratica operativa e di ricerca tecnologica”, tiene a precisare il generale Nehushtan.Eitan è la prova provata di come la creatività e le capacità israeliane non conoscano limiti. E non solo in campo militare. Israele vanta infatti casi di eccellenza in numerosi altri campi, come le nanotecnologie, la ricerca medica, l’eco-industria. Secondo Dan Senor e Saul Singer, autori del libro Start-Up Nation, la cultura imprenditoriale e dell’innovazione israeliana è dovuta innanzitutto al servizio militare obbligatorio. Va da sé che l’obbligo di leva in una nazione in guerra da sessant’anni non è paragonabile a quello di altri paesi. Qui la Naja dura tre anni, per uomini e donne, e fino a 45 anni si è considerati “riservisti” (con relativo addestramento annuale).È questo il segreto della nazione che ha tenuto botta alla recente crisi economica mondiale (nel 2008 gli investimenti in Israele sono stati 2,5 volte superiori a quelli degli Stati Uniti, 30 volte a quelli europei, 80 volte rispetto alla Cina, e 350 volte all’India) con un posto in business class nell’indice Nasdaq, ricca di un’alta concentrazione di imprese start-up (un totale di 3.850, uno per ogni 1.844 israeliani) e che vanta, secondo l’OCSE, una percentuale di laureati (il 45 per cento della popolazione) tra le più alte al mondo.10 Aprile 2010,
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