Maurizio Zucchi, direttore Qualità di Coop Italia, spiega come sui prodotti dei marchi Agrexco non sia specificata la provenienza precisa (Israele o Territori palestinesi), sottolineando come «questa modalità di tracciabilità commerciale non risolva l’esigenza di un consumatore che voglia esercitare un legittimo diritto di non acquistare prodotti di determinate provenienze, in quanto l’informazione – pur seguendo il prodotto dal punto di vista doganale e fiscale – non è tuttavia presente in etichetta». Conseguentemente, «abbiamo deciso di sospendere gli approvvigionamenti di merci prodotte nei territori occupati e quindi valutare se esistano possibilità di specificare maggiormente l’origine del prodotto, al fine di consentire per il consumatore finale una reale distinzione tra i prodotti made in Israel e quelli eventualmente provenienti dai territori occupati».
Ora, qualcuno spieghi a Zucchi che in quel piccolo lembo di Terra Promessa fra Giordano e Mediterraneo esiste un solo stato: Israele. Viene battuta una sola moneta: il Nuovo Shekel Israeliano. C’è quindi una sola area doganale: Israele. E’ spiacevole, lo scrivo con sincerità, ma è così. I Territori oggi sotto l’amministrazione dell’Autorità Palestinese (Gaza, Cisgiordania, West Bank) facevano parte un’area amministrativa che era stata affidata all’OLP dopo gli accordi di Oslo, senza che però si sia mai formato uno stato con un proprio apparato (infatti si parla di “Autorità Palestinese”, non di “Stato Palestinese”), un proprio esercito, una propria moneta e una propria area doganale. Agrexco dichiara che solo un 5% dei suoi prodotti viene coltivato in Cisgiordania (come se poi fosse un crimine che un’azienda israeliana coltivi terreni – pagandoli – in un territorio palestinese dando lavoro prezioso in un’economia depressa dalla disoccupazione). Niente da fare, però: Zucchi pretende che la Agrexco si inventi un’area doganale e specifichi chiaramente in etichetta quali arance sono stata coltivate in Cisgiordania e quali in Israele. Come farebbe altrimenti il consumatore a scegliere consapevolmente e a schierarsi nello scacchiere politico internazionale quando beve una spremuta? Non si fa, piuttosto non importo nessun prodotto di Agrexco.Tanta premura verso il consumatore è davvero encomiabile. Quasi quasi ne approfitto per chiedere alla Coop di eliminare tutte le mele Melinda dagli scaffali. Io che sostengo la causa degli indipendentisti del Sud Tirolo voglio capire da dove provengono quelle mele e non mi basta la dicitura Italia. Che dire poi delle aziende francesi che esportano agrumi etichettandoli come agrumi francesi? Io che sostengo la cause dei corsi, voglio sapere se le aziende francesi mi stanno rifilando arance provenienti da colonizzazioni in Corsica. I toni enfatici dell’articolo pubblicato da Corriere.it destano qualche sospetto e la firma “www.redattoresociale.it” in calce lascia pensare a un proclama ufficiale più che a un articolo d’informazione. Per capirci qualcosa, conviene andare sulla stampa specializzata. Germano Fabiani, responsabile acquisti di Coop Italia ha subito smentito il collega Maurizio Zucchi dichiarando ad Eurofruit Magazine:
There had been no change to the group’s procurement arrangements with regard to Israeli produce. Imports and purchases of goods from the occupied Palestinian territories are suspended, but not goods from the whole of Israel.
Territori occupati? West Bank e Cisgiordania vengono comunemente definiti Territori dell’Autorità Palestinese, ma suppongo che l’espressione “Territori Occupati” possa aiutare a rendere meno gravi le esternazioni Zucchi.Anche Gianluca Covilli di Conad, interpellato da Eurofruit, corregge il tiro sul boicottaggio :
We do not currently have any Israeli products in our range, but talk of a boycott is wrong
Ecco ora lo sapete e potete fare le vostre scelte da consumatori consapevoli: se volete esser ragionevolmente certi di non comprare agrumi proveniente dai “Territori Occupati”, potete andare tranquillamente alla Coop. Se invece volete esser certi di non comprare alcun frutto israeliano (non essendo specificato in etichetta quali agrumi vengono dai Kibbutz israeliani e quali dalla Cisgiordania), lasciate perdere la Coop (che ne è piena) e andate alla Conad che non importa agrumi israeliani per non sbagliarsi, pur non partecipando al boicottaggio, s’intende.Io, per me, continuerò a fare la spesa dove posso scegliere la frutta migliore al costo migliore riservandomi eventualmente di non acquistare prodotti che vengono da aziende che non mi piacciono, senza che la GDO mi imponga le scelte di alcuni scalmanati. Bye bye Conad, bye bye Coop (la prossima volta curate meglio le relazioni esterne evitando di far parlare i vostri responsabili qualità con redattoresociale.it ) http://www.cyberdany.com/blog/?p=3031, maggio 25, 2010
Nessun commento:
Posta un commento