lunedì 19 aprile 2010
Tel Aviv
Obiettivo sul pregiudizio
“Pregiudizi sugli ebrei pregiudizi degli ebrei”, l'incontro dibattito che si è svolto al Teatro comunale di Ferrara ha rappresentato il momento più significativo della prima giornata della Festa del Libro Ebraico in Italia in scena nella città estense fino a mercoledì 21 aprile e organizzata dal Museo dell'ebraismo italiano e della Shoah che sorgerà nel comprensorio di via Piangipane. “Quando abbiamo deciso di dedicare il dibattito ai pregiudizi ho pensato che forse il tema era superato - ha detto lo storico Riccardo Calimani presidente del Meis nell'aprire il dibattito cui sono intervenuti il giornalista Enrico Mentana, Gian Arturo Ferrari, presidente del Centro per il Libro e la Letteratura e Renato Manheimer presidente dell' Istituto sulla pubblica opinione (Ispo) - ma invece alcuni fatti di questi ultimi giorni, come alcuni interventi di autorevoli personaggi della Chiesa, ci hanno aiutato a far diventare rovente questo argomento”.A precedere il confronto di opinioni fra Mentana, Ferrari e Manheimer, un video in cui l'attore e regista Moni Ovadia ha stigmatizzato quelli che ritiene siano i peggiori pregiudizi sugli ebrei e degli ebrei, passando a raccontare come nell'attentato delle Torri gemelle si sia sostenuto che il Mossad avesse avvisato tutti gli ebrei di New York di non recarsi in quel giorno nelle torri, mentre in quell'attentato perirono 480 ebrei ossia il 20 per cento del numero totale. Secondo l'attore, infatti, il peggior pregiudizio sugli ebrei è quello che li ritiene 'potenti' mentre lamenta negli ebrei l'incondizionato appoggio alla politica di Israele e conseguentemente l'accusa di antisemitismo verso chiunque osi criticare lo Stato ebraico. “Il pregiudizio è universale e come tale va combattuto, i primi che lo devono fare sono gli ebrei che ne sono stati vittime nel corso della storia, usando la forza del pensiero - ha concluso Ovadia - La più grande risorsa degli ebrei è il pensiero critico occorre ritrovare un pensiero critico che non ci ha mai fatto difetto". “Chi è l'ebreo italiano, di che popolo fa parte?” si è domandato subito dopo Enrico Mentana, ritenendo che il pregiudizio nei confronti degli ebrei sia speculare a quello degli ebrei e che non ci sia in Italia un pregiudizio antisemita più di quanto sia presente il pregiudizio nei confronti di altre minoranze. Secondo Mentana è difficilissimo commisurarsi con le idee degli ebrei sugli ebrei “Perché gli ebrei richiedono di essere riconosciuti come uguali ma diversi, poiché questo fa parte dell'identità ebraica il vero pericolo è invece il pericolo "di una sovraesposizione degli ebrei e della tematica. Una 'troppezza' dell'essere ebreo che può, come reazione sbagliata, alimentare il pregiudizio", ma secondo il giornalista, in Italia non esiste un forte sentimento antisemita e neanche un forte sentimento antisraeliano. “Bisognerebbe invece esaltare la cultura ebraica, una cultura che fa parte del patrimonio italiano” ha concluso Mentana.“Riflettevo sulle cose che ha detto Mentana” ha osservato subito dopo Gian Arturo Ferrari “e c'è qualcosa che non mi convince nella specularità fra il pregiudizio nei confronti degli ebrei e quello degli ebrei "Sono - ha detto - due cose molto diverse. In tutta la società italiana non si ha la percezione chiara di quanto sia stato esteso e profondo il pregiudizio antiebraico. Auschwitz e la Shoah ancora non sono conosciuti bene. Ma quello che colpisce nella persecuzione rispetto ad altri popoli - e lo fanno pensare anche le parole del presidente dell'Iran, Ahmadinejad - è il binomio pregiudizio e annientamento".Secondo Ferrari non si può paragonare la Shoah a nessun altro genocidio, l'idea dell'eliminazione degli ebrei era presente già all'inizio del '900, il problema che angustiò queste menti era come farlo basti riflettere su un fatto “il culmine dello sterminio ebraico avviene nell'agosto del'1944, la Guerra allora era già persa perché allora accentuare il fenomeno? - si è domandato Ferrari – perché erano convinti che in questo modo avrebbero vinto la Guerra. Quello che ha caratterizzato queste pagine della Storia è l'assoluta incomparabilità con ogni altro avvenimento storico. Il desiderio di eliminazione totale del popolo ebraico è lo stesso che ha oggi Ahmadinejad”, ha concluso Ferrari, “per questo non lo si può sottovalutare”. Mannheimer ha individuato invece tre tipi di antisemitismo in Italia: uno "classico", e due "moderni". "Il primo è l'accusa agli ebrei di essere deicidi; gli altri due riguardano da una parte il fatto di essere potenti (11 per cento della popolazione) e dall'altra (il 12 per cento) invece di utilizzare la Shoah e le persecuzioni per difendere ad ogni costo la politica di Israele". Il sociologo ha così riassunto la questione: "Diciamo, come ha calcolato un giovane ricercatore, Leone Hassan, che c'è un 12 per cento della popolazione italiana che condivide i tre pregiudizi. Un dato 'ragionevole' ma nulla rispetto i pregiudizi verso altre etnie presenti in Italia e soprattutto a ciò che si muove in centro Europa. Possiamo sostenere che in Italia gli ebrei sono al centro della scala del pregiudizio: in testa ci sono altri". Manheimer ha poi sostenuto che il pregiudizio è più forte sia nelle parti estreme della politica nell'estrema destra e nell'estrema sinistra, con una prevalenza di quest'ultima che si attesta al 25 per cento del campione.Lucilla Efrati,http://www.moked.it/
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